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Il ruolo del Parlamento nelle sfide del dopo-2015 - La vice presidente della Camera Marina Sereni in Missione Uip in USA

21 Novembre 2014

"Comincio oggi una breve missione a New York per la riunione del Comitato preparatorio della prossima Assemblea della Unione interparlamentare (UIP).

 Le origini dell'Unione interparlamentare risalgono al 1889 quando, su iniziativa di due parlamentari, William Randal Cremer (Regno Unito) e Frédéric Passy (Francia), si tenne a Parigi la prima Conferenza Interparlamentare cui parteciparono i delegati di nove Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Liberia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d’America, Ungheria).

Nel corso del tempo, l'Unione interparlamentare si è trasformata da semplice associazione di parlamentari in un'organizzazione mondiale dei Parlamenti.

Attualmente l'Unione interparlamentare è un'organizzazione internazionale che riunisce i rappresentanti dei Parlamenti di 166 Stati sovrani. Essa costituisce un foro privilegiato di concertazione parlamentare, con l'obiettivo di sostenere la pace e la cooperazione tra i popoli e rafforzare le istituzioni parlamentari.

L'Unione interparlamentare è composta di Gruppi Nazionali, rappresentanti i rispettivi Parlamenti. Il Gruppo Nazionale è creato per decisione del Parlamento membro, "costituito in conformità delle leggi di uno Stato sovrano". In ogni Parlamento può essere creato un solo Gruppo Nazionale.

Oggetto dell'incontro che si apre oggi a New York è la definizione delle proposte e dei temi da sottoporre alla prossima Assemblea UIP che, analogamente e in parallelo alla discussione dei Governi e delle Nazioni Unite, tratterà degli Obiettivi post-2015. Gli Obiettivi del Millennio, che avevano come orizzonte temporale il 2015, sono stati parzialmente raggiunti. Ma nuove minacce e nuove sfide globali sono di fronte a noi: la povertà non è certo stata debellata, malattie endemiche come Ebola possono essere contrastate solo con una capacità di reazione tempestiva ed efficace, il terrorismo di matrice religiosa ha assunto forme sempre più orrende e pericolose, la sostenibilità dello sviluppo e la lotta al riscaldamento globale sono problemi sempre più urgenti in ogni area del pianeta, le crisi e i focolai di tensione richiedono alla comunità internazionale di cooperare di usare ogni strumento per proteggere i civili e far rispettare la legalità internazionale.

Tutte queste sfide sono certamente in primo luogo compito dei governi e delle istituzioni sovranazionali, ma in questo contesto anche i Parlamenti possono essere di grande aiuto, promuovendo un'azione di cooperazione e di "diplomazia" tra assemblee rappresentative e creando le condizioni per un dibattito pubblico che accresca la consapevolezza dei cittadini sulle grandi e inedite contraddizioni che nel mondo di oggi ogni singolo Paese e tutti i Paesi insieme devono saper affrontare".



"SVILUPPO SOCIALE E AMBIENTALE SOSTENIBILE, E' L'OBIETTIVO"

Primo giorno di lavoro, nella sede delle Nazioni Unite a New York.

 La riunione del Comitato Preparatorio della IV Assemblea dei Presidenti dei Parlamenti aderenti alla Unione interparlamentare si concentra nella mattina sull'Agenda globale  post-2105. Il Presidente del Parlamento islandese illustra i risultati ottenuti rispetto agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio adottati nel 2000 per combattere la povertà assoluta, la fame, le malattie endemiche, la mortalità infantile e tutelare la salute delle madri.  Indubbiamente molti progressi sono stati fatti nella direzione indicata dai MDGs, anche se con forti differenze da Paese a Paese. La signora Amina Mohammed, Special advisor del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l'Agenda di Sviluppo post-2015, si sofferma invece sullo stato del negoziato per il futuro. Il processo avviato questa volta dalle Nazioni Unite è stato più aperto, mirato a raccogliere il contributo di soggetti diversi sia istituzionali che della società civile. Si è costituito un Open Working Group che ha consegnato un rapporto in cui si evidenziano 17 obiettivi e 169 target specifici: già questi numeri ci dicono quanto sia stato e sia complesso il confronto e quanto le posizioni tra tutti i Paesi partecipanti siano ancora distanti. Non è stato infatti possibile sin qui identificare obiettivi chiari, condivisi e comunicabili.     

