Dal dibattito è emerso il solito copione stantio del “siete al terzo compleanno e poi pateticamente insistete”: anziché motivare le vostre scelte del presente, passate le ore ad attaccare la minoranza per le cose che ha fatto quando era al Governo, eppure in quel Governo c'erano due partiti su tre della sua maggioranza. Non so se l'ha dimenticato o lo ignora. Io c'ero in quel Consiglio dei Ministri, ricordo Forza Italia condividere tutto, ricordo il suo Ministro dell'Economia, Giorgetti, condividere ogni scelta e la Lega a votarle tutte in Parlamento, condividere senza fiatare quelle scelte. Era un omonimo. Quindi anche oggi, attaccando un'altra volta quelle scelte, lei ha attaccato i suoi alleati, e voi Forza Italia e Lega, mi chiedo: tacete da tre anni come se prima foste stati sulla luna, non foste stati qui al Governo, poi non so, attaccate — una cosa un po' inusuale in questa democrazia parlamentare. Passate appunto le ore ad attaccare la minoranza come fa oggi l'opposizione, mi piacerebbe tanto poter mettere dei limiti anche a questo.
Oggi la moda di giornata è attaccare la Segretaria del Partito Democratico perché avrebbe detto a Bruxelles le stesse cose che dice a Roma, implicitamente sostenendo così che un leader politico dovrebbe dire cose diverse a seconda di dove le dice. Lei ha fatto tanti anni in opposizione e non ha esitato a parlare all'estero come si parlava in Italia. Washington 2018: “Il governo Gentiloni e il PD hanno trasformato l'Italia in un campo profughi per compiacere Bruxelles e i globalisti, Fratelli d'Italia dice no a questa svendita della nostra sovranità e i quattro amanti degli italiani ci danno ragione.”
Strasburgo 2019: “Conte si inchina a Bruxelles mentre l'Italia affonda: prima fa il sovranista con la Lega, poi si allea al PD globalista. Questo governo svende gli italiani alla Merkel.”
Mi pare che Bruxelles e Strasburgo siano all’estero.
Vangelo secondo Matteo: “Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello mentre non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”
Proprio il modo scomposto in cui avete reagito a quelle critiche, a quelle dichiarazioni, dimostra che evocare quei rischi non è stato infondato.
E mentre proprio dal dibattito di oggi è emersa la contraddizione su cui vi siete allenati immobili — e solo voi vi raccontate come protagonisti nel mondo — si chiama training autogeno tecnicamente. Sappiamo che esistono tra noi opposizioni posizioni differenziate su uno specifico punto: l'invio di armi all'Ucraina. Ma tra voi la divisione profonda non è su un punto specifico: è proprio sulla natura della prospettiva dell'Unione Europea, una vera palla al piede che blocca ogni iniziativa politica e che non viene cancellata dalla presenza ovvia, consentitemi l’ovvio, di un’emozione comune della maggioranza.
I partiti dei suoi alleati sono: uno moderato ed europeista, anche se un po' timido, l'altro sovranista e antieuropeista. Abbiamo sentito il senatore Borghi parlare con chiarezza dicendo quello che pensa oggi nelle piazze — qualche anno fa, non tanti, è stato attaccato in tutte le piazze italiane a questo bel manifesto — guardate la faccia sorridente di Salvini com'è gradevole, mi chiedo se concedete di sorridere: “Più all'Italia, meno Europa”. È un bel problema.
Così, aggiungo, il fatto che il suo stesso partito è travagliato da anni tra la tentazione di un estremismo buono per campagne elettorali il più possibile infuocate e il realismo di un allineamento sulle posizioni pro-Europa. Non possiamo che apprezzare i suoi passi avanti personali anche su questo, dato il punto di partenza terribile. Nel 2016 — lei sa che su Twitter vengono conservate tutte le cose, possono essere visibili a tutti — nel 2016, in occasione della Brexit, lei disse: “I britannici hanno voluto ribadire che la sovranità appartiene al popolo e non al comitato d'affari di burocrati, lobbisti e banchieri che oggi comandano in Europa. È una lezione di coraggio per tutti i popoli europei, è un esempio che vogliamo seguire.”
