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Responsabilita' e serieta': non deludiamo la nostra gente

05 Ottobre 2012

L'editoriale di Marina Sereni



Oggi e domani il Pd affronterà un passaggio stretto e complicato. Oggi, la Commissione Statuto si riunisce per definire la deroga alla norma che prevede la candidatura unica del Segretario nazionale nelle primarie di coalizione per la premiership. Domani, l'Assemblea dovrà votare quella modifica statutaria e prendere le decisioni conseguenti sulle regole che il Pd proporrà al tavolo dell'alleanza di centrosinistra.
La posta in gioco e' molto alta e sentiamo tutto il peso delle scelte che ci attendono. Siamo l'unico partito in piedi: con i nostri limiti, con i difetti di un'organizzazione di donne e di uomini che vivono un tempo confuso, la fine travagliata di una stagione in cui troppo spesso - nella società come nella politica - l'interesse particolare, la ricerca del successo o della ricchezza individuale, la disonesta' hanno avuto la meglio sull'etica, sulla serietà, sul bene comune.  Siamo l'unico partito democratico, abbiamo iscritti, circoli, organismi. Siamo una comunità di persone che condividono valori e progetti e che sanno di dover dare risposte serie e credibili ai nodi drammatici che la crisi economica e sociale ha squadernato davanti a noi. Possiamo candidarci a guidare l'Italia dopo il 2013 partendo dalla consapevolezza che questo Paese, dopo Monti e l'emergenza, ha bisogno di una politica coraggiosa, capace di indicare e costruire grandi processi riformatori.

Vorrei che fossero chiari questi due punti: siamo un partito e abbiamo una grande responsabilità per il futuro dell'Italia. La materia di cui discutiamo e discuteremo nelle prossime ore - le regole per le primarie -  non e' dunque nella disponibilità del Segretario o degli altri candidati: e' nelle mani dell'Assemblea, un organismo ampio nato con le primarie nel 2009, unico legittimato a cambiare lo Statuto.

Fare delle buone regole per le primarie che ci accingiamo a svolgere non e' dunque una responsabilità di chi, con grande generosità e spirito di apertura, ha deciso di non avvalersi di un articolo dello Statuto che gli avrebbe consentito di partecipare da solo ad eventuali primarie di coalizione.

Se banalizziamo questo punto, dandolo per acquisito e scontato, mostriamo di non conoscere la nostra gente, lo stato d'animo di tanti iscritti, militanti, dirigenti che, pur apprezzando la volontà di Bersani di partecipare ad una competizione aperta, non hanno desiderio di una gara aspra, foriera di divisioni, polemiche,  litigi. Allora dico, prima di tutto a me stessa, abbassiamo i toni e ragioniamo pacatamente.

Le primarie di coalizione che ci apprestiamo a tenere (e che saranno sul piano organizzativo, come e' ovvio ma spesso dimenticato, sulle spalle di tanti militanti e volontari del Pd...) sono le prime dopo quelle del 2005 che indicarono Romano Prodi come candidato del centrosinistra. Non possiamo avere una visione tanto "romantica" delle primarie da ritenere, o fingere di ritenere,  di essere oggi nelle stesse condizioni di allora. Intanto oggi c'e' il Pd e allora eravamo ancora ai Ds e alla Margherita. In secondo luogo l'esito di quella consultazione era del tutto prevedibile: tutti si dava per scontato che il vincitore sarebbe stato Prodi. Quel momento di partecipazione democratica servi' semmai per dare una legittimazione popolare ad una figura che non era leader di un partito.
Oggi la competizione e' aperta e vera: chi vincerà avrà la responsabilità di guidare il centrosinistra al voto, con discrete possibilità di vittoria.  
Se queste valutazioni sono vere, e credo siano difficilmente confutabili, perché gridare allo scandalo se si cercano modalità e regole di trasparenza per rendere queste primarie una roba seria? Perché alimentare il sospetto che si voglia ridurre la portata della partecipazione che chiediamo ai cittadini? L'ipotesi di avere per un lungo periodo precedente al voto, e fino al giorno delle primarie, dei luoghi in cui i cittadini, elettori del centrosinistra, possano recarsi per registrarsi e ricevere le informazioni e il documento per votare al primo e al secondo turno in quale modo limita la partecipazione? Non si stanno cambiando le regole in corsa: l'unica regola che stiamo davvero cambiando e' quella dello Statuto del Pd. Fatta quella scelta, si tratta di decidere come realizzare un percorso di partecipazione che sia inattaccabile e incontestabile. Dovremo pur far tesoro di una pluralità di esperienze locali, piccole o grandi, che ci dicono che lasciare tutto alla spontaneità e all'improvvisazione nella giornata dei gazebo rischia di dar luogo a spiacevoli conseguenze!

Le regole, soprattutto quando sono tese a garantire trasparenza, sono una garanzia per tutti. E quanto più la gestione e' condivisa tanto più sono efficaci e rendono il momento delle primarie forte e utile per le elezioni vere.

Ieri sera in un'assemblea del Pd a Como sulla Carta d'Intenti ho sentito tanti amici e compagni parlare di programmi e valori e chiedere a noi, al gruppo dirigente nazionale di questo partito, di lavorare per sanare quella frattura tra politica e cittadini che rischia di trascinare anche noi dentro una generale e profonda disaffezione e sfiducia. Ecco, le primarie del centrosinistra possono essere una grande occasione per guardare in faccia  gli elettori e confrontarci con le loro domande, mettendo in campo idee e proposte, oppure un fattore di lacerazione che alla fine sancisce una separazione dalla società trasformandosi in una conta interna e autoreferenziale. Non deludiamo la nostra gente: discutiamo e decidiamo con serietà, senza minacce e inutili drammatizzazioni, costruiamo le condizioni perche' dalle primarie esca un Pd piu' unito e credibile. 

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