D'altra parte molto è cambiato in questi ultimi decenni e oggi la dialettica non è più solo tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Innanzi tutto per il ruolo dei cosiddetti paesi emergenti, che sono diventati attori globali, e in secondo luogo per le contraddizioni e le diseguaglianze nuove che la crisi economica mondiale ha prodotto anche all'interno dei paesi sviluppati. Non è un caso quindi se anche il negoziato sulla sostenibilità ambientale - che avrà un primo appuntamento a breve a Lima per poi concludersi a Parigi nel 2015 - così come il confronto sul Finanziamento per lo Sviluppo che si sta sviluppando in parallelo faticano ancora a delineare una visione comune condivisa. 

 L'Unione interparlamentare dal canto suo ha inteso contribuire sottolineando in particolare due questioni cruciali. La prima, sulla quale anche io sono intervenuta, sulla necessità di mettere al centro dell'Agenda post-2015 una concezione innovativa dello sviluppo, capace di includere la sostenibilità ambientale e sociale. L'idea di sostituire i MDGs con i Sustainable Development Goals deve essere tradotta individuando obiettivi e target coerenti, che rendano misurabili i risultati che intendiamo ottenere. In questa direzione una buona notizia: le Nazioni Unite hanno costituito un Gruppo di esperti ad hoc per definire gli indicatori statistici capaci di misurare lo sviluppo sostenibile andando oltre il Pil chiamando il prof. Enrico Giovannini a co-presiederlo. Il secondo punto che la UIP ha giustamente sottolineato riguarda il tema della "governance democratica" dello sviluppo e dunque della necessità di coinvolgere nelle scelte i Parlamenti in quanto rappresentanti dei cittadini. 

Nel pomeriggio, dopo un pranzo di lavoro con il Presidente dell'Assemblea Generale,  altri due temi molto rilevanti. Il primo relativo alla distanza tra i Parlamenti e i cittadini, alla  sfiducia diffusa verso la politica e le istituzioni parlamentari. Mi colpisce una parte del documento preparatorio di questo incontro che recita: "... Una combinazione tossica di contrapposizione frontale, promesse non mantenute e percezione di incapacità a portare cambiamenti positivi mina la fiducia dell'opinione pubblica nei confronti della sfera politica." E ancora: " la copertura mediatica genera e rafforza la percezione negativa concentrando l'attenzione sugli aspetti spettacolari, teatrali dei parlamenti, che sono più sensazionali del dibattito e della deliberazione che rappresenta la parte maggiore del lavoro parlamentare".

In poche parole, tutte le istituzioni politiche nazionali, spiazzate dalla dimensione globale dei problemi, appaiono inefficaci e ciò colpisce i Parlamenti ancora più dei Governi. Come dare risposte ai cittadini, dimostrare una capacità di ascolto ma anche di risoluzione dei loro problemi quotidiani? 

Infine il terzo tema della giornata riguarda l'empowerment delle donne. Introdotto dalla Presidente del Parlamento dell'Uganda questa parte della giornata ha mostrato una grande adesione e sintonia da parte di molti colleghi, sia uomini che donne. Si registra ovunque un grande impegno a favorire una equilibrata rappresentanza tra i due generi. Racconto brevemente la nostra esperienza e la discussione in corso sulla nuova legge elettorale. Accenno, perché non era esattamente all'ordine del giorno, anche al tema - per noi prioritario - del contrasto alla violenza sulle donne che viene assunto come materia di approfondimento per il prossimo futuro.  