Nel 2017 sull'Euro: “È una moneta sbagliata che ha arricchito la Germania e impoverito gli altri stati europei, è per questo destinata a implodere presto. Vogliamo giungere allo scioglimento concordato dell'Eurozona e questo vuol dire riprenderci la nostra piena sovranità monetaria e riprenderci la Banca Centrale Italiana.”
Questo diceva lei qualche anno fa. È passato del tempo, diciamo che ha cambiato idea. Bene — non tanto, sentendo le cose che ha detto oggi. Scelga quale linea tenere nella sua maggioranza: non è tempo di esitare, per il bene del Paese ma anche per la sua credibilità di leader. Scelga: più passeranno i mesi e più inevitabilmente troverà bivi in cui sarà costretta a decidere quale strada. O Trump o l’Europa. E non ci sarà spazio per incertezze, per dichiararsi equidistante.
E la copertura che oggi ha tentato dell'Occidente è una copertura relativa, perché tutti noi vogliamo difendere i valori dell'Occidente ma stando nell'Europa, non equidistanti tra l'Europa e l'Amministrazione Trump. Sperare, puntare in questo campo a un'Amministrazione qualsiasi purché aiuti i decisori a scegliere, significa immobilismo, significa essere ininfluenti e ogni volta arrivare sempre ultimi a convergere inevitabilmente su decisioni europee che saranno prese dalla maggioranza di altri Paesi.
Vede, lei si vanta della stabilità, merito sicuramente di aver vinto le elezioni, come conseguenza della nostra divisione alle elezioni. Ha un'inedita maggioranza numerica, molto ampia. Ma ora, ricordi che la stabilità non è in sé un valore se non la si usa per agire, per guidare i processi. Ma se si resta fermi — anche se capisco guardando tutti i campi la vostra inazione di governo, che su di voi è forte la tentazione di non toccare nulla, di fare poco, di non dare fastidio agli italiani con pericolose riforme — e i primi elementi della legge di bilancio confermano questo: galleggiare come linea politica, non dare fastidio.
Invece servono visioni e iniziative, proprio sul tema delle politiche europee. L'Europa ha sempre fatto i suoi passi avanti nella sua storia verso una maggiore integrazione, spinta dall'emergenza delle esigenze difensive, a cominciare dalla nascita, dopo la Seconda guerra mondiale, per evitare il ripetersi di nuove guerre — sempre esigenze difensive.
Oggi è esattamente così: in questa fase, dopo il Covid, l'Ucraina, le politiche isolazioniste di Trump, l'aggressività dei Paesi emergenti, è emersa chiara l'urgenza di un altro coraggioso passo in avanti. Tutti hanno capito che l'Europa, se non lo fa, resta debole, resta ininfluente, resta impantanata con meccanismi decisionali lenti e bloccati in un mondo veloce. Se l'Europa è già piccola, figuriamoci ogni singolo Paese europeo quanto è piccolo e indifeso di fronte ai giganti. Serve un cambio di passo, un passo di coraggiosa visione.
L'inedita stabilità italiana — che purtroppo è arrivata con voi e non con noi al Governo — è giunta in un momento di altrui debolezze: con la Francia che ha problemi di governabilità, il Regno Unito fuori dall'Europa, la Germania meno forte. Per questo c'è uno spazio enorme per il ruolo dell'Italia nel guidare il processo di integrazione europea, nello sperimentare strade nuove.
