“Definiti i saldi possiamo chiudere nei tempi previsti sia alla Camera che al Senato”. Lo ha detto il Sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, in merito ai tempi di approvazione della Legge di Stabilità. “I saldi sono mantenuti, ma i Comuni sono facilitati nella gestione dei tagli – ha spiegato Baretta - innanzitutto passa da 10 a 30 anni il tempo per rientrare del debito. In secondo luogo consentiamo una ricontrattazione dei mutui. Infine diamo un incentivo forte all'unificazione dei Comuni. Nei prossimi 5 anni tutti quelli che si uniscono saranno esonerati dal Patto di Stabilità”. Sul tema della Local tax, Baretta è stato più prudente: “Su questo stiamo ancora ragionando. Tecnicamente non è semplice. Il presupposto della Local tax è che l'addizionale IRPEF torni allo Stato, mentre l'IMU sui capannoni industriali passi ai Comuni valuteremo nei prossimi giorni come procedere. Non lo escludo, ma non lo do per scontato”.
E’ ripresa
oggi la discussione in Aula alla Camera del disegno di legge delega lavoro (Jobs Act). Il relatore di maggioranza e il Governo hanno espresso parere contrario alle proposte emendative presentate in Aula, dopo che sono state apportate alcune modifiche in Commissione.
Il Jobs Act intende riformare il mercato del lavoro e contiene cinque deleghe legislative: a) in materia di ammortizzatori sociali, finalizzata a razionalizzare le forme di tutela esistenti e ad assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, con tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori; b) in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, per garantire la fruizione dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale, razionalizzando gli incentivi all'assunzione e all'autoimpiego; c) in materia di semplificazione delle procedure e degli adempimenti, per conseguire obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro; d) in materia di riordino delle forme contrattuali e dell'attività ispettiva, finalizzata a rafforzare le opportunità d'ingresso nel mondo del lavoro e a riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo (introduzione del compenso orario minimo, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti); e) in materia di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, avente lo scopo di garantire adeguato sostegno alla genitorialità e favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Ecco alcune delle modifiche principali che sono state introdotte in Commissione Lavoro sul Jobs Act in discussione alla Camera:
AMMORTIZZATORI SOCIALI. E’ stato previsto che le integrazioni salariali siano precluse solo nel caso in cui la cessazione dell'attività aziendale (o di un ramo di essa) sia definitiva. E’ stato specificato che i meccanismi standardizzati per la concessione di ammortizzatori sociali debbano essere definiti a livello nazionale.
NUOVI CONTRATTI A TUTELE CRESCENTI.Per le nuove assunzioni, la possibilità di reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro (ferma restando la disciplina vigente per i licenziamenti nulli e discriminatori, a fronte dei quali la reintegra è sempre ammessa) è stata esclusa per i licenziamenti economici, mentre per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari ingiustificati è stata limitata a “specifiche fattispecie”.
SUPERAMENTO CO.CO.CO. E’ stato previsto, nell'ambito dell'attività di riordino, il superamento delle collaborazioni coordinate e continuative.
CONTROLLI LAVORATORI. E’ stato specificato che la revisione della disciplina vigente riguarda unicamente i controlli sugli impianti e sugli strumenti di lavoro.
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO. E' stato introdotto un nuovo criterio di delega per il rafforzamento degli strumenti volti a favorire l'ingresso nel mercato del lavoro e che riguarda l’alternanza tra scuola e lavoro.
RIFORME COSTITUZIONALI, INIZIA LA DISCUSSIONE IN COMMISSIONE
Sono oltre il migliaio gli emendamenti presentati da tutti i partiti in Commissione Affari Costituzionali della Camera sul disegno di legge di riforma costituzionale.
Per quanto riguarda l'elezione del capo dello Stato, il Partito Democratico ha presentato un emendamento che intende ripristinare la partecipazione dei delegati regionali, soppressa invece dal testo del disegno di legge uscito dal Senato. Un’altra proposta di modifica ha previsto l'innalzamento del quorum per l'elezione del Capo dello Stato: si passerebbe dalla maggioranza assoluta prevista dal testo approvato dal Senato dopo il nono scrutinio ai 3/5 dei votanti dopo il sesto scrutinio.
Un altro punto dell'articolato prevede il giudizio preventivo di legittimità costituzionale delle leggi elettorali: il disegno di legge approvato a Palazzo Madama in prima lettura prevedeva che le leggi elettorali potessero essere sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale della Consulta se 1/3 dei componenti di una Camera avesse presentato un ricorso motivato. Con l'emendamento del PD basterebbe 1/5 dei componenti.
Sul meccanismo del voto bloccato o voto a data certa, il testo attuale prevede che il Governo possa chiedere l'approvazione di una legge entro 60 giorni, decorsi i quali viene approvato senza modifiche. Un emendamento del Partito Democratico porrebbe alcuni limiti in alcuni casi su cui l'esecutivo può esercitare questo potere, rimandano la questione ai regolamenti parlamentari.
“L'impianto costituzionale che ci arriva dal Senato lo confermeremo: un Senato di secondo livello e delle autonomie, la ripartizione delle competenze, l'abolizione della materia concorrente. All'interno di questo impianto alcuni deputati Pd hanno presentato proposte di modifica anche parziale di alcuni meccanismi, che valuteremo con serenità” ha detto il Capogruppo in Commissione, Emanuele Fiano.
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