Concludiamo la giornata con l'inaugurazione, sempre nel Palazzo delle Nazioni Unite,  della mostra "Frate Francesco: Tracce, Parole, Immagini". Si tratta di materiali preziosi, alcuni dei quali per la prima volta fuori dall'Italia. Incontro qui il Padre Custode del Sacro Convento Gambetti, insieme a Padre Enzo Fortunato e al Sindaco di Assisi. È una grande emozione portare il saluto, di fronte a tanti amici italiani e umbri ma anche alle più alte autorità religiose qui a New York. Una felice coincidenza che mi rafforza nella convinzione che il messaggio di Francesco, per la pace, il dialogo, il rispetto della natura, sia oggi più attuale che mai. 

Cena infine nella residenza del nostro Ambasciatore alle Nazioni Unite Sebastiano Cardi con alcuni ambasciatori di altri paesi: parliamo di moratoria sulla pena di morte, Libia, diritti umani, lotta al terrorismo di Isis, riforma del Consiglio di Sicurezza, ruolo dell'Italia - che presiede il comitato ECOSOC - nel lavoro che ci porterà all'Agenda di sviluppo post-2015. Come spesso accade in circostanze analoghe, ne esce l'immagine di un Paese che, grazie alla Rappresentanza italiana all'Onu, mostra una notevole la capacità di iniziativa e da' un contributo importante sui principali dossier. Forse in Italia ne dovremmo essere più consapevoli.


"NON DIMENTICHIAMO DI PARLARE A NOME DEI POPOLI..."

La seconda giornata della riunione del Comitato preparatorio della UIP comincia con il Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite Jan Eliasson (già ministro degli Esteri svedese).

"Mi piacerebbe parlare con voi in un momento più sereno." - ci dice - "Affrontiamo più crisi e conflitti oggi che nel periodo della Guerra Fredda. Il terrorismo vuole seminare paura, ridurre la qualità della nostra vita quotidiana, il confine tra terrorismo e criminalità è sempre più labile. Dobbiamo affrontare altre minacce globali: il cambiamento climatico, l'epidemia di Ebola, la violenza contro le donne, usata anche come strumento di guerra. C'e inoltre una crisi di legittimità, che colpisce i governi di tutto il mondo: qui c'è un compito enorme per i Parlamenti, che debbono adoperarsi per restituire fiducia ai cittadini. La sfiducia colpisce sia le democrazie consolidate sia quelle emergenti, soprattutto tra i giovani."

Eliasson ci ricorda le prime parole della Carta delle NU: "We, the people of United Nations..." Non dobbiamo mai dimenticare che parliamo a nome dei popoli. E  non dobbiamo mai dimenticare cosa vuole la gente: vivere in pace, una governance basata sulla trasparenza, l'informazione, la partecipazione. Oggi c'è molta più informazione e i cittadini vogliono vedere subito dei risultati, abbiamo poco riflettuto sull'impatto che le nuove tecnologie della comunicazione hanno prodotto sul rapporto tra i cittadini e le istituzioni." La discussione con il Vice-Segretario Generale si è poi sviluppata in particolare su tre punti: la necessità di rinnovare l'approccio ai temi della pace, coniugando la lotta alla povertà e per lo sviluppo alla iniziativa per la pace e i diritti umani; la impossibilità di trovare a livello nazionale risposte adeguate alle questioni globali "una buona soluzione internazionale è anche una buona soluzione nazionale"; l'urgenza di un accordo sui cambiamenti climatici.

Subito dopo, la riunione si è concentrata sulla riforma del Consiglio di Sicurezza sulla base della introduzione di uno dei membri del gruppo di lavoro, rappresentante del Liechtenstein, appositamente nominato in seno alle NU. Chiarendo immediatamente che non si è trovato ancora un accordo sul nodo, molto complesso, della composizione del CdS, e in particolare sul numero dei membri permanenti, il rappresentante delle NU ha illustrato gli obiettivi che il gruppo di lavoro si è posto, sintetizzandoli nell'acronimo ACT:  Accountability, Coherence, Trasparency.

