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E' competizione tra progressisti e conservatori

20 Aprile 2012

L'editoriale di Marina Sereni

 

Due temi occupano in vario modo le prime pagine dei giornali in questi giorni: i dati negativi sulla crescita e il lavoro, che continuano pesantemente a condizionare la vita di milioni di italiani, e i sommovimenti in atto nel sistema dei partiti. Il malessere sociale si salda alla disaffezione verso i partiti, crescono sia gli umori antipolitici sia i tentativi autentici di mettere in campo riforme che possano restituire credibilità ai partiti e fiducia ai cittadini. Il Pd in particolare si sta battendo in Parlamento per avere subito una nuova legge sui bilanci dei partiti, al fine di introdurre regole di trasparenza non aggirabili  e sanzioni severe per chi compie illeciti. Subito trasparenza e sanzioni perché ciò che e' emerso sin qui dai casi Lusi e Belsito, pur nelle diversità delle situazioni, e' la totale assenza di controlli da parte di autorità esterne.  Se la soluzione individuata nella proposta di legge presentata da Alfano, Bersani e Casini, non e' praticabile, come sembra sottolineare la lettera del Presidente della Cassazione, si trovi un'altra strada che consenta di ottenere l'obiettivo di sottomettere finalmente i partiti all'azione di un'autorità indipendente. Chi minimizza il tema dei controlli e delle sanzioni dimentica che dall'entrata in vigore della Costituzione ad oggi mai i partiti hanno visto una legge regolare la loro vita interna. Chi ha impedito di approvare questa norma in sede legislativa in commissione forse ha qualcosa da nascondere e non vuole che immediatamente si possano verificare i bilanci dello scorso anno. La Lega dice di voler fare pulizia ma poi cerca di sottrarsi ai controlli. Noi non lo permetteremo.

Certo e' necessario anche intervenire sulla quantità delle risorse spese dai partiti. Noi difendiamo il principio di un contributo pubblico alla vita dei partiti, perché pensiamo che partiti trasparenti e rinnovati siano indispensabili in una democrazia moderna che non voglia cedere le armi alla "plutocrazia". Ma e' evidente che si sono raggiunti livelli non sostenibili e che e' urgente ridurre i finanziamenti, riportare i costi della politica ad una dimensione di sobrietà e ragionevolezza. La decisione di sospendere la seconda rata del finanziamento previsto ai partiti deve essere dunque solo il primo passo per una ridefinizione più complessiva dei meccanismi di finanziamento. La Segreteria nazionale del Pd ha avanzato delle proposte, entro breve dobbiamo farle diventare legge.

Allo stesso modo, con la stessa consapevolezza, il Pd in Parlamento prosegue la sua iniziativa per una nuova legge elettorale e per alcune modifiche costituzionali, come la riduzione del numero dei parlamentari, strettamente connesse.

In questo quadro, di fronte ad una crisi evidente del centrodestra e all'uscita di scena di uomini come Bossi e in parte Berlusconi, e' legittimo e fisiologico che altri leader politici tentino di riempire un vuoto, magari cercando di proporre agli elettori una nuova offerta politica. Casini sembra muoversi con questa ambizione. Nulla quaestio, soltanto due  sottolineature. Innanzitutto attenzione a non mettere in difficoltà il Governo Monti. Siamo ancora nel pieno della crisi finanziaria, economica e sociale e dopo quattro mesi e' evidente che nonostante le riforme e i sacrifici non siamo fuori dall'emergenza. Si può creare ostacoli all'azione del Governo sia dando fiato alle resistenze e ai "mal di pancia" dentro i partiti ma anche cedendo alla tentazione di volersi "appropriare" della stima di cui godono il premier e molti ministri... Approfittiamo di questa fase - e questa e' la seconda considerazione - per rendere finalmente normale il sistema politico italiano, per avere nel 2013  come nel resto del mondo democratico una competizione tra conservatori e progressisti a partire dalle risposte che siamo in grado di dare alle sfide che dobbiamo fronteggiare in questo passaggio d'epoca. Non cerchiamo scorciatoie, non inseguiamo altre anomalie dopo l'anomalia Berlusconi.

Il Pd da questo punto di vista ha una grande responsabilità. Siamo stati e siamo una novità nel panorama politico italiano, non solo perché - con tutti i nostri limiti - abbiamo cercato di costruire un partito plurale, aperto, non leaderistico. Ma anche perché, lavorando all'incontro tra la  tradizione del popolarismo cattolico e quella della sinistra socialdemocratica, abbiamo aperto una ricerca originale, rendendo possibile unire i riformisti, i progressisti, divisi da una storia ormai lontana.


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