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Coronavirus: ripresa economica e impatto ambientale - di Nicola Corea

21 Aprile 2021


Riaperture: meglio procedere gradualmente - di Nicola Corea

Per la ripresa economica post-Covid molti Paesi hanno già proposto o messo in atto misure di salvataggio fiscale con l’obiettivo di proteggere i bilanci delle aziende, ridurre i fallimenti e affrontare gli impatti immediati sul benessere degli individui derivanti dai periodi di blocco delle attività.

La priorità è stata quella di aumentare i flussi di cassa verso soggetti in situazioni finanziarie precarie, per sostenere la spesa nei servizi di base (cibo, alloggio, energia). Tuttavia, alcune politiche sono state finalizzate al salvataggio di imprese ad alta intensità di emissioni, come le compagnie aeree, che vanno incontro a rischi di fallimento o comunque di entrate significativamente ridotte a causa del Covid-19.

Nel complesso, sebbene le misure di quarantena adottate dai vari governi abbiano ridotto le emissioni di gas a effetto serra per il 2020, l’impatto complessivo sarà determinato dalle scelte di investimento che vedremo nel prossimo futuro. I pacchetti per la ripresa economica finora realizzati derivano da scelte dettate dall’emergenza. Le politiche di sviluppo e ripresa che verranno implementate, invece, ridisegneranno l’economia più a lungo termine e rappresentano decisioni che avranno impatto sulle generazioni future, anche e soprattutto attraverso il loro effetto sul clima.

Tra queste ne esistono cinque che presentano un alto potenziale sia in termini economici che di impatto positivo sul clima.

 

-       Investimenti in infrastrutture green;

-       Spesa per l’efficienza energetica degli edifici esistenti;

-       Investimenti in istruzione e formazione;

-       Ripristino e sostegno delle risorse naturali;

-       Ricerca e sviluppo per l’energia pulita.

 

Occorre tenere conto dell’impatto del Covid-19 sulla riduzione dei gas a effetto serra e dei plausibili cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti di individui e istituzioni.

È chiaro che la crisi COVID-19 segnerà una svolta sui cambiamenti climatici. Le emissioni di gas serra mostrano un record storico in termini di riduzione, ma per raggiungere il livello zero di emissioni entro il 2050 questo ritmo dovrebbe essere mantenuto anche negli anni a venire. È assai probabile, invece, che le emissioni torneranno a crescere una volta che le restrizioni alla mobilità saranno eliminate e le economie ripartiranno.

Inoltre, il sostegno pubblico per mettere fine all’emergenza climatica era notevolmente aumentato prima alla pandemia, l’emergenza ha però rallentato questo trend, che però potrebbe ripartire soprattutto grazie a una spinta dell’opinione pubblica. I sondaggi in molti paesi mostrano come le persone, in questo periodo di restrizioni, abbiano apprezzato l’aria pulita e stili di vita più frugali.

La lezione della crisi finanziaria del 2008 dimostra che le politiche di sviluppo economico verde hanno vantaggi rispetto agli stimoli fiscali tradizionali.

Investimenti in energie rinnovabili, in infrastrutture verdi e per l’efficienza energetica degli edifici sono in grado di generare vantaggi di breve e di lungo termine sul mercato del lavoro e sulla crescita economica.

Tra le moltissime politiche possibili, alcune sono in grado di massimizzare i moltiplicatori economici di lungo periodo avendo un impatto fortemente positivo sul clima. Ad esempio investimenti in infrastrutture per la connettività, spesa in ricerca e sviluppo, investimenti in istruzione, costruzione di infrastrutture per l’energia pulita.

Nella fase di ripresa successiva alla gestione dell’emergenza legata al COVID-19, i responsabili politici hanno l’opportunità e il dovere di investire in attività produttive a lungo termine cavalcando il trend in atto di cambiamento nelle abitudini e nei comportamenti delle persone.


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