Sull’unanimità — e mi preoccupano molto le sue affermazioni di oggi di contrarietà al superamento dell’unanimità — sulle velocità differenziate, l'abbiamo fatto anche per l'Euro: perché non farlo per la difesa comune? Perché non è possibile andare tutti in 27 Paesi al passo del più veloce oppure al passo del più lento: si sta fermi. Perché potremmo e dovremmo andare avanti verso una soggettività vera di un'Europa unica, unita nella politica estera. Perché nel mondo di oggi non basta avere un glorioso passato di grandezza per farci ascoltare e per farci rispettare: non serve a nulla lamentarsi della marginalità se non si fa nulla per superarla.
Allora, tra queste debolezze e opportunità, vi è uno spazio grande per il ruolo guida dell'Italia — che l'Italia consapevolmente non occupa, o perché non vuole o perché non riesce. Vi accontentate di qualche riflettore, di qualche buffetto, di qualche pacca sulla spalla di Trump, di qualche posto in seconda fila nelle foto? E anche noi ci siamo limitati troppo a tirare un sospiro di sollievo quando i roboanti programmi sull'autonoma posizione italiana, sulla mediazione italiana, per fortuna non fanno seguito a nulla.
L'Italia alla fine non può che allinearsi — ma da semplice comparsa — alle decisioni europee, mentre l'Italia dovrebbe guidare, trainare gli altri Paesi, correre verso un destino che è l'Europa unica, unita, a cui la storia prima o poi ci porterà. E i singoli Stati e partiti non potranno decidere se andarci o non andarci, ma solo decidere a che velocità andarci: se lenti o spediti, se mettendo o togliendo ostacoli sul percorso, se frenando o accelerando.
Vogliamo rafforzare la prospettiva europea spingendo noi le politiche comuni, come abbiamo fatto con il PNRR post-Covid — come voi dovreste fare anziché criticarlo — sul Green Deal, sul piano ad oggi. Vogliamo rafforzarla dando spazio alla posizione dei Comuni dell'Unione Europea o indebolirla con trattative bilaterali tra un singolo Stato e gli Stati Uniti — sui dazi, per esempio.
Eppure dovremmo aver imparato che con queste mediocri furbate si indebolisce non soltanto l'Europa, ma anche l'Italia, che appare prima pronta a rompere il fronte comune in nome di un piatto di lenticchie.
Invece, Presidente, lei sta perdendo l'occasione che questa finestra temporale offre al nostro Paese: portando l'Italia davanti al gruppo, tirando il gruppo, in coerenza con la propria storia e con la propria vocazione. Essere motore e non zavorra del processo di integrazione europea. Interpretare quella speranza degli Stati Uniti d'Europa che non è della destra o della sinistra, ma può essere della destra e della sinistra.
Non assecondare la paura che ogni futuro nuovo sia un pericolo. Se lei, per timore di un alleato o del vento sovranista che soffia a destra, continuerà a stare ferma, a tenere l'Italia in fondo al gruppo, la nostra posizione sarà sempre più netta. Si riposizionerà l'Italia su una posizione europeista e senza ambiguità, senza cedimenti. Questa posizione sarà pronta a darle una mano, nonostante sia composta — secondo la sua delicata ed elegante espressione — “dagli estremisti più estremisti e fondamentalisti di Hamas”.
Ultima cosa: gridi, protesti, batti i pugni sul tavolo ogni volta che si indebolisce un'organizzazione internazionale, che chiunque proponga di farlo. Viviamo in un paradosso in cui i nostri alleati, gli Stati Uniti, hanno proposto con l'Amministrazione Trump il superamento di un'organizzazione internazionale — dall'ONU all'OMS ai tribunali internazionali de L'Aia e all'Organizzazione del Commercio — che con poco o nulla li obblighi ad adeguarsi. E l'opera di demolizione di queste organizzazioni da parte dell'Amministrazione Trump lascia il mondo senza regole.
E l'Italia, di fronte a questo indebolimento, per rispetto della sua storia, per rispetto dei suoi valori, non può e non deve stare in silenzio.