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Franceschini: Nessun big bang. Quest'anno si sistemano le cose - Intervista al Corriere della Sera

24 Gennaio 2014

Finché c'è il bicameralismo nessuno ha vantaggi ad andare al voto. Le tensioni nel partito? lo non avrei detto la frase di Matteo e non avrei avuto la reazione di Cuperlo




di MONICA GUERZONI

«Quante dietrologie! Questo bisogno mediatico di fare tutti i giorni notizia è una malattia».

Cosa c'è dietro il lungo silenzio che solo ieri il premier ha rotto, ministro Dario Franceschini?

«È tutto molto semplice, quando si hanno responsabilità di governo ci possono essere giorni in cui si sceglie di lavorare lontano dai riflettori».

Con quali risultati?

«Io credo si sia trovato il giusto equilibrio, che smentisce le voci quotidiane di attriti tra Enrico e Matteo. Mentre Renzi chiudeva l'accordo sulla legge elettorale, Letta lavorava all'agenda di governo. E stata una scelta di buon senso. Il premier ha favorito l'accordo, ma restando fuori dalle trattative, il che è servito a evitare una legge elettorale a maggioranza coinvolgendo l'opposizione».

Poi però Renzi ha stoppato la firma del contratto di governo, che Letta sperava di chiudere entro oggi.

«Possibile che ogni cosa debba essere vista come rivalità tra Letta e Renzi? E un incubo, per il sistema Paese e per i diretti interessati».

Ora mi dirà che non c'è una vittoria politica di Renzi...

«Mi rifiuto di entrare in questo schema. State tutti aspettando un big bang che non ci sarà, sia Letta che Renzi hanno interesse a far sì che il 2014 sia l'anno in cui si sistemano le cose per consentire a chi verrà dopo di riuscire a governare».

C'è chi pensa che le cose si possano sistemare con Renzi che va a Palazzo Chigi, senza passare per le urne.

«Perché non credere mai alle parole? Renzi ha detto tante volte che a Palazzo Chigi ci arriverà per legittimazione popolare e non con una scorciatoia».

Si può sempre andare a votare.

«Certo, ma con la legge elettorale non modificata e in conseguenza di un disastro complessivo nessuno vuole andarci. Chi mai avrebbe vantaggio a ritrovarsi di nuovo senza maggioranza e ancora in un sistema bicamerale? Penso davvero che leggere tutto nella chiave della rivalità sia una malattia».

Non dica che è colpa dei giornalisti, la rivalità esiste e sembra aver fermato le macchine del governo.

«Le assicuro che non è così. Nella settimana in cui si affronta un percorso difficile e complicato tra commissione e aula, il buon senso fa capire che non sono i giorni giusti per affrontare i temi dell'agenda e dell'assestamento della squadra. La riforma del sistema di voto andrà in Aula la settimana prossima e quella successiva. Per questioni di regolamento e di contingentamento dei tempi, inevitabilmente si andrà a chiudere l'Impegno 2014 dopo l'approvazione della legge elettorale alla Camera, nella prima settimana di febbraio. Ma non c'è nessun blocco, nessuno stop».

Su preferenze e premio si continua a litigare. Ce la farete?

«La proposta uscita è un punto di mediazione positivo e insperabile fino a una settimana fa e bisogna dare atto a Renzi di aver allargato all'opposizione tenendo dentro la maggioranza. Qualche tensione però sarà inevitabile. Poiché è evidente che ogni forza ha qualche aspetto che vuole cambiare, conviene partire dal metodo. Il testo si può migliorare purché ci sia l'accordo sulle modifiche tra le forze che hanno condiviso il testo base, preferenze o liste bloccate comprese».

Teme anche lei, come Renzi, i franchi tiratori del Pd?

«Premesso che alla riunione dei gruppi con il segretario ho ascoltato un dibattito molto civile, le leggi elettorali non si fanno con maggioranze variabili o eterogenee, né con voti a sorpresa, perché quando si fanno così escono dei pasticci. Quindi le correzioni si fanno solo se c'è l'intesa. Spero che si recuperi anche un rapporto costruttivo con Lega e Sel, visto che Grillo chiude ogni varco al dialogo».

È almeno un mese che siete fermi, quando vedremo il rilancio?

«Non c'è nessun vuoto, nessun mese perso. Si era detto che entro gennaio sarebbe andata in Aula la legge elettorale e che entro la fine del mese avremmo avuto la nuova agenda, alla quale Enrico sta lavorando. La prossima settimana ci sarà la Direzione del Pd e appena approvata la legge elettorale passeremo alla seconda fase. Nel frattempo il consiglio i dei ministri lavora e in Parlamento ci sono provvedimenti importanti e decreti in conversione».

È sicuro che ci siano le condizioni per arrivare al 2015? Perfino il filo-governativo Cuperlo dice che, se Renzi non ci mette la faccia, è meglio andare a votare.

«Questa distinzione tra governo e maggioranza che lo sostiene è virtuale. Il governo è espressione della maggioranza e anche il Pd sta lavorando sui contenuti da mettere al centro del programma di un anno, non di vent'anni».

Letta bis o rimpasto?

«La domanda va rivolta al premier e al capo dello Stato».

Zanonato, De Girolamo... Chi esce e chi entra? Franceschini ride:

«Siccome abbiamo chiarito che non si affronterà il tema finché non avremo approvato la legge elettorale alla Camera, potete risparmiarvi le gallerie fotografiche dei ministri che escono ed entrano».

Grazie del consiglio. Ma Renzi indicherà qualche nome? Si legherà le mani oppure no?

«Siamo sempre lì, al fatto che io credo alle parole. Il segretario ha detto che la nuova squadra è competenza di Palazzo Chigi e del Quirinale. Se ci sarà questa operazione dovrà servire a rafforzare sia i contenuti che la squadra, ma lo decideranno loro».

Cuperlo denuncia la «gestione autoritaria» di Renzi.

«Io penso che sia possibile un equilibrio tra leadership forte e collegialità. Mi è dispiaciuto per le dimissioni di Cuperlo, ma bisognava far prevalere la politica e tutti capiscono che ora una spaccatura fa solo male al Pd».

Chi ha sbagliato, Cuperlo o Renzi?

«Non avrei detto la frase di Renzi e non avrei avuto la reazione di Cuperlo. Ma ognuno ha il suo carattere».

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Leggi l'intervista in pdf


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