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Intervento in Senato di Roberta Pinotti sulla Carige

06 Febbraio 2019



Signor Presidente,

prendo la parola a fine seduta perché alla fine della scorsa settimana, in un'altra Aula parlamentare, quella della Camera, è avvenuto un episodio che vorrei stigmatizzare. Con una risposta all'interrogazione di un deputato dei 5 Stelle, quindi dello stesso MoVimento del vice premier Di Maio, quest'ultimo ha risposto rispetto alla situazione della Carige. Ora, noi ci saremmo aspettati tutti, essendo la situazione della Carige peraltro oggetto di un decreto-legge e con una situazione di difficoltà ma anche con la capacità di risollevarsi, che il Vice Premier parlasse di come risolvere la situazione bancaria e come rafforzare la banca. Invece è andata in onda una requisitoria da pubblico ministero, o forse già da giudice definitivo, che ha riguardato situazioni debitorie che hanno avuto alcuni importanti clienti della banca, peraltro riferita ad una relazione della Banca d'Italia di due anni fa, laddove alcune di queste situazioni si erano già risolte. Ma lo ha fatto con un'accusa complessiva ai politici e alla vecchia politica, mettendo insieme i nomi "alla qualunque", compresi quello di personalità che avevano avuto responsabilità nella banca, ma che si erano opposti fermamente a una pratica non corretta della governance di allora, tanto che in quella stessa mattina era stata resa nota dal tribunale di Roma non soltanto l'assoluzione in formula piena, ma anche con la motivazione che una di queste personalità, ossia l'ex Presidente della Provincia di Genova, aveva contrastato la situazione che si stava creando con difficoltà.

Che cosa voglio rappresentare qui? Sono rimasta allibita e lo volevo dire in quest'Aula parlamentare: un Vice Premier non è un Torquemada, non è un giudice, non è un giustiziere. A Genova abbiamo già sentito, dopo il crollo del ponte Morandi, l'affermazione: «giudicheremo i colpevoli». In Italia c'è già chi fa questo lavoro. Chi invece ha la responsabilità di governare questo Paese dovrebbe, con molta più serietà, parlare delle soluzioni da dare ai problemi dell'Italia.

Mi auguro di non assistere più a questi processi sommari, peraltro con una capacità requisitoria che non mette neanche insieme analisi corrette. Quando si vuole fare un comizio politico non si usa l'Aula della Camera per farlo; si va nelle piazze. Nell'Aula della Camera si deve essere corretti, fondati e precisi.


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