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Un filo per chi non si rassegna - la newsletter di Chiara Braga

24 Dicembre 2018


 
Questo 2018 non poteva chiudersi in modo peggiore in Parlamento. Il Governo e la sua maggioranza, con arroganza e incompetenza, hanno dato al Paese una legge di bilancio disastrosa, pasticciata e pericolosa. Hanno bruciato miliardi di soldi degli italiani in un braccio di ferro insensato con l’Europa, per poi consegnare una manovra fatta di condoni, tagli agli investimenti, aumenti di tasse. Misure assistenzialistiche a scapito di risorse per creare lavoro, regalie a gruppi di interesse a cui evidentemente devono restituire favori e consenso, penalizzando il futuro dei giovani e il welfare per le persone più in difficoltà, le realtà del volontariato e del terzo settore che vengono colpite con misure punitive. Nei prossimi giorni avremo modo di renderci conto, finalmente, dei pessimi contenuti di questa legge di bilancio: la Camera dei Deputati sarà chiamata a esaminarla dal 27 dicembre e il Partito Democratico già in questi giorni è mobilitato in maniera unitaria per denunciarne errori e storture. Ma intanto non si può tacere di fronte alla mortificazione che in questi giorni è stata inflitta al Parlamento. Il Senato costretto a votare una legge di cui non si conoscevano i contenuti, modificata fino all’ultimo secondo, nello sconcertante silenzio dei senatori di leghisti e grillini che su di essa hanno espresso un unanime voto di fiducia. Mi hanno impressionato le parole che alcuni di loro hanno pronunciato nella discussione al Senato: di fronte agli interventi accalorati e competenti dei senatori del PD ma anche delle altre forze di opposizione (l’intervento di Emma Bonino merita davvero di essere ascoltato) è stata opposta un’incredibile sequenza di parole retoriche e osannanti nei confronti dei loro leader e del “governo del cambiamento”. Che altro è se non “fanatismo” l’intollerante, esclusiva e acritica sottomissione a una fede – in questo caso politica – con cui questi senatori della Repubblica hanno espresso il loro voto, al buio, su una legge che non hanno nemmeno potuto conoscere e discutere? Ciò che è accaduto in questi convulse giornate di lavoro parlamentare rischia di essere archiviato come una delle tante sgradevoli immagini della politica italiana; d’altra parte chi oggi detiene il potere e guida il governo del nostro Paese ha scientemente coltivato, per anni, questo sentimento di spregio per le istituzioni,fomentando la rabbia sociale e veicolandola contro il “sistema”. Ma quanto è avvenuto in questi giorni non è una cosa che interessa i soli addetti ai lavori, tocca tutti i cittadini che con il loro voto hanno delegato qualcuno a rappresentarli nelle istituzioni democratiche. Perché quegli stessi rappresentanti del popolo che hanno accettato di votare con queste modalità la legge di bilancio si sono auto-mortificati cancellando la propria dignità, accettando di essere strumenti inermi nelle mani di qualcuno che ha deciso tutto al loro posto, annullando la tanto proclamata trasparenza e sostituendo il mitico “uno vale uno”con un ben più appropriato “nessuno di noi vale niente”. Non ci provassero nemmeno adesso a ricostruirsi una verginità con dichiarazioni imbarazzanti come quelle del senatore Morra, oggi Presidente della Commissione Antimafia, che commentando la deleteria norma che innalza di nuovo a 150.000 euro la soglia di appalti che possono essere affidati senza gara dice: “mi batterò per cambiarla”! Perché lo dice desso? Perché il senatore Morra non l’ha fatto nei giorni scorsi, spiegando al suo Governo che questo rischiava di essere un enorme favore alla mafia e a chi sugli appalti pubblici fa affari a scapito della collettività, fregandosene delle regole e penalizzando le imprese sane che invece le regole le rispettano? Avrebbe dovuto alzarsi nell’aula del Senato a denunciare questo pericolo ed essere conseguente: presentare emendamenti per cancellarla, votare contro questa norma. E invece, in silenzio, ha abbassato la testa e ha votato addirittura la fiducia su questa legge.  Questa è solo una delle pessime misure contenute nella legge di bilancio, ma è emblematica di quanto l’arroganza e l’incompetenza la facciano da padrona in questo Governo e nella maggioranza che lo sostiene. Ecco perché è più che mai necessario e urgente ritrovare un filo per mettere insieme le tante voci di chi non si rassegna di fronte a questa deriva: difendere le nostre istituzioni e così difendere le persone più deboli e fragili è e resta il compito primario della nostra Repubblica. Credo che questo debba essere l’assillo per ogni democratico, da qui in avanti, guardando anche alle sfide importanti che ci aspettano, in Italia e in Europa, nell’anno che sta per iniziare.
 
È questo l’augurio che mi sento di fare a ciascuno di voi: che sia un Natale di serenità, di pace e di speranza. Auguri!


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