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07 Giugno 2013

L'editoriale di Marina Sereni

Non c’è più tempo per polemiche sterili, per i tatticismi, per i rinvii. Vale per l’attività di Governo, per il Parlamento, per il partito. Chi ha voglia di fare sul serio, chi ha voglia di cambiare lo dimostri con i comportamenti concreti.

Il Governo ha tracciato i binari su cui intende muoversi. Nei prossimi giorni arriva alla Camera il Disegno di Legge per riformare radicalmente il finanziamento ai partiti mentre al Senato si avvia l’iter del Disegno di Legge costituzionale per dare vita al Comitato parlamentare che, al termine del lavoro dei Saggi, dovrà formulare una proposta di riforma. Non è un caso che su entrambi questi ddl il Governo abbia chiesto la procedura d’urgenza.

Fare bene e fare presto, se non si fa ora non si fa più. Mi spaventano le interviste il cui unico scopo è quello di marcare una posizione radicale (“o si fa così oppure io non ci sto”), le semplificazioni, l’invocazione di referendum tra gli iscritti su materie che dovrebbero essere invece approfondite, confrontate, mediate. Ha fatto bene Epifani a proporci una riunione seminariale della Direzione sulle riforme istituzionali: spero sarà l’occasione per un confronto tra di noi che vada oltre le formule. Anche perché le riforme non le possiamo fare da soli e anche questo punto politico dovrebbe essere trattato con maggiore moderazione e senso della realtà. Non mi piace la parola “pacificazione” ma non capisco neppure quelli che ritengono che ogni scelta condivisa con il centrodestra sia, per questa sola ragione, sbagliata e inaccettabile. Se avessero ragionato così i nostri Padri e Madri costituenti avrebbero fallito!

Letta e i suoi ministri stanno cominciando a lavorare nel merito anche sul terreno delle politiche economiche e sociali: attivismo in Europa, priorità lavoro e impresa, fare il possibile per uscire dalla morsa della recessione e dell’austerità. Il Pd ha tutto l’interesse a far sì che lungo quella linea si ottengano risultati. Risultati veri, non promesse o miracoli. Non ci aiuta leggere ogni giorno di qualche esponente del Pd che starebbe lavorando per accorciare la vita del Governo. Magari sono solo ricostruzioni giornalistiche, retroscena fasulli, ma se non ci fossero saremmo tutti più contenti…

Infine il Pd. Quasi completati gli assetti, con la nomina della nuova segreteria e della commissione per il Congresso. Abbiamo tante risorse, fuori e dentro il Parlamento, che forse non sono ancora pienamente impegnate e valorizzate. Sento una forte insofferenza verso il correntismo e la rappresentazione del Pd come somma di pezzi differenti che trovano composizione soltanto nella spartizione degli incarichi. E leggo che Epifani ha intenzione di superare questo stato di cose. Bene, ma attenzione: non confondiamo il pluralismo – delle idee, delle culture, delle sensibilità – con il correntismo e il personalismo esasperato. Un grande partito ha bisogno sia di parlare alla società nel suo insieme – e dunque a sensibilità, esperienze, generazioni, territori diversi – sia di offrire una visione, un progetto, una sintesi. E’ illusorio pensare di poter ottenere una identità più chiara semplicemente comprimendo il pluralismo. Semmai si tratta di rifondare il Pd come comunità, come grande casa comune, come progetto aperto ma non indefinito. In fondo è questo il primo passo per fare un Congresso utile.



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