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Il ruolo della cultura nel progetto europeo: responsabilità e prospettive - di Silvia Costa

03 Aprile 2020

Dalle nuove Direttive su copyright e audiovisivo a Europa Creativa 2021-27: nuovi obiettivi e programmi per non disperdere le conquiste dell’ultimo decennio

L’Europa oggi è a un giro di boa - di responsabilità, rischi e prospettive. Non solo per sé stessa ma per il nuovo sistema geopolitico e per la pace minacciata da conflitti, fondamentalismi, xenofobia, e dalle cosiddette “democrazie illiberali” all’interno dell’Unione. Si può dire che si è tornati al cuore delle sfide da cui si era partiti nella redazione delle Costituzioni democratiche, delle Comunità europee  e delle Dichiarazioni e Convenzioni degli organismi internazionali del secondo dopoguerra: la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, la coesione sociale, la cooperazione internazionale e la pace.

A questo proposito mi sembra interessante una citazione dal bell’intervento di  Jean Claude Hollerich, Presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea:

“Mi preoccupano i nazionalismi perché in epoche di trasformazioni culturali profonde le persone hanno paura e cercano identità semplici. Ma avere una identità è importante, essere identitari è sbagliato.”

In questo quadro, il ruolo della  conoscenza, della cultura e del pensiero critico diventano essenziali per salvare i fondamenti del progetto europeo, incluso quel dialogo tra  le “narrazioni” dell’est e dell’ovest che è sostanzialmente mancato, così come è necessario far avanzare l’orizzonte di una Europa più unita e democratica  per creare un ecosistema culturale e creativo libero, multidisciplinare, autorevole e innovativo.

Ma Europa e mondo, anche grazie alla comunicazione planetaria della rete digitale, sono oggi anche  attraversati da movimenti specie di giovani che si vogliono riappropriare del senso della vita personale e collettiva e del futuro del pianeta e della convivenza civile cui dare risposte e urgente.

Oggi siamo quindi di fronte a rischi e opportunità.

Rischi

1) Un’Unione europea più piccola, a 27: dal 31 gennaio la Gran Bretagna non fa più parte dell’Unione, un evento doloroso e dalle prospettive oscure, anche considerando che i cittadini britannici nei Paesi Ue sono attualmente 1,2 milioni mentre gli europei continentali in GB sono intorno ai 3,6. Entro un anno, sulla base dell’accordo quadro di recesso approvato con l’UE, saranno avviati gli specifici negoziati. L’UE considera prioritari i diritti cittadini, così come abbiamo chiesto che tra i primi negoziati bilaterali ci sia la partecipazione al  programma Erasmus e Horizon Europe, ma anche Europa Creativa.

2) Un’Unione europea più fragile di fronte a nuove sfide interne (come i populismi e i sovranismi) ed esterne, non solo perché ancora priva di una politica estera e di difesa comune, di una politica economica e fiscale integrata, così come di una politica migratoria comune, ma anche perché si è affievolito il senso di appartenenza ad una storia e ad un destino comune europeo.

3) Un’Unione europea più povera, senza un bilancio proprio e senza la volontà da parte dei 27 Stati membri di aumentare la loro percentuale di budget nel quadro finanziario pluriennale 2021-27 per compensare l’uscita della Gran Bretagna con il rischio concreto di tagli significativi rispetto alla proposta della Commissione europea e alla richiesta di risorse aggiuntive da parte del Parlamento europeo, con paventate riduzioni dei fondi anche per Europa Creativa.

Opportunità

1) Oggi è più drammaticamente evidente e per fortuna condiviso dalla maggioranza dei cittadini europei  che l’Europa unita è l’unica risposta possibile per la pace, la tutela della dignità della persona umana, la democrazia, la libertà, lo stato di diritto, lo sviluppo sostenibile, la coesione sociale. Quindi, investire nella conoscenza, nella cultura, nella ricerca e nella coesione sociale diventa essenziale e strategico.

