"Augurare un felice anno nuovo non e'
soltanto una consuetudine da riservare a familiare e amici: per
chi rappresenta le istituzioni della Repubblica quell'augurio
deve essere un impegno vero e proprio verso la comunita' dei
cittadini, tanto piu' se si opera in un ambito dove spesso,
troppo spesso, anziche' auguri di felicita' ci si trova a
doverci rivolgere dolenti frasi di cordoglio. Perche' a Natale o
a Capodanno, e in qualunque altra festivita', la strage degli
infortuni sul lavoro non si ferma". Cosi' il senatore
Gianclaudio Bressa, presidente della Commissione parlamentare
d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. "I dati Inail
riguardanti le denunce di infortunio sul lavoro con esito
mortale presentate entro il mese di novembre sono state 1.116.
C'e' un leggero calo rispetto alle 1.151 denunce registrate nei
primi undici mesi del 2020 (-3,0%), ma i numeri non sono ancora
definitivi, perche' potrebbero esserci denunce tardive per morti
da contagio, e inoltre nessun numero potra' mai davvero dare
conto dello strazio che c'e' dietro ogni morte - prosegue -. Si
muore per mancata prevenzione, per il non rispetto delle regole,
per la sottovalutazione del rischio, per situazioni di degrado e
incuria, perche' si investe poco in sicurezza, perche' si
manomettono i macchinari, perche' si fa poca formazione. Si
muore giovanissimi, come la ventiduenne Luana D'Orazio,
schiacciata da un macchinario lo scorso 3 maggio mentre lavorava
in un'azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, e si
muore dopo aver passato una vita a lavorare, come accaduto a
Roberto Moiola, il camionista di 63 anni morto a novembre, a
otto mesi dalla caduta dal cassone del suo camion a Guastalla.
Nell'Unione Europea l'Italia non e', per fortuna, ai primi posti
della triste classifica (ci sono Francia, Spagna, Portogallo),
ma questo non puo' farci perdere di vista l'obbiettivo di zero
morti sul lavoro. Il nostro Paese non puo' permettersi questo
necrologio quotidiano; non lo puo', innanzitutto, per motivi di
civilta', e poi anche per motivi economici, perche' ogni
infortunio rappresenta un costo enorme per la societa'. Augurare
un felice 2022, deve significare, dunque, far nostre le recenti
parole del presidente Mattarella: "Gli infortuni sul lavoro
continuano, scandalosamente gravi". Sono un richiamo forte
affinche' la sicurezza diventi il fattore centrale
nell'organizzazione aziendale, nella formazione dei lavoratori,
nelle decisioni della politica. Non dimentichiamo che potremmo
mettere in campo tutte le azioni di controllo e di repressione
che si vogliono, ma finche' nel Paese non cambiera'
profondamente il modo di intendere la cultura del lavoro, quello
scandalo cui faceva riferimento Mattarella, rimarra' a offendere
le nostre coscienze e i nostri valori di democrazia,
solidarieta' e progresso".