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L’anno che si conclude, l’anno che inizia - di Pier Paolo Baretta

31 Dicembre 2019

Questo turbolento 2019, dunque, si conclude. Abbiamo vissuto grandi emozioni, dolori e gioie, pubbliche e collettive. Le tragedie, come gli attentati nelle strade delle città o nelle chiese contro folle innocenti; le speranze, come gli straordinari momenti dei raduni dei giovani di tutto il mondo per la salvaguardia del pianeta o il nascente movimento delle “sardine”. Follia e saggezza, dunque, si avvicendano e si rincorrono in questo nostro mondo, così fragile e così presuntuoso. Ma anche così impregnato di futuro.

La spasmodica ricerca del benessere, delle soluzioni tecnologiche per la massima comodità privata – che ha visto nell’anno che si chiude, notevoli passi avanti nell’auto elettrica, nella domotica, nella tecnologia applicata alla medicina – è fonte di progresso, ma anche di disagio.
Lo scarto tra gli evidenti vantaggi universali del progresso e il disordine con il quale il mondo procede alla loro gestione è ben rappresentato dalla smisurata crescita delle disuguaglianze, del nazionalismo, dall’egoismo, della paura. La presenza insostenibile di esclusi ed emarginati, non solo altrove, ma anche tra noi, nelle nostre città, nelle nostre periferie materiali ed esistenziali, contrasta con l’abbondanza dei mezzi a disposizione che ci consentirebbero di vivere meglio tutti.

Miglioriamo la nostra vita, ma non è detto che miglioriamo noi stessi. Sembrano, infatti, mancare dei riferimenti culturali generali, un “bene comune” condiviso, un “diritto” globale a cui appellarsi e che interpreti, con efficacia cogente e concreta, i valori di pace, libertà e giustizia e, da ultimo, sostenibilità, che restano, sì, universali, ma astratti nella loro coniugazione materiale e morale. E la politica ci è apparsa, anche quest’anno, nel mondo, affaticata di fronte alle grandi novità della storia; concentrata più sui dazi e sui nazionalismi che sui grandi cambiamenti indotti dalle sfide globali: la miseria, le migrazioni, i conflitti etnici, l’ambiente.

Anche se, nel nostro piccolo, abbiamo vissuto un mutamento politico imprevedibile e contraddittorio, che apre un orizzonte inedito e potenzialmente positivo, quando sembrava che ogni gioco fosse chiuso per anni. A maggior ragione cresce la nostra responsabilità e si deve moltiplicare il nostro impegno e la nostra progettualità. Ormai da anni, infatti, il Censis ci racconta di un Paese (ma, forse, di un mondo!) spaesato e incerto sul da farsi. E le poche voci che ci richiamano a queste responsabilità, all’urgente ricerca di un nuovo equilibrio tra poteri e saperi, tra potenzialità e praticabilità, tra benessere e ben-essere (tra cui quella di Papa Francesco o del nostro Presidente della Repubblica, Mattarella) sembrano “clamantis in deserto”.

Eppure non è così. È, infatti, in questo deserto che, se stiamo attenti, vediamo crescere le piante rigogliose del domani: tra i giovani, ovunque, c’è un malessere diffuso, un’insoddisfazione generale, una domanda collettiva alla quale guardare con nuova attenzione. Se una voce, quale quella di una bambina, la giovane Greta, ha potuto suscitato tante reazioni, sincere (e ipocrite, ma, comunque, non ha potuto essere ignorata), abbiamo motivo di speranza. In fin dei conti, i cambiamenti, le rivoluzioni, le innovazione più profonde sono sempre state appannaggio prevalente delle giovani generazioni. Se questo disagio volge alla disperazione e, dunque, alla distruzione, o all’edificazione di un futuro migliore dipenderà dalle scelte che faremo. Non solo quelle che faranno i giovani, ma, in primis, quelle che faranno i padri e le madri (e, in una società sempre più longeva, i nonni!). In questo fertile deserto che è la nostra contemporaneità dobbiamo arare e seminare. E se, nella nostra giovinezza – anch’essa turbolenta – eravamo stati richiamati alla coscienza che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, oggi potremo parafrasare che la sostenibilità (economica, ambientale e umana) è il nuovo nome della giustizia.
È questo il compito audace, ma straordinario che il 2019 consegna al 2020.

Buon anno a tutti!


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