"Abbiamo deciso di alzare il livello di pressione verso le autorità egiziane, perché c'è un fatto nuovo rilevante: siamo alla vigilia del primo incontro tra i nuovi procuratori del Cairo e di Roma. Per questo, anche a seguito dell'iniziativa del segretario nazionale del Pd Zingaretti, abbiamo chiesto al Presidente Al Sisi, con il Premier Conte, e al Ministro Shoukry, con il Ministro Di Maio, di dare risposte precise sulla rogatoria e sul domicilio legale delle cinque persone che, secondo i nostri investigatori, hanno delle responsabilità sull'assassinio e la tortura di Giulio Regeni". Lo ha dichiarato ai microfoni di Radio anch'io la Vice Ministra degli Esteri Marina Sereni. "Non rinunceremo a questo livello di pressione, che forse può essere anche rafforzato da un'iniziativa del nostro ministro della Giustizia con l'omologo egiziano; vogliamo una cooperazione reale sul piano giudiziario e soprattutto vogliamo la verità giudiziaria", ha aggiunto. "Bisogna tenere separate le due cose", ha poi detto la Vice Ministra rispetto ai rilievi sul fatto che intanto proseguono le relazioni, anche commerciali, con l'Egitto. "Non possiamo rinunciare alle relazioni e al dialogo con un Paese - ha spiegato - che è strategico nell'area mediterranea. La posizione sui diritti umani, verso tutti i Paesi non solo verso il Cairo, deve essere quella di tenere sempre alta la bandiera su questo tema, tanto più in questo caso con un cittadino italiano che è stato assassinato per responsabilità, pensiamo, di pezzi di apparati dello Stato. Ma dobbiamo tenere anche un binario parallelo di dialogo perché gli interessi strategici dell'Italia comprendono la lotta al terrorismo, la sicurezza energetica, il governo dei flussi migratori e naturalmente il conflitto libico, su cui abbiamo posizioni diverse dall'Egitto ma con cui dobbiamo continuare a parlare se vogliamo ottenere la stabilizzazione e la pacificazione di quel teatro, questione fondamentale per l'Italia". "La vendita di armi all'Egitto - ha puntualizzato Sereni - avviene secondo i dettami della legge italiana. In tanti vendono armi al Cairo e noi non stiamo dando a quel governo strumenti per reprimere il dissenso, perché parliamo di navi, delle fregate che hanno un uso militare non certo adatto a quello scopo. Con l'Egitto abbiamo una pluralità di rapporti diplomatici, politici e commerciali e ciò va disgiunto dalla vicenda Regeni, lo sottolineo con forza, proprio perché non possiamo rinunciare a continuare a chiedere con la massima determinazione verità e giustizia".