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Partito di prossimità, tra rete e territorio - di Teresa Armato

07 Luglio 2021

Intervento al Webinar di AreaDem

Intervento di Teresa Armato al webinar di AreaDem "Partito di prossimità, tra rete e territorio".

Grazie per questa iniziativa, grazie per questo spazio.
Ho ascoltato il professore Ilvo Diamanti le cui acute analisi conoscevo e la dottoressa Borrelli di cui ho apprezzato le suggestioni. Da due anni non abbiamo Cortona che per noi era una boccata d'ossigeno politicamente rivitalizzante. Quindi opportuna l'iniziativa su un tema che a quanto pare dopo le decisioni della direzione nazionale accompagnerà il nostro percorso nei prossimi mesi.
Marina nella sua introduzione con la chiarezza di sempre ci ha indicato le parole chiave: prossimità, rete, territorio.
Costruire un partito di prossimità, essere vicini alle preoccupazioni alle esigenze ai diritti delle persone e saper dare risposte alle loro istanze. Un imperativo categorico che sa di antico. Coprire la distanza fra la gente e la politica dovrebbe essere l'obiettivo di ogni forza politica, certamente del PD, un partito di iscritti ed elettori, come ha ricordato Marina Sereni. Li avevamo individuati fin dalla nascita gli strumenti per garantire, aumentare suscitare la partecipazione del nostro popolo. Non solo alle elezioni. Ricordo l'entusiasmo di quei mesi durante i quali si mise mano alla carta dei valori, allo statuto ed al regolamento del PD. Ognuno di noi diede un contributo. Furono istituite le primarie. Ma non soltanto. Mi piace sottolineare che siamo stati i primi a fare le parlamentarie. E non soltanto. Avevamo previsto anche le consultazioni della base su alcune scelte impegnative e fondanti, pezzi di programma. In questo modo avremmo davvero potuto dare vita a un pluralismo basato sui contenuti, luoghi di aree culturali basati sulla condivisione di idee e proposte. Sul modello, lo dico con orgoglio, di Area Dem. Possiamo ancora rispolverare questi strumenti, provarci davvero e far sentire iscritti ed elettori partecipi.
Dopo quasi un anno e mezzo di pandemia abbiamo imparato tutti un po' di più quanto la rete sia cosa buona e giusta. L'abbiamo usata tutti, anche quelli più refrattari, anche soltanto per necessità. Abbiamo imparato. Forse questa full immersion ha anche avvicinato le diverse generazioni e cambiato radicalmente e definitivamente il nostro modo di comunicare. Dario disse durante una call conference organizzata da Italiani Europei: nulla potrà essere più come prima dopo la pandemia e dovremo essere capaci a percepire che cosa sarà il futuro e contribuire a costruirlo. Se le Agorà saranno questo allora si apre una buona stagione.
Ci metto due preoccupazioni. La prima: c'è la garanzia che le proposte e le idee elaborate nelle Agorà vengano poi rappresentate nei luoghi delle decisioni?
La seconda: da questi luoghi verrà davvero dato spazio ad una nuova rigenerante classe dirigente?
Se così non fosse avremmo fatto un autogol. Sui temi aggiungo soltanto una considerazione alle cose dette dai compagni e gli amici in precedenza: dovremmo porci in modo più problematico sui temi sensibili e valoriali mantenendo sempre e recuperando in alcuni casi uno spazio dialettico nel quale ci sia la possibilità ed anche l'opportunità di interloquire e comprendere la complessità del rapporto con l'istituzione ecclesiale e la comunità cattolica.
Infine il territorio: il contatto diretto non può essere sostituito. Integrato si, sostituito no.


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