Carissime, Carissimi,
il Parlamento italiano sta approvando la riforma della scuola proposta dal Governo, in un clima di polemiche anche aspre.
In queste ore, però, mi capita di pensare che troppo spesso la bussola dovrebbe essere la consapevolezza che le generazioni italiane che stiamo formando oggi saranno gli adulti europei di domani.
Invece in tutto il dibattito l'Europa è quasi sempre assente.
La Commissione Europea, tramite l'Eurostat, ha pubblicato in aprile un report sulla salute del sistema educativo continentale , in relazione agli obiettivi di Europa 2020, che vi invito a leggere.
I parametri monitorati sono incoraggianti nella media dei paesi di UE28.
Nel caso dell'Italia, viceversa, evidenziano un certo affanno. Ad esempio, nella lotta alla dispersione scolastica (il 15% degli studenti italiani contro l'11,1% della media UE28) oppure nella percentuale di giovani che completano la formazione universitaria (23,9% contro 37,9% della media UE28); nelle competenze linguistiche e nella cosiddetta dual education che pure ha visto un promettente avvio in Italia dei percorsi di istruzione e formazione professionale oppure la nascita degli Istituti tecnici superiori e la strategia dei poli ancora da irrobustire.
Guardando il sistema scolastico italiano da Bruxelles, quindi, risulta chiara l'impellenza di rafforzarlo e riqualificarlo. A cominciare dalla centralità degli studenti, dalla valorizzazione e aggiornamento dei docenti, dalla maggiore autonomia funzionale e didattica delle scuole e dal rafforzamento dei curricula, alla integrazione dell'e-learning.
Per questo in Parlamento europeo stiamo lavorando anche perché le piattaforme sull'educazione siano centrali nelle politiche europee e nel piano investimenti Junker.
Dobbiamo dare un sincero respiro europeista nella costruzione della riforma scolastica che rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro dell'Italia.
Silvia Costa