Immagina di essere un medico di medicina generale in Lombardia.
Ogni mattina accendi il computer sperando che, questa volta, il sistema informatico regionale per emettere ricette, dare giorni di malattia, registrare le vaccinazioni e consultare referti funzioni davvero. Ma rimani puntualmente deluso.
Davanti a te una fila di pazienti, ognuno con la propria storia, le proprie fragilità, i propri bisogni. Ma tra te e loro si mette di mezzo una burocrazia digitale che si inceppa, che rallenta, che ti costringe a fare da tecnico informatico oltre che da medico.
E mentre curi, ascolti e compili, paghi anche di tasca tua l'affitto dello studio, la segreteria, le spese di gestione. Insomma, garantisci un servizio pubblico, essenziale, che dovrebbe essere sostenuto dalla Regione - che però si volta dall'altra parte e ti affida ancora più pazienti.
Siamo stati al fianco di questi medici oggi, sotto Palazzo Lombardia, e lo saremo sempre. Perché questi professionisti chiedono solo una cosa: poter fare bene il proprio lavoro.
E allora chiediamo a Fontana e Bertolaso: lo sapete cosa significa lavorare così, ogni giorno? Perché restate fermi, mentre i medici di medicina generale sono sempre meno e i lombardi che hanno bisogno di loro sono sempre di più?
Questa destra, che fa la guerra alla sanità pubblica, deve fermarsi: deve ascoltare i medici di medicina generale. Prima che sia troppo tardi.