Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

Oltre al Covid, resta l’emergenza lavoro - di Nicola Corea

18 Febbraio 2021



Dal Pil che continua a scendere ai posti di lavoro conservati solo grazie al blocco dei licenziamenti. L’Italia che spera nel Governo di Draghi è in forte difficoltà. 

A dicembre il tasso di disoccupazione è aumentato, toccando la soglia del 9%. Ma a evitare il boom di perdita di posti è lo stop, imposto per legge, ai licenziamenti. Per questo la scadenza del 31 marzo è vista con grande preoccupazione. È giusto prorogarla finché persiste lo stato di emergenza, ma occorre fin da adesso individuare i problemi che potrebbero nascere dal momento successivo allo sblocco del divieto. 

Il settore simbolo della crisi è senz’altro il turismo. La Ue ha lanciato l’allarme nell’ultimo report sull’Italia. Continuano a vacillare i servizi ad alta intensità di contatto, incluso il turismo sotto l'impatto economico della pandemia e sono nuovamente pronti a subire il peso delle misure di lockdown imposte.

Un’analisi confermata dall’ultimo bollettino ufficiale dell’Agenzia nazionale del turismo (Enit), che ha messo nero su bianco un quadro drammatico: “I visitatori totali internazionali e nazionali sono diminuiti del 60% nel 2020 rispetto all'anno precedente, e rimarranno del 36% al di sotto dei valori del 2019 nel 2021, per un totale di 68 milioni di visitatori in meno nel 2020”. Sottolinea ancora l’Enit, che in termini di impatto economico sulla spesa turistica in entrata dall’estero il calo previsto si attesta a -30,2 miliardi di Euro nel 2020 rispetto al livello del 2019. 

Sul fronte delle Partite Iva il bilancio è altrettanto pesante. Nel periodo gennaio-dicembre 2020 risultano 320.435 chiusure, ha comunicato il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef). E, come era prevedibile, c’è stata una riduzione del numero di nuove aperture rispetto al 2019. Sono state circa 464.700 le nuove partite Iva e in confronto all’anno precedente si è registrata una consistente diminuzione (-14,8%), effetto dell’emergenza sanitaria in corso.

La crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, ha causato in Italia una contrazione in termini di Pil che porta il Paese indietro di venti anni. Una vera e propria tempesta, causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta, che ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana. Il dato 2020 testimonia gli effetti devastanti che la pandemia e le conseguenti misure di contenimento hanno prodotto su lavoro, economia, fiducia di cittadini e imprese.

La missione di Draghi, sarà certamente difficile. Occorrerà reperire risorse per stimolare la ripresa, perché il Recovery Plan è importante e ha una portata storica con i 209 miliardi di Euro concessi, tuttavia, non è certo un pozzo infinito da cui attingere senza limiti.


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31

Rassegna stampa