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Agora' come viatico per far crescere una proposta di governo credibile, con la leadership - di Tino Iannuzzi PD

06 Luglio 2021

Intervento di Tino Iannuzzi svolto alla Direzione Nazionale del PD.

Le Agorà sono una giusta e felice intuizione del nostro Segretario Enrico Letta, nella direzione di un partito aperto ed inclusivo, radicato sui territori con antenne sensibili ai problemi, alle speranze ed alle sofferenze delle Persone. Possono e debbono rappresentare una forte e spontanea spinta dal basso per aprire una fase di nuova partecipazione con passione e motivazione, creando così nel PD una feconda intelligenza collettiva.
Le Agorà sono importanti in tutto il Paese, certamente nel Mezzogiorno, dove dobbiamo rafforzare a tutti i livelli e con massima determinazione la buona politica e l’amministrazione efficiente, l’innovazione e la capacità di buon governo. Ma c’è parimenti la necessità di evitare da parte dello Stato, anche nella prospettiva imminente del Recovery Fund, il “taglio” dei fondi per il Sud, con una sorta di riedizione dell’esperienza dei fondi FAS negli anni scorsi, quando le risorse per il Mezzogiorno vennero pesantemente decurtate e dirottate per soddisfare ogni e disparata esigenza nel Paese , non sempre degna.
Sul piano politico questa fase va vissuta per costruire un campo largo di alleanze e sinergie, al fine di realizzare una credibile e limpida alternativa alla destra così faziosa ed aspra che abbiamo innanzi a noi. Il PD deve essere il motore di popolo di questa ambizione, arricchendo e ampliando la sua capacità di rappresentanza. A noi spetta dare voce e raccordarci con le tante Italie che compongono l’Italia che vogliamo, senza subire o accettare deleghe ad altre forze politiche nel dialogo con parti rilevanti della comunità.
E in questa prospettiva non possiamo ignorare quello che è stato e rimane il nostro “tallone di Achille”, la nostra lontananza e distanza con il mondo, oggi così variegato e dinamico, di milioni di partite IVA. Un mondo ben diverso e più articolato di quello che abbiamo tradizionalmente conosciuto e che ricomprende certamente professionisti, piccoli e medi imprenditori, industriali, operatori del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura; ma anche tante energie giovanili e femminili, nuove attività, tanto lavoro parasubordinato; e nuove figure professionali legate alle frontiere così strategiche della innovazione digitale, della green economy, tanto richieste ed oggi fortemente carenti nel mercato del lavoro. E' un mondo che guarda a noi con grande diffidenza e, sovente ostilità, che dobbiamo saper recuperare con proposte incisive ed una attenzione mirata. Il tema del lavoro incrocia necessariamente la galassia del lavoro autonomo. Sappiamo bene che questo mondo attende sburocratizzazione, snellimento e semplificazione dell'attività amministrativa, servizi più moderni, infrastrutture materiali ed immateriali, alleggerimento della pressione fiscale, tutele sociali.
Ma questo mondo guarda anche alla grande questione della giustizia, nella quale un atteggiamento diverso, più netto e chiaro ci viene sollecitato dai Sindaci e dagli Amministratori locali, da segmenti sempre più ampi della pubblica opinione. Ora non c’è dubbio che con la nuova Segreteria su questo terreno abbiamo fatto passi in avanti e non c’è dubbio che le riforme si fanno in Parlamento e non agitando strumentalmente le urne referendarie. Tuttavia è il tempo di assumere posizioni più decise ed efficaci. Quando si verificano vicende giudiziarie sconcertanti, come quelle che qualche giorno addietro hanno interessato il Sindaco di Crema Stefania Bonaldi, dobbiamo dire con forza quella che appare sempre più come una inesorabile verità: la iscrizione nel registro degli indagati, il c.d. avviso di garanzia non possono essere gestiti dalle Procure come un burocratico e automatico adempimento, ma vanno preceduti dall’approfondimento scrupoloso di ogni singola posizione. Altrimenti si traducono, anche attraverso il micidiale circuito mediatico, in insopportabile stortura che sfregia la vita delle persone in carne ed ossa, devasta l’azione degli Amministratori e ne stravolge il rapporto con la gente.
Quando ciò accade, e purtroppo accade spesso, dobbiamo con serenità e coraggio dire che la Magistratura inquirente sbaglia e che questo modo di fare indagini è pericoloso e dannoso. Ce lo chiedono non solo avvocati, Sindaci, imprenditori, tanti cittadini, ma la stragrande maggioranza di magistrati che non condivide e vive con sofferenza questo “andazzo”. E del resto, anche dopo la riforma del reato di abuso di ufficio, continuano a proliferare indagini, che poi crollano in dibattimento.
Allora la via e’ quella di un riequilibrio serio fra i poteri dello Stato, con reciproco e leale rispetto della propria sfera di azione.
Le Agorà possono essere il viatico per far crescere nel sentimento e nel cuore delle nostre comunità la speranza di una proposta di governo credibile e convincente, con la leadership del Partito Democratico.


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