Le sei priorità del Programma della nuova Commissione europea presieduta da Ursula Von Der Leyen (Green deal europeo; promozione dello stile di vita europeo; un’Europa pronta per l’era digitale; un’ economia al servizio delle persone; un nuovo slancio per la democrazia europea; un’Europa più forte nel mondo) sono indicative di questa consapevolezza, così come è stata un’iniziativa importante e vincente quella che abbiamo condotto con altre reti europee perché le competenze attribuite alla Commissaria Gabriel indicassero con chiarezza la nuova filiera: innovazione, educazione, cultura, ricerca, giovani.

Una novità è anche la struttura della Commissione con tre Vice Presidenti esecutivi (Timmermans per Green deal, Dombrowski per economia, Vestager per digitale), e altri tre Vice Presidenti, e  l’organizzazione di gruppi di Commissari che corrispondono alla struttura delle sei priorità.

2) Il Parlamento europeo sta facendo la differenza anche per la presidenza di David Sassoli sia sul rilancio della coesione  e della democrazia europea, sia sul fronte del contributo dell’UE al processo di pace in Libia e in Medio Oriente, sia con l’impulso alla Conferenza sul futuro in Europa, un processo che durerà due anni coinvolgendo Stati membri e cittadini sul bilancio. Il Presidente ha anche annunciato al Consiglio che il Parlamento non approverà il bilancio di fronte a tagli, in particolare alla Cultura.

3) Il Negoziato in corso tra Consiglio (con l’attuale presidenza croata, ma probabilmente anche con la prossima, tedesca) e Parlamento europeo sul Quadro finanziario multiannuale 2021-27, già  approvato dal Parlamento europeo prima delle elezioni europee con proposte di significative modifiche e un incremento del budget previsto dalla Commissione, specie nella filiera educazione, cultura, ricerca e innovazione, nel  nuovo Pilastro sociale, della politica di Coesione, di Digital Europe e del nuovo programma InvestEU.

Ad esempio, come relatore di “Europa Creativa” 2021-27, ho ottenuto il voto del Parlamento europeo sulla mia proposta di portare il budget previsto da 1,8 a 2,8 miliardi di euro. Così come abbiamo approvato la triplicazione dei fondi per Erasmusplus e 110 miliardi per Horizon Europe.

Per questo si  è dimostrato lungimirante e decisivo il nostro forte impegno di questo decennio, anche  su impulso della presidenza italiana dell’UE nel 2014, per restituire centralità in Europa all’educazione, all’alta formazione, alla mobilità nell’apprendimento e della creazione artistica, alla cooperazione educativa e culturale, alla ricerca umanistica, alla digitalizzazione del patrimonio culturale, all’attenzione alle imprese culturali e creative e ai servizi culturali per lo sviluppo territoriale, nonché alla costruzione della cittadinanza attiva europea con il Corpo europeo di solidarietà e alla diplomazia culturale europea.

Una risposta di senso e di pensiero lungo alla crisi del progetto europeo e alla disaffezione di tanti cittadini, alimentata anche dalla manipolazione dei populisti e dall’interesse di molti Paesi a indebolire l’Unione europea.

Considerazioni conclusive

Cinque sono gli assi della strategia consolidatasi in quest’ultimo decennio: il Piano d’Azione europeo per il patrimonio culturale e il piano di lavoro per la cultura 2019-22, le Direttive UE su copyright e audiovisivo, la nuova Agenda europea della cultura, Europa Creativa, la trasversalità di cultura e creatività negli altri programmi. Ora si tratta di non disperdere queste conquiste!

A) Il Piano d’Azione della Commissione per il patrimonio culturale adottato a seguito del 2018 - Anno europeo del patrimonio quale catalizzatore di significati ed esperienze di tutela, valorizzazione e gestione - evidenzia come il valore del patrimonio culturale, materiale, immateriale e digitale, si ponga oggi, anche alla luce della Convenzione di Faro, in una prospettiva diversa che cogliamo bene nella legacy dell’Anno.