"Il Consiglio di Sicurezza si occupa oggi di un'ampia gamma di problemi e assume molte decisioni, ma questo - ha sottolineato - avviene in forme il più delle volte non trasparenti. Rendere comprensibile il processo decisionale rafforza l'autorevolezza di questo organismo. Inoltre il gruppo sta riflettendo sulla possibilità di adottare un "codice di condotta" per quanto riguarda il diritto di veto. Non è all'ordine del giorno l'abolizione del diritto di veto ma si potrebbe forse tentare di raggiungere un accordo che escluda la possibilità di ricorrervi in alcune particolari situazioni (per esempio nei casi di genocidio, o sulla nomina del Segretario Generale)."

La mattinata si è conclusa con l'adozione di una bozza di documento per la prossima Conferenza dei Presidenti (rispetto alla quale abbiamo proposto di includere il tema delle migrazioni come una delle sfide globali che governi e parlamenti debbono affrontare anche a seguito delle crisi internazionali in corso). La IV Assemblea dei Presidenti si terrà a New York dal 31 Agosto al 2 Settembre 2015 e questo comitato si riunirà un'ultima volta a Ginevra agli inizi di Giugno.

Nel pomeriggio, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha partecipato alla conclusione della nostra riunione. Il suo intervento ha confermato la quantità e qualità delle sfide globali che dobbiamo affrontare, ha sottolineato il contributo che dai Parlamenti può venire per costruire un'agenda comune coraggiosa e scelte efficaci.



"L'ITALIA NELLE OPERAZIONI DI PACE E CONTRO LA PENA DI MORTE"

Hervé Ladsous è Under-Secretary per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite ed è stato il primo incontro bilaterale che, insieme all'Ambasciatore Cardi, abbiamo avuto in queste giornate a New York, ai margini della riunione UIP. Ci accoglie nel suo ufficio e ci ringrazia per il il contributo italiano alle operazioni di pace ONU, prima fra tutte, come è naturale, la missione UNIFIL in Libano. L'Italia, con oltre 1200 uomini e donne impegnati, è il venticinquesimo Paese contributore in assoluto, ma il primo tra i Paesi occidentali, nonché il settimo contributore finanziario alle operazioni; la missione UNIFIL è nuovamente comandata da un italiano (dopo il generale Serra, ora il generale Portolano), di una azienda italiana i droni che l'Onu sta usando in Congo e che - ci dice Ladsous - hanno enormemente migliorato l'efficacia della presenza internazionale in quel Paese.

Entriamo subito nel vivo della discussione: da poche settimane Ban Ki-Moon ha nominato un panel indipendente di alto livello guidato dal premio Nobel ed ex Presidente di Timor-Est José Ramos Horta per predisporre una proposta di riforma delle operazioni di pace dell'Onu. "Una trasformazione della natura stessa delle operazioni - ci dice Ladsous - è sempre più necessaria. I Caschi blu si trovano sul terreno a dover fronteggiare situazioni in cui non basta 'mantenere la pace', piuttosto è indispensabile prevenire la guerra o 'costruire la pace'. Servono dunque missioni più attive, nuove regole di ingaggio che vadano in quella direzione, supporti specialistici più forti e maggiori tecnologie"

Ci racconta poi che gli Stati membri mostrano sensibilità diverse attorno a questo tema mentre confermo l'attenzione e il sostegno pieno che il Parlamento italiano ha sempre dimostrato per le operazioni costruite e guidate dalle Nazioni Unite. Lo invito, se potrà venire in Italia, per una approfondimento che potrebbe coinvolgere le commissioni parlamentari e diversi esperti così da poter contribuire anche noi ad un positivo esito di questa importante riforma. 

