In particolare gli indici relativi al nostro Paese mostrano un peggioramento per sei Obiettivi su 17 (sconfiggere la povertà; acqua pulita e servizi igienico-sanitari; ridurre le disuguaglianze; vita sulla Terra; pace, giustizia e istituzioni solide; partnership); per altri quattro (sconfiggere la fame; salute e benessere; imprese, innovazione e infrastrutture; città e comunità sostenibili) la situazione è invece stazionaria. Miglioramenti limitati si rilevano in sei casi (istruzione di qualità; parità di genere; energia pulita e accessibile; lavoro dignitoso e crescita economica; lotta contro il cambiamento climatico; vita sott'acqua). Un forte aumento si rileva solo per l'economia circolare. Infine, in Italia dei 38 Target specifici analizzati, solo undici ovvero il 29% del totale sono raggiungibili entro il 2030, mentre ventidue cioè il 58% non verranno raggiunti.
È un segnale d’allarme che conferma quanto sia necessario impostare una strategia nazionale post-PNRR capace di integrare politiche economiche, sociali e ambientali per recuperare il terreno perso.
Il rapporto richiama anche le responsabilità dell’Unione Europea, che rischia di perdere la propria leadership nella sostenibilità, e sottolinea la necessità di una governance capace di anticipare i rischi e orientare le scelte pubbliche nel medio-lungo periodo.
In un contesto globale segnato da guerre, crisi climatiche e disuguaglianze crescenti, non possiamo considerare la sostenibilità - come ha ribadito il direttore di
#ASviS, Enrico Giovannini - “un fastidio”, ma un investimento imprescindibile sul futuro del Paese e delle nuove generazioni.
L’Italia e l’Europa devono tornare a essere protagonista nel costruire un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità, sulla giustizia sociale, pace, su diritti e la transizione ecologica ed energetica. Serve una svolta per riportare l’Italia e l’Europa sul sentiero dello sviluppo sostenibile.