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Autonomia differenziata: una secessione silenziosa - di Nicola Corea

18 Febbraio 2019

 

In questi giorni, si discute animatamente di autonomia rafforzata di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Tutto inizia con i referendum consultivi che si sono svolti in Veneto e Lombardia il 23 ottobre 2017. La maggioranza dei cittadini - in queste regioni - si è espressa favorevolmente al passaggio di molti poteri dallo Stato alle Regioni. Si tratta di negoziare con Stato la cessione di competenze e risorse economiche su ventitre materie. Anche l’Emilia Romagna ha chiesto più poteri su quindici materie e, nelle ultime ore, altre regioni si stanno muovendo nella stessa direzione.

Stiamo parlando di un tema complicato visto che c’è di mezzo l’equilibrio dell’intero Paese, proprio per questo, la nuova legge dovrà essere votata dal Parlamento a maggioranza qualificata.

Il provvedimento, a forte trazione leghista, crea frizioni con il Movimento 5 Stelle, alle prese con la fresca battuta d’arresto in Abruzzo e costretto a riguadagnare la fiducia degli elettori del Sud, fortino di voti che, però, inizia a vacillare.

Terreno accidentato, insomma, visto che ci si muove su un doppio binario: da un lato, infatti, bisogna fare i conti con l’aspetto giuridico-istituzionale dell’equilibrio tra Stato centrale e Regioni, dall’altro bisogna riuscire a bilanciare il rapporto finanziario tra Nord e Sud, che da sempre bilanciato non è affatto, col Mezzogiorno costretto a rincorrere.

Le regioni del Sud protestano e 130 nomi noti, fra storici, giuristi, paesaggisti, soprintendenti e intellettuali hanno firmato un appello contro l’autonomia regionale.

Contrario anche il neosegretario della Cgil Maurizio Landini che ha affermato: “E’ un processo che aumenta le diseguaglianze. Se le bozze si trasformano in legge è come se si avessero tanti stati all’interno di uno stesso stato, e quindi è come se lo stato non esistesse più”.

Malumori si stanno registrando anche tra le fila del centrosinistra, che non gradisce questa secessione silenziosa che sottrae risorse alle regioni più svantaggiate dal punto di vista economico. Zingaretti esprime dubbi e sottolinea il rischio che si creino cittadini di seconda classe se non si definiscono i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da assicurare a tutte le regioni.

Il PD, tuttavia, ha al suo interno i favorevoli, come i governatori Bonaccini e Chiamparino, e i contrari come i governatori del Sud. Analogamente succede in altri schieramenti politici.

Ci sono rischi per la tenuta del Governo, perchè la battaglia della Lega si scontra con gli interessi elettorali del M5S che nelle regioni del Sud ha il suo più ampio bacino di voti. L'esito, per il momento, è stato lo stallo in Consiglio dei Ministri.

Fin qui abbiamo avuto uno Stato – nato con la forza delle armi e con intenzioni coloniali – tuttavia, ora che non c’è più niente da prendere, le componenti più estreme ed antimeridionaliste della dirigenza settentrionale, hanno deciso di scaricare il Sud. Il rischio cui ci espone l'autonomia differenziata, infatti, è un processo di disgregazione, una lotta gli uni contro gli altri, nonchè la rinuncia alla nostra comune identità, costruita a fatica, con molte ferite ancora aperte e spesso rinunciando alla verità storica.


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