Altro incontro bilaterale molto importante quello con l'Assistant Secretary General ONU per i Diritti Umani, Ivan Šimonović.

Šimonović è stato Ministro della Giustizia e Vice-Ministro degli Esteri in Croazia ed è da molti anni impegnato alle Nazioni Unite. L'incontro si svolge in una fase cruciale dei negoziati su alcune risoluzioni riguardanti i diritti umani in alcuni paesi (proprio nella giornata di ieri in Terza commissione si sono votare risoluzioni sulla Corea del Nord, la Siria e l'Iran) e alla vigilia di un voto su un tema che in Italia sta molto a cuore a tante realtà. Mi riferisco alla risoluzione per la moratoria sulla pena di morte che venerdì 21 verrà sottoposta al voto in Commissione, per poi essere portata all'Assemblea generale. L'Italia è molto impegnata per convincere il più alto numero di paesi a votare a favore. Nel 2012 il documento su questa stessa materia ebbe 111 voti a favore, 41 contro. La Risoluzione presentata quest'anno presenta dei miglioramenti nel contenuto, ci sono stati in questi mesi molte iniziative per spiegare le buone ragioni per la moratoria e la Rappresentanza italiana è stata protagonista di questo lavoro potendo contare sulla presenza del Presidente del Consiglio Renzi che era qui quando fu presentato il libro "Moving away from the death penalty: arguments, trends and perspective" e sulla instancabile mobilitazione di realtà importanti come la Comunità di Sant'Egidio e la campagna Nessuno tocchi Caino. 

Il colloquio si sofferma a lungo anche sul tema delle operazioni di pace che abbiamo trattato con Ladsous. "La ragione principale per cui in Italia le forze politiche ma anche la larga opinione pubblica sono fortemente a favore delle missioni ONU - dico a Šimonović - credo risieda nel fatto che esse siano non solo le più nettamente legittimate sotto il profilo del diritto internazionale ma anche quelle in cui la dimensione militare si coniuga con quella politico-diplomatica e umanitaria in modo più coerente ed esplicito". C'è molta condivisione su questo giudizio e proprio per questo anche Simonovic auspica una riforma delle operazione di pace ONU che consenta di intervenire anche prima dello scoppio dei conflitti e che sia al massimo efficace nella protezione dei civili. Ci dice di aver partecipato proprio ieri all'audizione dell'inviato speciale Onu per 'Iraq, di essersi recato recentemente in quel paese, di aver parlato con tutte le espressioni religiose ed etniche che stanno subendo le violenze di ISIL. Parliamo della responsabilità della comunità internazionale di fare tutto ciò che è possibile per proteggere quelle persone e per sconfiggere con ogni mezzo - militare ma anche politico e culturale - una minaccia terribile e pericolosissima come ISIL. 

Ci lasciamo augurandoci di poter avere una buona notizia dal voto di venerdì sulla moratoria per la pena di morte e ribadendo l'impegno del nostro Paese per far crescere il rispetto dei diritti umani nel mondo e per sostenere il grande lavoro delle Nazioni Unite in questo campo.


"A WASHINGTON, MENTRE OBAMA REGOLARIZZA 5 MLN DI CLANDESTINI"

"Una tappa breve, ma molto interessante e intensa a Washington prima di rientrare in Italia. Arriviamo qui in un momento molto particolare, a poche settimane dal voto di mid-term, che ha consegnato ai Repubblicani la maggioranza anche al Senato e rafforzato quella alla House, e alla vigilia dell'annuncio del Presidente Obama di un provvedimento esecutivo in materia di immigrazione. Una svolta storica che porta alla regolarizzazione di cinque milioni di clandestini:"Eravamo stranieri anche noi", dice il Presidente.

