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Le nostre sfide

07 Settembre 2012

L'editoriale di Marina Sereni

 

Mantenendo fede agli impegni di luglio la Bce di Mario Draghi ha deliberato formalmente la possibilità di acquisti illimitati di titoli da uno a tre anni per tenere sotto controllo i differenziali. E' arrivato dunque il bazooka (ma non era uno scudo?) antispread, e la Banca Centrale Europea ha operato nel rispetto delle sue prerogative e della sua indipendenza. Aspettiamo i dettagli, chiariamo i termini per l'attivazione concreta di questo meccanismo, assicuriamoci che sia sufficiente realizzare le riforme che già il Governo e il Parlamento italiani si sono impegnati a portare avanti. Ogni cautela e' giustificata dopo tante false partenze ma e' impossibile negare che siamo di fronte alla misura più concreta e più forte da quando la crisi finanziaria ha investito la zona Euro e che ieri e' stata una buona giornata per l'Europa, e una buona giornata per l'Italia. Si', perché il destino del nostro Paese e' indissolubilmente legato all'Europa, alla capacita' dei leader e dei cittadini del nostro continente di imboccare con determinazione la strada di una Unione fiscale, economica, bancaria e politica. Non c'e' contraddizione tra l'urgenza di misure "a legislazione vigente", per contrastare e sconfiggere l'instabilità e rompere il circolo vizioso austerità/recessione/debito e la necessita' e possibilità di un progetto più ambizioso che guarda agli Stati Uniti d'Europa. Anzi tra le due cose c'e' un nesso: possiamo uscire stabilmente dall'emergenza solo con un'Europa più solida sotto il profilo politico-istituzionale; d'altro canto e' indispensabile dimostrare che qui e ora le  autorità europee, ancorché imperfette e deboli,  sono in grado di dare risposte per la crescita per ridare ai cittadini, in particolare a quelli che hanno sofferto e soffrono di più le conseguenze sociali della crisi, fiducia nella costruzione europea.

E' emblematico che nel giorno in cui Draghi realizza un passo così importante in Italia la Lega Nord presenti una proposta per un referendum consultivo sull'Euro e sull'Europa "delle regioni anziché degli Stati". E' emblematico che l'ex Ministro Tremonti - che ha sulle spalle responsabilità enormi per l'attuale stato di cose - presenti il progetto di una sua lista alle prossime elezioni mettendo al centro il "recupero della sovranità nazionale". E' solo l'assaggio di quello che può accadere in campagna elettorale. In molti, a destra ma anche a sinistra, useranno argomenti e toni populisti e demagogici sul futuro dell'Europa. La caduta di Berlusconi e il lavoro di Monti hanno reso possibile uno straordinario recupero di credibilità dell'Italia in Europa e nel mondo ma e' anche grazie alla vittoria di Hollande in Francia che si e' potuta avviare una correzione di rotta nell'agenda politica europea. Ecco perché tocca a noi, al Pd, proporre e interpretare un'idea positiva e coraggiosa dell'Europa e dimostrare che le forze democratiche e progressiste hanno una piattaforma credibile e le alleanze necessarie per realizzarla, a Roma come a Bruxelles.

 

Il Presidente Napolitano e' tornato ieri a sollecitare i partiti a realizzare le riforme necessarie per riavvicinare i cittadini alla politica e ai partiti. Il dibattito sulla legge elettorale e' impantanato per responsabilità del Pdl che sta tentando di introdurre un sistema il cui unico scopo sembra essere quello di rendere l'esito del voto incerto e il Paese ingovernabile.  Fino ad oggi, con il Porcellum, chi prendeva un voto in più aveva il 55% dei Deputati. Domani, secondo il Pdl, non ci sarà nessun premio di governabilità per la coalizione vincente ma solo per il primo partito. Il tema sembra da addetti ai lavori ma non lo e' affatto: se si vuole rinnovare la politica e rafforzare le istituzioni rappresentative bisogna avere un sistema elettorale che dia stabilita' e conferisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari e l'orientamento di governo. Non possiamo mollare, dobbiamo far capire ai cittadini il gioco della destra che confonde e avvelena questo confronto.

 

Accanto a questa urgenza il Capo dello Stato ha esplicitamente fatto riferimento alla legge anticorruzione, che il partito di Alfano contrasta, e che invece dobbiamo assolutamente approvare al Senato per corrispondere a quell'insieme di riforme di cui il Paese ha bisogno per risalire la graduatoria della competitività nel mondo globale.

 

Infine tra le considerazioni del Presidente della Repubblica una riguardava l'auspicio di una norma che attui l'art. 49 della Costituzione sulla vita dei partiti. Nonostante i nostri sforzi e le nostre proposte e' probabile che questa riforma si debba affrontare nella prossima legislatura. Tuttavia i partiti possono migliorare e cambiare sulla base di una scelta soggettiva, a prescindere dalle leggi. E' esattamente questo lo spirito con il quale il Pd, dalla nascita, ha scelto lo strumento delle primarie, il codice etico per le candidature, il limite dei mandati, la certificazione dei bilanci. Norme che ci siamo dati da soli, consapevoli della necessita' di dare vita ad un partito aperto, trasparente, davvero democratico. La scommessa si ripeterà con le primarie di coalizione da cui dovrà uscire l'indicazione del candidato premier. Questo passaggio può essere il contributo del Pd alla buona politica, una risposta coraggiosa e forte alla voglia di partecipazione e di rinnovamento che ci viene da tanti elettori, simpatizzanti e iscritti. Oppure può essere una rissa disordinata, una lotta intestina, senza regole e senza contenuti, che allontana i cittadini ancora di più dalla politica e dai partiti. E' nelle nostre mani. Prepariamo seriamente questa scadenza, non banalizziamo o strumentalizziamo il tema delle regole (per poi magari scoprire dopo, come a Napoli o Palermo, che non tutto ha funzionato perfettamente), mettiamo davvero al centro le proposte di ogni candidato sapendo che, dopo le primarie, la gara vera e' per il Governo del Paese.


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