L’obiettivo, come è scritto nelle prime righe dell’intesa siglata tra governo e sindacati oggi pomeriggio è “sostenere i redditi medio-bassi da pensione” e “adottare interventi di equità sociale e di sostegno alla flessibilità in uscita dal mercato del lavoro per i lavoratori con periodi contributivi in gestioni diverse, per i lavoratori precoci e per i lavori usuranti”. E’ un passo importante e positivo, quello fatto oggi. Importante per i lavoratori e i pensionati ai quali arriveranno 6 miliardi nell’arco di tre anni per eliminare l'assurdo regime delle ricongiunzioni onerose, per consentire l’uscita flessibile dal lavoro (il cosiddetto Ape), per intervenire sui precoci e per estendere e aumentare la quattordicesima per i pensionati con i redditi più bassi. Positivo perché può rimettere in moto i consumi e aiutare fasce in difficoltà e perché riapre una dinamica di collaborazione e confronto tra Esecutivo e parti sociali su obiettivi di interesse generale. Come sottolineano molti commenti, anche dei diretti protagonisti dell’intesa, su alcuni punti il confronto deve continuare: dalla previdenza complementare, ai giovani con contribuzioni discontinue, all’Ape stessa. C’è ancora da discutere ma se, come è successo in questi giorni, la volontà del dialogo e della ricerca di soluzioni ragionevoli prevarrà, sono certa che questa prima intesa porterà a misure giuste per i pensionati e per il Paese.