In un clima frenetico di votazioni in corso incontriamo i Democratici Italo-americani Rosa De Lauro e Bill Pascrell, quest'ultimo Co-chair del Italian American Congressional Delegation. Avevo già incontrato Pascrell in precedenza mentre non conoscevo la De Lauro che ho trovato davvero molto interessante. La sua lettura sulla recente sconfitta di Obama, più che dei Democratici, mi offre una chiave interpretativa che nei commenti italiani non è sembrata prevalente. "E' mancata una politica nazionale sull'economia che riuscisse a parlare a quei ceti che i Democratici vorrebbero rappresentare: le persone che lavorano, la classe media, che hanno visto il loro tenore di vita peggiorare mentre i ricchi diventavano sempre più ricchi". E ora, che succederà per i prossimi due anni? Quale sarà il rapporto tra il Presidente e il Congresso a maggioranza repubblicana? "Il Presidente deve andare avanti, portare le sue proposte. Abbiamo pagato anche qualche incertezza di troppo negli ultimi anni, e la ricerca estenuante e inconcludente di compromessi con i Repubblicani nel Congresso". Sia da Pascrell che dalla De Lauro avverto il legame  profondo che hanno con l'Italia, la simpatia e il sostegno per le sfide che stiamo affrontando, l'interesse e la voglia di moltiplicare le occasioni di cooperazione e di conoscenza. 

Proseguiamo il nostro giro al Congresso - dove tra l'altro tutti possono entrare anche senza appuntamento semplicemente sottoponendosi ai controlli di sicurezza - e raggiungiamo l'ufficio di Jim Clyburn, Assistant Minority Leader. È sostanzialmente il numero tre della gerarchia dei democratici alla House, proviene dalla South Carolina, è conosciuto per le sue battaglie sui diritti civili. 

Anche lui commenta con noi la sconfitta dei Democratici attribuendola in qualche modo ad una fisiologica alternanza tra conservatori e progressisti. Ci dice di aver partecipato ad un incontro ristretto con il Presidente sul tema dell'immigrazione su cui Obama annuncerà il suo executive Act in serata e difende questa opzione ricordandoci la storia di questo paese. "Se Lincoln  - ci dice - non avesse deciso con un atto del Presidente noi non avremmo abolito la schiavitù. Ci sono dei temi sui quali il Presidente deve anticipare e spingere il Congresso e i diritti civili dei migranti è uno di quei temi." Anche a lui chiedo come pensa saranno i prossimi due anni, quale sarà la convivenza tra il Presidente Obama e i Repubblicani. Anche Clyburn ci ricorda la durissima opposizione dei Repubblicani alla riforma della sanità voluta da Obama e non sembra attendersi un atteggiamento di maggiore apertura ora che anche al Senato il GOP ha una forte prevalenza. Lo salutiamo, non prima di averlo invitato a venire in Italia, mentre lui mi cita il Festival dei due Mondi di Spoleto!  Uscendo, notiamo una serie di oggetti e poster raffiguranti tartarughe. " Lente, pazienti ma molto, molto determinate - ci dice - un ottimo esempio anche per la politica". 

Passiamo al Center for American Progress dove si sta svolgendo un seminario cui partecipano esponenti di diverse forze progressiste europee. Matt Browne mi chiede di raccontare le linee principali della riforma elettorale in discussione in Italia. Rapida discussione. Molto interesse, direi vero tifo, per lo straordinario programma di cambiamento che Matteo Renzi sta cercando di realizzare. 

