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Zanda: lo Stato deve avere in economia un ruolo essenzialmente regolatore - intervista del Il Sole24 Ore

08 Maggio 2020


di Giorgio Santilli


«Di Beneduce non ne vedo in giro, non vedo quella cultura industriale né un disegno strategico innovatore, quindi sarebbe opportuno che lo Stato fermasse la tentazione di tornare a intervenire nel capitale delle imprese». Il senatore del Pd Luigi Zanda invita, nei giorni in cui torna la tentazione delle nazionalizzazioni, ad alzare lo sguardo oltre l`emergenza sanitaria ed economica per evitare interventi di corto respiro che potrebbero creare guasti all`assetto del sistema economico e industriale. Zanda, uno degli uomini di punta del partito su questi temi anche dopo le dimissioni da tesoriere e l`assunzione della presidenza della nuova società editoriale Domani di Carlo De Benedetti, chiede di «evitare fughe in avanti», di preparare semmai «un alleggerimento della ipertrofia legislativa» (confermata dai 763 provvedimenti nei cento giorni dell`emergenza Covid) e «misure tampone che consentano di riaprire subito i cantieri». Sulla priorità del rilancio di investimenti pubblici «dobbiamo agire in due tempi: dare subito un chiaro input politico che vogliamo riaprire tutto quello che si può e poi ragionare su un`azione di medio lungo periodo che parta dalla constatazione che l`indebolimento dei corpi tecnici dello Stato, delle Regioni, dei comuni ha azzerato le funzioni di indirizzo e di controllo della pubblica amministrazione, portando i guai che vediamo nella paralisi dei lavori pubblici e nel crollo dei ponti».
Ma il dibattito politico di queste ore è molto concentrato sul ruolo dello Stato in economia. Assente un disegno strategico, il ventaglio delle posizioni di governo va dalla nostalgia per l`Iri di certe frange M5S alle rassicurazioni di Conte e Gualtieri che non si sta preparando una stagione di nazionalizzazioni e che l`intervento pubblico nel capitale delle imprese deve essere temporaneo e limitato. La posizione di Zanda, che riflette un dibattito più articolato nel Pd, prova a introdurre qualche elemento di chiarezza strategica. «Lo Stato dice – deve avere in economia un ruolo essenzialmente regolatore, dare regole di fondo che consentono il funzionamento dell`economia, come nel caso della concorrenza, dell`antimonopolio o della tutela ambientale. E deve mantenere riserve pubbliche in settori come infrastrutture, energia, acqua, gestite anche tramite concessioni. Ma non deve mai dimenticare, nelle scelte di politica economica, che, se siamo un Paese forte e ricco lo dobbiamo a una struttura economica e industriale fatta prevalentemente di Pmi, molte delle quali competitive nell`export, e di alcune grandi imprese pubbliche e private che continuano ad avere un ruolo strategico».
La preoccupazione riguarda semmai il debito pubblico. «La priorità di ripagare il nostro debito è la vera ragione per cui dovremmo evitare, in tutto l`arco di interventi ipotizzati anche in questi giorni, dai prestiti garantiti alle ricapitalizzazioni pubbliche, interventi che non siano strettamente necessari e concentrati su attività davvero strategiche sul piano nazionale».
Restano le difficoltà che all`economia produce «una debolezza dell`assetto costituzionale dello Stato»: così si spiegano i rapporti conflittuali tra Stato e Regioni, più che mai attuali in questa emergenza Covid, e la farraginosa procedura decisionale del bicameralismo perfetto. «La politica dovrebbe sempre ricordare – conclude Zanda – che se nessun sistema economico può vivere senza uno Stato che dia regole chiare ed efficienti, nessuno Stato può vivere senza un sistema economico in buona salute. Il talento della politica è regolare con equilibrio e misura questo mix di componenti, evitando certi vizi populisti della dispersione a pioggia delle risorse pubbliche e dell`inflazione normativa e privilegiando invece gli investimenti strategici del sistema produttivo».


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