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Braga: 25 novembre, non più sole

25 Novembre 2022

Ognuno di noi di fronte ai numeri di un fenomeno così terribile come quello della violenza sulle donne, è rimasto colpito da una storia, una che più di altre ha tradito angoscia, tristezza, malvagità, dolore. A me è capitato nel febbraio del 2021 leggendo la vicenda di Clara Ceccarelli, la commerciante genovese di 69 anni ferita a morte con cento coltellate dal compagno che non voleva saperne della fine della loro relazione. Ecco, Clara, due settimane prima della sua uccisione era andata a pagarsi il funerale. Non voleva gravare sull’anziano padre e sul figlio. Aveva capito che sarebbe finita male e anche quando non ci sarebbe stata più, non voleva essere un peso, un fardello. Così si è sentita Clara di fronte alla violenza e alle minacce subite.

Dopo questo racconto penso che nessuno di noi possa esimersi dal chiedersi: se lei sapeva, perché non ha chiesto aiuto? Perché nessuno l’ha protetta? Perché le leggi non bastano mai? Ripenso a Clara e alle tante Clara che hanno affollato questa nostra giornata, quando cerco di dare delle risposte a quelle domande.

Ci abbiamo provato negli anni, da qui, da queste stanze, dal cuore delle Istituzioni dove la voce delle donne dovrebbe essere ascoltata prima che diventi un grido disperato. Abbiamo provato a farlo, ad ascoltare quelle voci, quando abbiamo ratificato la Convenzione di Istanbul nella quale finalmente la violenza maschile verso le donne viene riconosciuta come violazione dei diritti umani e forma di discriminazione; dove la violenza viene intesa come qualsiasi atto che provoca sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, verbale. Abbiamo provato a rafforzare le norme per proteggere le vittime, per difendere chi denuncia, per tutelare i figli, specie se minori. Abbiamo cercato di dare mezzi importanti alle forze di polizia e alla magistratura. Lo abbiamo fatto finanziando i centri antiviolenza e le case rifugio nelle quali molte donne e i loro figli trovano protezione.

Ma non abbiamo fatto abbastanza. Mancano ancora strumenti che consentono di coordinare gli interventi, di vigilare sull’applicazione delle leggi con più fermezza. E soprattutto non siamo ancora riusciti a far diventare la lotta alla violenza maschile contro le donne una priorità dell’azione del Governo e del Parlamento.

Credo esista un solo modo per combattere la violenza di genere: farlo in modo unitario, tutte e tutti, insieme. Per tutti, l’impegno contro la violenza sulla donne deve diventare una priorità. Ce lo hanno insegnato i Paesi dove l’argine ha retto e le violenze di genere sono diminuite. Penso alla Spagna dove la lotta contro la violenza di genere è diventata negli anni un obbligo di tutta la società, dai tribunali alla scuola, dalla pubblica amministrazione alla sanità.

E allora diamo subito un segnale unitario, sostenendo la proposta di istituire una Commissione Bicamerale d’inchiesta sui femminicidi, che prosegua il lavoro fatto nella scorsa Legislatura. E parallelamente lavoriamo per rendere le donne più forti nella società. Il momento è ora. Dalla parità salariale al sostegno al lavoro di cura, dobbiamo rafforzare il potere economico e sociale delle donne. Occupazione, studio, affermazione di sé, anche nel linguaggio, stanno tutti insieme in un rapporto oggi ancora asimmetrico che va messo in discussione e ricostruito.

E’ forse questa la sfida più grande.

Ma siamo pronte: in tante, e con tutti coloro che vorranno esserci.


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