Ci trasferiamo al Dipartimento di Stato per vedere Laura Miller, Vice Rappresentante Speciale per l'Afghanistan. È stata molte volte in Afghanistan in questi mesi e ha molti elementi sulla fase che si è aperta in quel Paese dopo l'elezione del Presidente Ghani e l'accordo che ha portato lo sfidante Abdullah al l'incarico di Primo Ministro. La Miller ci esprime il forte apprezzamento Usa per il contributo italiano alla stabilizzazione in Afghanistan. Parliamo di come la comunità internazionale dovrà continuare a sostenere sia economicamente che con una diversa presenza militare gli sforzi in atto per una vera transizione democratica. Le racconto del lavoro che stiamo portando avanti nel Parlamento italiano in particolare con le parlamentari afgane e lei mi segnala forti progressi in atto per quanto riguarda la condizione e il ruolo femminile, anche grazie al protagonismo della "first lady" molto impegnata per l'affermazione dei diritti delle donne. Lo scambio di idee si allarga al ruolo dei paesi vicini, con particolare attenzione al Pakistan che ha avuto e ha una influenza indubbiamente molto forte in quell'area. 

Torniamo al Congresso per incontrare Patrick Joseph "Pat" Tiberi, Repubblicano, che insieme a Pascrell presiede il Caucus Italo-Americano. Considera la vittoria Repubblicana alle ultime elezioni di mid-term principalmente il frutto di una forte contrarietà dell'elettorato verso Obama. È molto preoccupato per quello che può accadere dopo l'executive Act del Presidente sull'immigrazione, che a suo avviso provocherà una reazione molto dura e radicale tra molti suoi colleghi. Esprime una posizione tutto sommato moderata e aperta sul tema immigrazione: " Non credo che queste persone, presenti illegalmente negli Stati Uniti, debbano essere deportate ma non sono d'accordo che si offra loro un sentiero privilegiato per diventare cittadini. Io ho molti parenti in Italia che avrebbero voluto in questi anni trasferirsi qui e che si sono messi in fila per ottenere un permesso regolare senza mai poterlo avere. Sarebbe uno schiaffo per quelle persone se noi oggi concedessimo la cittadinanza a chi è qui fuori dalla legge. Secondo me su una materia così complicata  dovrebbe intervenire il Congresso e non il Presidente". Più in generale Tiberi esprime l'opinione di quella parte del Partito Repubblicano che vorrebbe un confronto di merito sui singoli provvedimenti in Parlamento piuttosto che lo scontro frontale. Auspica che nei prossimi due anni possa prevalere questo spirito pragmatico e moderato ma non sembra sicuro che si possa realmente percorrere questa strada. È molto informato della vicenda politica italiana, è stato recentemente nel nostro Paese e ha parlato con molte persone, cogliendo il grande consenso che circonda Renzi e il suo programma di riforme. Lo informo sugli sviluppi degli ultimi giorni, sull'accordo alla Camera sul Jobs Act, sulla concreta possibilità che all'inizio del prossimo anno quella riforma possa concretamente partire. 

Un incontro rapido con alcuni giovani iscritti al Pd che lavorano a Washington: sono un pezzo di quella nuova comunità italiana all'estero che difficilmente puoi definire "emigrante". Hanno voglia di dare un contributo alla politica in Italia, hanno voglia di consigliare il Governo e il Parlamento su molti dei temi all'ordine del giorno e chiedono sostanzialmente un canale di comunicazione effettivo, che li faccia sentire parte dell'Italia che vuole cresce e cambiare. Provo a rispondere alle loro molte domande e mi impegno ad aiutarli a trovare gli interlocutori giusti nel Pd in parlamento e nel governo. 

La serata si conclude con la cena a Villa Firenze alla quale il nostro ottimo Ambasciatore Bisogniero ha invitato alcune personalità italiane e americane a diverso titolo interessate a capire cosa stiamo facendo in Italia, quali sono le prospettive per le riforme. Dopo una mia breve introduzione, molte domande soprattutto sulla riforma del Bicameralismo, su quella elettorale, sul decreto Art Bonus e sulla cultura, sul Jobs Act. Anche questa serata dimostra la fortissima attenzione negli Stati Uniti per il nostro Paese e l'enorme aspettativa per i cambiamenti necessari sui quali governo e parlamento stanno lavorando. Non possiamo non farcela".        


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