Dopo una lunga e complessa trattativa, l’accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund stabilisce che la Commissione europea raccoglierà sui mercati finanziari 750 miliardi da ripartire tra contributi a fondo perduto agli Stati – ben 390 miliardi - e prestiti a tassi molto vantaggiosi per ulteriori 360 miliardi. L’Ue, dunque, userà la sua reputazione e affidabilità per raccogliere fondi a condizioni più favorevoli e redistribuire risorse a chi è stato più colpito dalla pandemia.
All’Italia andranno 82 miliardi a fondo perduto e 127 di prestiti. Superato il rischio del diritto di veto, la necessaria approvazione del Consiglio europeo a maggioranza qualificata e il controllo del Comitato economico e finanziario, a fronte di piani che dovranno essere dettagliati, convincenti ed effettivamente messi in atto, sarà una garanzia per i cittadini italiani che l’enorme quantità di denaro sia spesa bene nelle direzioni unanimemente considerate fondamentali per una ripresa sostenibile.
La condizione è la presentazione di piani di spesa coerenti con il quadro generale europeo orientato alla transizione ecologica, all’inclusione sociale e alla digitalizzazione. I soldi arriveranno in tranche condizionate all’approvazione di questi progetti di spesa. Questo è un vantaggio per i cittadini perché è la garanzia che le istituzioni saranno chiamate a una prova di responsabilità nel mantenimento degli obiettivi prefissati.
L’arrivo dei fondi sarà scaglionato nel tempo e ci vorrà ancora un pò ad avviare il programma, tuttavia, gli effetti dell’accordo si sono manifestati già con una riduzione dello spread di circa 15 punti base.
La scommessa dell’accordo è che la Commissione ripaghi le ingenti somme chieste agli investitori sui mercati attraverso una nuova capacità impositiva fatta di web e border taxes. Finalmente l’Unione Europea contrasterà il dumping fiscale, sociale e ambientale che spinge le aziende ad andare a mettere la sede fiscale fuori dall’Unione o a produrre fuori Ue con bassi standard di dignità del lavoro e sostenibilità ambientale per fare poi concorrenza di prezzo alle imprese che rispettano, invece, i nostri principi di civiltà. Per questo la sfida del Recovery Fund è una sfida di civiltà che va persino oltre la questione della coesione tra gli Stati membri e si estende alla missione di una visione di politica commerciale fondata su dignità del lavoro, tutela ambientale ed equità fiscale.
La tragedia della pandemia di Covid-19 ha certamente convinto l’Europa a fare passi avanti nella realizzazione di politiche economiche cooperative ed espansive altrimenti inimmaginabili. Imparando una lezione i cui risultati migliori si avranno anche quando il coronavirus sarà superato.
Un grande successo per il Governo italiano. L‘accordo Ue, infatti, è stato molto apprezzato, con poche voci critiche e alcuni riconoscimenti anche dall‘opposizione come quello di Giorgia Meloni. È rimasta, invece, isolata la critica della Lega di Salvini.