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Di Biase: serve lotta radicale alla criminalità. La rinascita attraverso le menti migliori - intervista del Corriere della Sera Roma

13 Novembre 2019

La consigliera regionale dem ha lanciato un think tank, «Fare», acronimo di femminismo, ambiente, radicalismo, europeismo. L’obiettivo è approfondire le grandi questioni e tornare a studiare anche dentro il partito, in vista delle prossime sfide



di Maria Egizia Fiaschetti

Si è riunito in un luogo contemplativo, il monastero delle clarisse di Fara Sabina, nel Reatino, il think tank organizzato dalla consigliera regionale del Pd, Michela Di Biase: un pensatoio che ruota intorno a quattro parole chiave (femminismo, ambiente, radicalismo, europeismo) riunite nell’acronimo «Fare». Alla due giorni di dibattiti oltre ai dem (Nicola Zingaretti, Luigi Zanda, David Sassoli, Francesco Boccia, Beatrice Lorenzin) è intervenuto anche il ministro M5S ai Giovani e allo Sport, Vincenzo Spadafora.

Consigliera Di Biase, vi state organizzando in vista delle prossime Comunali nel 2021?
«Il progetto nasce dalla percezione che nel partito vi sia un forte desiderio di approfondire i grandi temi e tornare a studiare».

Sta preparando il terreno per la sua corsa al Campidoglio?
«Penso che troveremo il candidato migliore per vincere, in questa fase siamo concentrati sulle macro questioni... Da consigliera regionale, negli ultimi due anni non ho smesso di dare il mio contributo alla città».

Partiamo dalla parola «femminismo», come pensa sia stata declinata dal primo sindaco donna della Capitale?
«Credo che non basti essere donna e che Raggi su alcune vicende, ad esempio sulla Casa internazionale delle donne, abbia perso un’opportunità: si sarebbe dovuto monetizzare il valore sociale, mentre si è parlato soltanto del debito peraltro senza arrivare a una soluzione».

Quali sono le azioni che ritiene più efficaci per tradurre la sua idea di femminismo?
«Per prima cosa mi sono impegnata a non partecipare a iniziative del mio partito nelle quali non sia invitata almeno una donna. E voglio battermi, nel mio ambito di competenza, per eliminare la disparità salariale».

Come valuta i risultati raggiunti dall’amministrazione Raggi nelle politiche ambientali, una delle cinque stelle del Movimento?
«Dalla pulizia delle caditoie alle gare per il verde è mancata un’adeguata programmazione degli interventi. Dal 2016 a oggi sono crollati 700 alberi, uno ogni giorno e mezzo: non è tutta colpa della Raggi, certo, ma perché non si sono aggiudicati gli appalti ed è tutto così rallentato? Quanto ai rifiuti, a parte il nodo cruciale degli impianti, forse andrebbe ripensato il modello: isole ecologiche territoriali e monitoraggio del servizio affidato ai Municipi».

Come interpreta il radicalismo, concetto che rimanda all’ortodossia pentastellata delle origini?
«Penso che mai come in questo momento, con le librerie e gli spazi di socialità dati alle fiamme a Centocelle, si debba essere radicali nella lotta alla criminalità. È fondamentale reintrodurre una radicalità del bene a partire dai buoni esempi».

Mentre si discute di poteri speciali, come si posiziona Roma nello scenario delle grandi capitali europee?
«In questi anni Roma ha perso la sua vocazione internazionale e il “no” all’Olimpiade è stato un errore che rimpiangeremo. Serve un nuovo slancio progettuale anche attraverso bandi d’idee che richiamino le menti migliori».


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