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Corea: la 194 sull’aborto non si tocca.

28 Giugno 2022

La sentenza con la quale la Corte Suprema Usa ha abolito il diritto all’aborto ha suscitato indignate polemiche. E’ stata annullata la sentenza Roe v. Wade del 1973 che da 50 anni garantisce alle donne il diritto di interrompere una gravidanza. D’ora in poi, i singoli Stati, saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. La prima conseguenza della storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire il diritto costituzionale all’aborto, è il rischio di morte per aborti clandestini. La decisione dei giudici statunitensi scatena indignazione e timori in Italia che riaccendono i riflettori su alcune mancanze che riguardano il rispetto della legge 194 in Italia e i rischi di un’inversione di tendenza anche nel nostro Paese.

Quanto avvenuto negli Usa dimostra che diritti che sembrano acquisiti definitivamente possono essere negati alle persone da un momento all’altro. In Italia ci sono percentuali altissime di obiettori di coscienza e numerose giunte regionali, come quelle di Marche e Abruzzo, che sfruttano le zone grigie della legge per impedire nei fatti l’accesso all’aborto. La legge sull’aborto in Italia è stata frutto di un radicale cambiamento culturale e sociale, volto ad affermare l’autodeterminazione delle donne e il diritto all’aborto sicuro come diritto umano fondamentale. Per questo la legge 194 va protetta contro ogni possibile tentazione. Sebbene a livello Europeo l’aborto sia garantito, la recente sentenza della Corte Costituzionale polacca che ha vietato la procedura di aborto anche nei casi di grave malformazione del feto, è suonata come un allarme. La posizione espressa, però, dalla Commissione Europea, attraverso la presidente Von der Leyen, è stata netta nell’affermare che ‘’Nella Ue sui diritti delle donne non si arretra". Ciò non toglie che la decisione della Corte Suprema USA darà nuova linfa alle posizioni antiabortiste portate avanti da alcune associazioni, anche nel nostro Paese, alzando il livello dello scontro. La legge 194/78 stabilisce le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza.

La donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Oltre tale termine è consentito solo qualora la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna oppure quando vengano accertate patologie del nascituro che determinino un grave pericolo per la salute fisica e psichica della donna che sta portando avanti la gravidanza. Tuttavia, nonostante i passi avanti che questa legge ha garantito, anche in Italia l’interruzione di gravidanza continua ad incontrare degli ostacoli. Nonostante la legge 194 le donne trovano difficoltà ad accedere a questo diritto garantito dalla legge anche in ragione dell’alto numero di medici obiettori di coscienza.


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