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E' il tempo della politica responsabile

28 Settembre 2012

L'editoriale di Marina Sereni

 

Le dichiarazioni del Presidente Monti hanno suscitato una ridda di interpretazioni e reazioni. Avrà parlato ai mercati o alla politica? Vorrà davvero tornare a fare il Presidente del Consiglio dopo il voto della primavera prossima? Domande legittime che rischiano tuttavia di essere un diversivo rispetto alle urgenze di oggi e alle sfide di domani.

E' principalmente merito del Pd se Silvio Berlusconi da quasi un anno non e' più a Palazzo Chigi e se Mario Monti ha potuto lavorare in questi mesi per ricostruire la credibilità del nostro Paese in Europa e nel mondo, sottoponendo al Parlamento riforme molto impegnative che noi abbiamo approvato, sempre cercando di attenuarne l'impatto sociale sui più deboli. 

Per noi Monti dunque e' e resterà  una risorsa straordinaria anche dopo il voto.

Ma ciò non può offuscare il fatto che da qui alle elezioni prossime le forze politiche hanno il dovere prima ancora che il diritto di presentarsi agli elettori con una proposta programmatica, una visione per il futuro dell'Italia che vada oltre l'emergenza di questi mesi drammatici, un candidato Presidente del Consiglio.

Siamo una grande nazione democratica, una delle principali potenze industriali del mondo, uno dei paesi fondatori dell'Unione Europea: cosa dobbiamo auspicare per le prossime elezioni? Certo non che esca dalle urne un Paese ingovernabile tanto da dover richiamare in servizio "i tecnici"! Credo piuttosto che sia desiderabile uno scenario in cui sia a destra quanto a sinistra e al centro si mettano in campo programmi credibili e responsabili. Dopo il 2013 avremo ancora problemi molto seri da risolvere e chi oggi comincia la campagna elettorale facendo promesse incredibili  (fuori la Germania dall'euro, via l'IMU e magari anche "più crociere per tutti"...) non e' adatto a governare l'Italia, sia che si chiami Silvio Berlusconi sia che abbia volto e nome nuovi.

Ecco perché e' necessario lanciare l'allarme sul rischio concreto di una legge elettorale che non consenta di individuare, la sera del voto, chi ha vinto e chi ha la responsabilità di guidare il Paese! La proposta avanzata dal Pdl al Senato chiarisce purtroppo le vere intenzioni di Berlusconi: di fronte a sondaggi che ne decretano la molto probabile sconfitta sta cercando di fare, per la seconda volta dopo il Porcellum, una legge elettorale che impedisca al campo progressista e democratico di governare. E' vero che nessuna legge elettorale garantisce in se' governabilità e stabilita', altra cosa pero' e' fare consapevolmente una legge che, nell'attuale quadro italiano, produrrebbe sicuramente la palude e la paralisi delle istituzioni.

Questa e' la prima urgenza politica delle prossime settimane in Parlamento. Ingaggiamo un confronto aperto sulla legge elettorale, facciamo capire ai cittadini qual e' la posta in gioco. Mi auguro che nei prossimi giorni commentatori ed esperti si esercitino, come fa sempre puntualmente il Prof. D'Alimonte, a spiegare agli Italiani le conseguenze di un modello di legge che non preveda un adeguato incentivo alla governabilità. Se poi dovessimo trarre qualche conseguenza per quanto riguarda la legge elettorale dagli scandali vergognosi della Regione Lazio forse bisognerebbe riconoscere che meglio, molto meglio, delle preferenze sarebbe tornare ai collegi uninominali come propone il Pd.

C'e' una seconda urgenza, accanto alla riforma elettorale, ed e' la legge anticorruzione in discussione anche essa al Senato. Del testo licenziato alla Camera abbiamo già detto nei mesi scorsi: e' una legge migliorabile ma molto forte, che risponde alla maggior parte delle questioni poste dall'Europa. Se ci sono le condizioni per un'approvazione immediata di quel testo si può rinunciare anche all'obiettivo di migliorare le norme in alcuni punti non del tutto soddisfacenti. Ma il Governo non può accettare veti ne' tattiche dilatorie da parte del Pdl: se la situazione non si sblocca meglio mettere la fiducia e vedere chi ha il coraggio di votare contro.

La crisi e' dura e non ci sono all'orizzonte buone notizie. L'Italia oggi non e' più nell'occhio del ciclone ma l'incertezza e' forte, l'economia e' destinata ad un periodo di recessione ancora lungo, abbiamo pochissimi strumenti e ancora minori risorse per interventi pubblici, necessari, per la crescita e il lavoro. Il malessere sociale e' profondo, le situazioni di aziende in difficoltà si moltiplicano, c'e' una rabbia crescente verso la politica che rischia di travolgere tutto e tutti. Le tensioni di questi giorni in Grecia e in Spagna ci dicono che non siamo affatto fuori dall'emergenza. Ciò dovrebbe consigliare al Governo di coinvolgere sul serio sindacati ed associazioni delle imprese per concludere la legislatura mettendo in atto misure concrete a sostegno dell'innovazione e dell'occupazione.

Infine sul Pd. Sabato prossimo si terra' l'Assemblea Nazionale per determinare, sia sul versante dello Statuto sia sul piano politico, le condizioni per lo svolgimento delle primarie di coalizione del centrosinistra. Siamo l'unico partito che si misura con un passaggio democratico e di partecipazione così significativo e credo che i cittadini apprezzino. Prima che la competizione sia ufficialmente aperta sono affiorate pero' polemiche sulle regole e questo non va bene per niente. Le regole non si scrivono per "fregare" qualcuno ma per garantire tutti e per evitare di trasformare un'opportunità di mobilitazione popolare positiva in un caos. Non si tratta di discriminare gli elettori, che sono tutti uguali per definizione. Si tratta di non snaturare lo strumento delle primarie e anzi di consolidarlo, usandolo in maniera intelligente e sobria.


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