Sei sono invece le indicazioni del piano per la cultura del Consiglio:

1. Sostenibilità (governance partecipativa, adattamento ai cambiamenti climatici DOPO Parigi 21 e Madrid 25, qualità degli interventi sul patrimonio culturale, finanziamenti alternativi per il patrimonio - da partenariati pubblico-privati a lotterie, donazioni e fondazioni).

2. Coesione e benessere (cultura nelle politiche sociali e salute, cooperazione transettoriale, architettura e Baukultur dopo Davos 2018, con interventi integrati, attenzione ai pubblici digitali, giovane generazione creativa, cittadinanza, democrazia e valori).

3. Un ecosistema che sostenga artisti, professionisti creativi e culturali e contenuti europei (status e condizioni lavorative, degli artisti e professionisti della cultura, libertà artistica, coproduzioni audiovisive, diversità e competitività nel settore musicale, multilinguismo e traduzione, finanziamento per sviluppare innovazione e imprenditorialità e favorire scambi).

4. Parità di genere  (parità nei settori culturali e creativi, con mappatura, e verifica nelle risorse, nei poteri decisionali, nella circolazione delle opere di artiste).

5. Relazioni culturali internazionali (approccio strategico in linea con la nuova strategia europea per le relazioni culturali internazionali, di cui sono stata correlatore nel 2018).

6. Digitalizzazione e statistiche culturali come questioni orizzontali.

B) In questo quadro ricordo anche l’urgenza della ratifica da parte degli Stati membri delle due importanti Direttive UE approvate nell’ultima legislatura a salvaguardia e promozione dei contenuti creativi: quella sui Servizi media audiovisivi  online (AVMS ) e la Direttiva sul copyright che prevede una più efficace tutela del diritto d’autore sulla rete e investimenti da parte delle grandi piattaforme sulla produzione culturale europea.

C)  La nuova Agenda europea per la cultura (a dieci anni dal 2007) con tre obiettivi strategici in ambito sociale, economico e internazionale. Tra  le iniziative più interessanti va segnalata la rete di hubs creativi e digitali, la piattaforma europea di esperti per il patrimonio culturale, l’iniziativa Digital#4culture, lo stimolo a collaborazioni tra arte e digitale in ambito imprenditoriale e sociale e l’invito agli Stati membri a definire principi qualitativi comuni per interventi di restauro.

D) Il programma Europa Creativa 2021-27, nella sua nuova versione, con la proposta del Parlamento europeo di un budget a 2,8 miliardi di euro, si è soprattutto arricchito nello Strand Cultura, con un suo logo, fino ad ora più debole rispetto allo strand MEDIA, gode di una nuova area “settoriale”, con focus su musica, libri e editoria, patrimonio culturale/architettura, e riconosce pienamente i settori culturali e creativi anche nell’ambito delle Piccole e Media Imprese, che sono un reale forza europea. Sono stati introdotti inoltre alcune nuove priorità, fra cui la promozione dell'espressione e la creazione artistica e la promozione della capacità professionale delle persone nei settori culturali e creativi nonché un nuovo programma di mobilità europea e internazionale di artisti e professionisti della cultura (I-Portunus).

Abbiamo reinserito il valore aggiunto europeo, come prerequisito trasversale, connotandolo anche con la narrativa sulle radici comuni europee e sulla diversità culturale; riconosciute due istituzioni, EFA (European Film Academy) ed EUYO (European Youth Orchestra) come beneficiari diretti; dato particolare attenzione alla crescita dei talenti, all’integrazione trasversale della dimensione digitale, alla qualità delle condizioni di lavoro, agli operatori, compresi gli artigiani, e al ruolo e numero di donne in posizioni decisionali sarà considerato e premiato.

