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Siria: Sereni, no a soluzioni militari. Riconoscere la lealtà dei Curdi

10 Ottobre 2019




Ascolta l'intervista radiofonica

"Come Ministero degli Affari Esteri abbiamo espresso una forte preoccupazione per l'imminente ed annunciata operazione militare della Turchia nel Nord Est della Siria." Cosi' questa mattina la vice ministra Marina 
Sereni rispondendo alla domanda di Pietro del Solda' durante la trasmissione di Radio 3 "Tutta la citta' ne parla" . "Riteniamo che la Turchia - ha proseguito - debba astenersi da un'azione unilaterale che puo' avere effetti destabilizzanti sulla regione, produrre conseguenze negative sulla popolazione civile, gia' fortemente provata, e causare nuovi profughi. Auspichiamo e stiamo lavorando per un'iniziativa europea, per rivolgere un appello alla Turchia affinche' rinunci all'intervento militare. Non possiamo permetterci di minare i risultati positivi che la coalizione internazionale, di cui la Turchia fa parte, ha ottenuto nella lotta a Daesh. Daesh e' sconfitta ma rimangono nella regione Foreign fighters che devono essere detenuti in sicurezza per evitare il rischio di una ripresa del terrorismo". Sereni si e anche detta convinta "che per la Siria non ci sia nessuna soluzione militare. Abbiamo come faro le risoluzioni delle Nazioni Unite e le posizioni che abbiamo espresso in sede multilaterale perche' si avvii un processo che torni alla politica. L'operazione annunciata dalla Turchia rischia di mettere in discussione tutto questo". Alla domanda circa il rapporto tra l'Europa e la Turchia sulla gestione dei profughi siriani la Vice Ministra Sereni ha risposto "Si tratta di una questione delicata. La Turchia ha aiutato l'Europa a gestire un'emergenza umanitaria drammatica accogliendo molti rifugiati sul territorio. Tuttavia ci sembra improbabile che la "safe zone" nel Nord Est della Siria possa soddisfare i criteri per il ritorno dei rifugiati cosi' come stabilito dall'UNHCR. L'Italia, nel contesto europeo e multilaterale, lavora affinche' i rifugiati siano incoraggiati a tornare nei loro luoghi di origine. Non sarebbero accettabili cambiamenti demografici nella regione. Quindi l'obiettivo prioritario resta quello di contribuire a pacificare e stabilizzare la Siria. Quanto ai Curdi - rispondendo ad una specifica domanda del giornalista - abbiamo chiesto loro in particolare in Iraq e in Siria di aiutarci a combattere Daesh ed il loro contributo alla sconfitta del Califfato e' innegabile. Non si tratta di aderire a questo o quel modello ma di riconoscere la lealta' e il coraggio con cui si sono mobilitati per combattere il terrorismo e comportarci di conseguenza".


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