Le elezioni politiche del 2022 sono state una sconfitta non solo politica ma soprattutto storica per i democratici: la più alta astensione al voto (ben il 37%, mai successo in decenni di storia della Repubblica) e, per la prima volta, la vittoria del partito che ha nel simbolo la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano. La dimostrazione che il campo democratico era in macerie: aveva perso credibilità e doveva rigenerarsi.
Elly Schlein ha vinto contro tutti i pronostici il congresso del Pd proprio perché i nostri elettori volevano che si aprisse una stagione di ricostruzione del nostro partito e del centrosinistra su basi totalmente nuove, che ci permettesse di superare le tante “scissioni” dai nostri elettori che avevamo consumato negli anni.
Elly ha iniziato un lavoro paziente di ricostruzione, premiato dal risultato delle europee del 2024 in cui il Pd ha aumentato voti in percentuale ed in numeri assoluti (diventando il primo gruppo all’interno dei socialisti europei), seppur in un quadro di astensione per la prima volta superiore al 50%.
Siamo anche ritornati a vincere nelle Regioni, come in Umbria e Sardegna, dopo anni in cui eravamo sempre sconfitti: due settimane dalle primarie del 26 febbraio avevamo perso anche nel Lazio!
In direzione nazionale ho votato convintamente la decisione del Pd di schierarsi a sostegno dei referendum di domenica e lunedì scorsi e di supportare dunque i sindacati e le associazioni che li avevano promossi. Era una scelta necessaria e assolutamente coerente con questo percorso di faticosa ricostruzione di un rapporto di fiducia con tante persone che negli anni ci hanno abbandonato, deluse dalle nostre politiche, e che avevano raccolto le firme per questi referendum: avevamo e abbiamo la necessità di tornare a riconnetterci con loro e con tante altre persone che, negli anni, o hanno scelto la destra o hanno scelto di astenersi.
La partecipazione del Pd ai comitati per il sì ci ha permesso di tornare ad allacciare rapporti che, nel tempo, erano stati radicalmente recisi con persone che chiedono alla sinistra di interpretare sentimenti molto importanti: protezione di chi è più in difficoltà (in questo caso i lavoratori) e fiducia nel futuro quale antidoto alla paura (referendum sulla cittadinanza).
Dopo il voto del referendum il campo democratico (a me piace chiamarlo così) è più unito di prima: mi pare un bel risultato ma dobbiamo continuare questo percorso di ricostruzione di un tessuto comune, perché solo così si crea un’alternativa a questa destra.
Dopo la battaglia per la sanità pubblica, con questo impegno referendario il Pd è tornato ad essere percepito da tanti come un partito che ha a cuore la dignità del lavoro, cosa che molti mettevano (purtroppo) in dubbio.
Il percorso è ancora lungo e tortuoso ma la direzione è quella giusta, come confermano del resto anche la vittoria di Genova e di Taranto trainate da un PD che ritorna ad essere popolare perché solo così si combattono le radici del populismo.