"Questo non è un conflitto esotico, in terre lontane. Questa è una guerra alle porte di casa, le cui conseguenze sotto il punto di vista politico, umanitario ed economico, ci investono in prima persona come Italia e come Europa. Così come sono investite le nostre coscienze di cittadini democratici di fronte all'orrore a cui stiamo assistendo. E non solo per solidarietà fine a sé stessa. L'Italia dice la Costituzione, 'ripudia la guerra come strumento di offesa' operando in un quadro di perfetta legittimità, non solo morale, ma anche costituzionale. E sostenere l'Ucraina è pienamente coerente anche dal punto di vista del diritto internazionale, in primis con l'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite che sancisce, molto chiaramente, il diritto naturale alla autodifesa per un paese aggredito da un attacco armato. Neutralità attiva non è solo una contraddizione in termini, ma mi sfugge quale sarebbe la sua declinazione nel concreto. L'Ucraina è sotto una aggressione armata che ne ha violato sovranità e integrazione territoriale. Essere per la pace non può tradursi in una equidistanza tra aggredito e aggressore. E se l'aggressore usa le armi, l'aggredito è obbligato a difendersi nello stesso modo. Le sanzioni colpiscono l'economia, ma non fermano i bombardamenti e i carri armati. Se pacifismo vuol dire che si debba rimanere inermi e limitarsi alle sole sanzioni mentre un ospedale viene bombardato o una famiglia viene trucidata per strada mentre tenta di fuggire, allora fatico, alla luce di questa lettura, a cogliere il significato del termine 'pacifismo'. Essere semplici spettatori di un massacro, non è pacifismo". Lo afferma il presidente della Commissione Esteri della Camera Piero Fassino, in una intervista a Il Riformista in cui sottolinea che "oggi, alla luce di una crisi sempre più grave che rischia di precipitare in un conflitto catastrofico bisogna agite subito con la massima rapidità con una iniziativa internazionale che ottenga una tregua e apra la strada a un negoziato assistito da soggetti garanti". "Mai di fronte ad un conflitto di queste proporzioni l'Europa era apparsa così coesa - aggiunge -. Non durante la guerra in Iraq che anzi divise molti paesi aderenti alla Nato, e nemmeno durante la missione in Afghanistan, dove pure qualche distinguo era apparso. Mai era accaduto che l'Unione sollecitasse e ottenesse dal Paesi UE, in modo unitario e nel giro di pochissimi giorni, una decisione così rilevante come il sostegno attivo alla Ucraina. La pandemia prima e ora l'invasione ucraina stanno cambiando, anzi hanno già cambiato, il profilo e la fisionomia dell'Europa".
In una intervista a Il Dubbio inoltre afferma: "C'è una dichiarazione importante di Zelensky di disponibilità a trattare, anche mettendo sul tavolo il tema della neutralità dell'Ucraina. È una finestra di opportunità che occorre utilizzare". Quindi aggiunge: "Quand'anche la Russia avesse qualche timore per la sua sicurezza, la risposta non può essere l'invasione di un paese vicino, ma la ricerca di una sede internazionale di confronto e di negoziato, come si fece a Helsinki nel 1975 per definire insieme le regole di un patto per la sicurezza. Questo avrebbe avuto senso, ma Putin invece ha scelto la strada dell'invasione con l'idea di ritornare alla dottrina Breznev delle sovranità limitate in base alla quale i paesi confinanti con la Russia devono vedere limitata la propria sovranità in nome dell'interesse russo. Ma questo non è accettabile. L'invasione di un paese vicino è un atto di guerra del tutto insensato. Inoltre, se la Russia vince questa guerra, occupando l'Ucraina o insidiando un governo amico, deve sapere che avrà l'opinione pubblica ucraina sempre ostile. Altro che paura dei missili Nato. Si porterebbe il nemico in casa".
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