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Veltroni, i nuovi iscritti e la beata solitudine - dal blog di David Sassoli sull'Huffington Post

20 Marzo 2018

La crisi del Partito Democratico è seria e ancora non è stata affrontata con l'approfondimento che merita. Al termine di cinque anni di governo non si tratta di stilare l'elenco delle responsabilità, che pur ci sono, ma di avviare una riflessione accurata sullo stato del paese, sulle domande che l'opinione pubblica esprimeva e sulle risposte che non siamo stati in grado di offrire.

Non vi saranno rilanci, d'altronde, se il Paese resterà distante, se non torneremo a mangiare, come invitava don Tonino Bello, il "pane amaro" che condisce la vita di chi non ha avuto fiducia in noi. Per coglierne la natura dobbiamo procedere con grande umiltà sapendo che non vi sono bacchette magiche da agitare, formule precostituite, rivincite a breve da ricercare. Per far questo dobbiamo cambiare, e toglierci quel distintivo da aderenti ad un club esclusivo portato senza neppure tanta eleganza.

Abbiamo bisogno di ritrovare le ragioni del nostro servizio al Paese e per farlo occorre un gruppo dirigente disponibile all'ascolto, che incoraggi la riflessione e sia capace di promuovere passioni. Che guardi con curiosità ai talenti di ciascuno prima ancora di misurarne la fedeltà; che non chieda la carta d'identità perché le castronerie non hanno età.

Nei primi giorni dopo la sconfitta sono arrivati alcuni segnali incoraggianti ed è bene sottolinearli. In molte città tanti cittadini hanno chiesto di iscriversi al Partito democratico. Hanno fatto notizia le adesioni di personaggi pubblici, ma tante altre persone che ci avevano lasciato oppure non si erano mai iscritte hanno pensato, come diceva don Milani, che "è inutile avere le mani pulite se le si tiene in tasca".

In un momento così difficile si sono domandati quale sarà il futuro del nostro Paese senza i valori fondamentali della convivenza e della solidarietà. Che la politica sarà sempre insufficiente a portare sulle spalle i dolori del mondo, ma può esserne uno strumento di riscatto. Si sta verificando un atto di fiducia che va valorizzato, assicurando un ambiente di militanza accogliente, non paludato o reso asfittico dal peggior correntismo.

Ma non è il solo segnale positivo in questi giorni di amarezza. Anche intellettuali, uomini e donne dei sindacati ed esponenti autorevoli del centrosinistra che da tempo avevano lasciato la politica attiva hanno ripreso con generosità a far sentire la loro voce.

Basta leggere i quotidiani locali e nazionali per accorgersi di quanti siano tornati ad occuparsi della crisi del campo progressista. Con passione si interessano al destino del nostro partito, alla ripresa di un'iniziativa che rilanci il centrosinistra. Ogni critica, anche la più dura, va considerata come un atto di partecipazione, a fronte di una indifferenza che varrebbe la nostra marginalità.

È ancora presto per dire se vi sia un ritrovato interesse per la politica e per il Pd. Ma si tratta di fenomeni che devono essere valorizzati e non guardati con sufficienza. Come potremmo pensare di rilanciare il partito senza la passione della nostra gente?

Alcune reazioni, però, colpiscono e vanno segnalate. Il modo, prima ancora che il contenuto, con cui è stata accolta l'interessante riflessione di Walter Veltroniha dato la sensazione che vi sia qualcuno nel Pd che non voglia proprio essere aiutato a uscire dalle difficoltà e ritenga sia meglio continuare a vivere in beata solitudine.

Addirittura si è arrivati a sostenere che la disponibilità all'ascolto e al dialogo - tipico della cultura progressista - costituirebbe la fine del Pd, dimenticando però di aggiungere che è stata anche la solitudine a provocare la più grave sconfitta elettorale nella storia del centrosinistra.

Invece di essere grati a Veltroni, lo si respinge in nome di non si sa quali certezze. In questa stagione "del nostro scontento" sarebbe meglio dotarsi di una buona dose di dubbi, ossigenarsi con un po' di umiltà e riprendere a considerare il rispetto, anche nel dissenso, come la misura del nostro comportamento pubblico.


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