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Unire per il cambiamento

12 Ottobre 2012

L'editoriale di Marina Sereni


Siamo dentro una situazione carica di incertezza e di interrogativi. Si avverte quasi fisicamente il disagio e la preoccupazione che tocca la vita di tante persone e complessivamente la prospettiva dell'intero Paese.
Sul piano economico e sociale non si possono fare purtroppo previsioni ottimistiche. Le scelte europee continuano ad essere insufficienti e poco efficaci, l'eccesso di austerità sta prolungando la recessione, la Grecia e' allo stremo, la Spagna in grande difficoltà e noi non possiamo dormire sonni tranquilli. Si prepara un autunno difficile e la legge di stabilità che il Governo ha licenziato nei giorni scorsi ha poche luci e molte ombre. Dopo molte manovre di riduzione della spesa, con gli inevitabili effetti depressivi sulla crescita, era ed e' giusto intervenire per alleggerire il carico fiscale sulle famiglie e sui lavoratori. Ma il quadro complessivo risulta a tutt'oggi iniquo: abbassare le aliquote Irpef dei primi due scaglioni mentre si aumenta l'Iva, si riducono le detrazioni e si tassano gli assegni di invalidità, tagliare ancora sulla Sanità pubblica, intervenire nuovamente sulla scuola, bloccare le retribuzioni dei dipendenti pubblici, toglie ai ceti medio-bassi più di quello che da'. Senza contare la situazione dei cosiddetti "incapienti", coloro cioè che hanno redditi tanto bassi da essere esenti dal pagamento dell'Irpef, ai quali si toglie soltanto.
Nel complesso i provvedimenti economici di questo ultimo scorcio di legislatura - oltre alla legge di stabilità i recenti decreti sullo sviluppo e sugli Enti Locali e le Regioni - presentano dunque diverse criticità che, pur nei margini ristretti che conosciamo, dovremo fare ogni sforzo per modificare nel segno dell'equità.

La crisi politica intanto si fa sempre più acuta.
La trasferta romana di Formigoni ieri si è conclusa con una beffa. Anziché dimettersi, il Governatore della Lombardia porta a casa la patente di buon amministratore e l'autorizzazione a nominare una nuova Giunta, come se l'altra non fosse stata opera sua! Mentre la Polverini, dopo le dimissioni, si rifiuta di indire entro i novanta giorni di legge le elezioni per il Lazio.  Ancora più degli scandali e delle inchieste sono questi comportamenti a dare la misura della qualità di una classe dirigente del fu-Pdl irresponsabile, arraffona, abbarbicata alla poltrona, incurante del danno che si sta producendo alla credibilità delle istituzioni democratiche. E dalla Lega, che manifesta con la ramazza promettendo di far pulizia e poi salva Formigoni, arriva la conferma che nel Carroccio la svolta deve ancora arrivare.
Sono queste vicende ad alimentare ogni giorno di più la sfiducia e la disaffezione dei cittadini verso la politica. Noi dobbiamo saper ascoltare questi sentimenti distinguendo le ragioni dell'indignazione dai torti dell'antipolitica e del qualunquismo. Noi siamo, pur con tutti i nostri difetti, l'unico partito ancora in piedi in questa tempesta e tocca a noi cercare di ricostruire, attraverso la partecipazione, un minimo di fiducia o almeno di dialogo con i cittadini. Le primarie devono essere questo. Se si trasformassero in uno scontro aspro e scomposto avrebbero l'effetto magari di galvanizzare i tifosi ma di allontanare il grosso dei nostri elettori.

La discussione sulla legge elettorale ha portato ieri all'approvazione del testo base in Commissione al Senato. Come temevamo non si è riusciti a trovare un accordo e l'impianto su cui Pdl, Udc e Lega si sono ritrovati e' del tutto insoddisfacente. Oltre alla reintroduzione delle preferenze, che fatta ora in mezzo agli scandali sui voti comprati dalla 'ndrangheta ha dell'incredibile, il sistema sembra scritto apposta per rendere il nostro Paese ingovernabile. I cittadini ci chiedono di poter scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e un indirizzo di Governo. Se  la proposta in discussione diventasse legge il lunedì sera del voto magari si saprà chi ha vinto ma difficilmente si saprà chi avrà la responsabilità e la forza per governare. In un tempo di crisi così grave e con un così forte distacco dei cittadini dalla politica è un rischio che l'Italia non si può permettere.
La palla ora è nelle mani dei partiti in Parlamento. Il comportamento dell'Udc sarà interessante: non solo per capire se, come Casini ha detto più volte, davvero si vuole fare una legge elettorale condivisa dalle principali forze che sostengono il Governo Monti o se si sta consumando una rottura. Ma anche per capire se e su quali basi i leader dell'Udc si fida del "passo indietro" di Berlusconi e ritiene possibile una riaggregazione del centro-destra che ingloberebbe anche l'attuale area di centro. Come ha sottolineato Franceschini e' lecito sostenere per dopo le elezioni un nuovo Governo Monti ma fare una legge elettorale per rendere inevitabile questo scenario non e' serio. Peraltro, credere che Berlusconi e i suoi sodali possano improvvisamente convertirsi ad una concezione della politica seria e responsabile, fatta di molti sacrifici e nessun lustrino come quella proposta e attuata da Monti, è una ingenuità che un politico di lungo corso come Casini può compiere solo se vuole. Noi vogliamo candidare un'alleanza di Democratici e Progressisti a guidare il Paese e faremo di tutto per avere dagli elettori un consenso ampio sulla base di un programma credibile. Ma lo facciamo con la consapevolezza delle sfide che ci attendono. Ed è per questo che il Pd di Bersani ha espresso con nettezza la volontà di costruire un patto di legislatura tra progressisti e moderati per portare avanti le riforme, e su questa base chiede l'impegno di tutti coloro che vorranno partecipare  alle primarie del centrosinistra. Nel 1994 la divisione tra il campo progressista e quello di centro portò alla vittoria di Berlusconi. Non solo noi dovremmo aver imparato la lezione.
 

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