Lo strand transettoriale contiene per la prima volta una sezione dedicata ai media, alla media literacy e alla lotta alle fake news. Le relazioni culturali internazionali sono valorizzate anche attraverso procedure semplificate di adesione e una sinergia specifica di bilancio con il programma di azione esterna.

Sono previste sinergie con altri programmi, in particolare Horizon Europe, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Erasmusplus, il Fondo sociale europeo (ESF), Digital Europe e lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI); nonché un  “marchio di eccellenza” (Seal of Excellence), ossia la possibilità di essere sovvenzionati anche da altri programmi settoriali dell’UE.

E)  Ricordo infine che anche in altri programmi la dimensione culturale e creativa viene inserita e integrata:

  • nei partenariati previsti dall’azione Key 2 di Erasmusplus, nelle nuove reti di università europee nonché nell’accesso alla mobilità individuale per studenti, docenti e formatori di tutte le discipline, incluse quelle artistiche e culturali.
  • Nel cluster dedicato specificatamente a cultura, patrimonio culturale e creatività di Horizon Europe e nel nuovo Kic-Knowledge and Innovation Communities sulle imprese culturali e creative.
  • Nella Politica di Coesione, nell’ambito della quale possono accedere ai fondi di coesione e strutturali le industrie culturali e creative, le infrastrutture per il patrimonio culturale, il turismo sostenibile con i distretti per il turismo, i servizi alle imprese, nonché i progetti sulle sfide culturali nelle aree urbane e rurali.
  • Nel nuovo Fondo di Garanzia sugli investimenti (38 miliardi) di InvestEU abbiamo inserito cultura ed educazione, i settori culturali e creativi, il patrimonio culturale, nonché la specificità del portfolio, le azioni di capacity building e un polo di consulenza.
  • Nelle relazioni internazionali, per sostenere la tutela del patrimonio culturale, il dialogo interculturale e interreligioso, il patrimonio e le industrie culturali e creative come drivers di nuova economia e turismo.

Una considerazione finale: non saremmo potuti giungere  a delineare questa nuova architettura delle politiche culturali e creative europee senza la ricchezza del dialogo con le istituzioni europee e nazionali, le reti e le organizzazioni culturali e creative come Fitzcarraldo, che  con i suoi stimolanti  labs e confronti ha spesso anticipato e sempre alimentato il dibattito e la capacità progettuale e strategica in questo ambito.

Sta ora a noi tutti vigilare e fare una azione corale di advocacy perche il negoziato non faccia tornare indietro quanto abbiamo conquistato insieme.

ABSTRACT

Europe today is at a turning point, threatened by conflicts, fundamentalisms, xenophobia, and the so-called "illiberal democracies" within the Union. United Europe is the possible answer for peace, protection of the dignity of the human person, democracy, freedom, the rule of law, sustainable development and social cohesion. Investing in knowledge, culture, research and social cohesion thus becomes essential and strategic. A culture-centred strategy has been consolidating in the last decade, along five axes: the European Action Plan for cultural heritage, the EU Directives on copyright and audiovisual, the New European agenda of culture, the work plan for culture 2019-22, Creative Europe, the “presence” of culture and creativity in the other programmes. We cannot dispel these achievements!

 

Laureata in lettere, giornalista professionista, attualmente Commissaria di Governo per il recupero dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano/ Ventotene. È stata parlamentare europea (2009/2019)  e presidente della Commissione cultura ed Educazione. Già Assessore della Regione Lazio alla istruzione e formazione (2005/2009) e deputato per tre legislature (1983/94) a Sottosegretario  alla Universita e Ricerca nel Governo Ciampi (1992/94). Ha ricoperto diversi incarichi istituzionali tra cui quello di membro della  CCB della Fondazione Cariplo, Presidente della Commissione nazionale Parità (1996/2000) e precedentemente consigliere del CNEL, e Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma.


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