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Prescrizione: la soluzione del "lodo Conte Leu" - di Nicola Corea

08 Febbraio 2020

Tensioni nella maggioranza sulla riforma della prescrizione. Il M5S, negli ultimi anni, ha fatto dell’abbattimento della prescrizione un suo baluardo. Il Pd, invece, da tempo chiede correzioni alla riforma Bonafede per evitare che il cittadino imputato possa rimanere “ostaggio” dello Stato a tempo indeterminato.

Le ragioni del M5S sono fragili e inconsistenti. L’Italia in quanto Stato di diritto deve garantire secondo la Costituzione certezze ai cittadini imputati. Analogamente le medesime certezze che lo Stato deve garantire anche alle vittime del reato con tempi processuali certi.

Ora, per superare lo stallo, M5S, Pd e Leu hanno siglato un accordo sul cosiddetto "lodo Conte bis" (o Conte-Leu). La prescrizione funzionerebbe in modo diverso per assolti e condannati. Per gli assolti continua a correre, invece, per i condannati si blocca. Inoltre, il processo d'appello deve durare un tempo stabilito, due anni, con un possibile sforamento di sei mesi. Nel caso in cui il condannato in primo grado venga assolto in appello, è suo diritto recuperare anche il periodo equivalente della prescrizione che nel frattempo è rimasta congelata.

Tuttavia, Italia viva ha detto no e fa sapere che non sosterrà questa proposta. Il Governo ora valuta un decreto legge sulla prescrizione e un disegno di legge delega sulla riforma del processo penale.

Sicuramente il "lodo Conte Leu" è un enorme miglioramento rispetto alla riforma Bonafede poichè, il protrarsi indiscriminato di una vicenda giudiziaria ha un impatto devastante sulla vita delle persone, perché essere imputati significa subire conseguenze pesanti sulle possibilità lavorative, sulle proprie relazioni sociali e familiare.

Ma anche essere vittime a vita non è affatto piacevole. Attendere decenni prima di vedere i colpevoli condannati e puniti e prima di ottenere un risarcimento del danno è disumano e giuridicamente abominevole. Giungere ad una sentenza irrevocabile dopo lunghi anni è un fallimento inaccettabile perchè impedisce il recupero sociale del colpevole di un reato e, inoltre, la dilatazione dei tempi accompagna il torto subito nell’oblio.

Non è certo dalla riforma della prescrizione che si deve partire se si vuole ricondurre il funzionamento della giustizia italiana ai paradigmi delle garanzie e dell’efficienza. Occorre, invece, rimuovere le cause dell’endemica lentezza del processo penale.

 Il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, a sistema giudiziario invariato – come aveva proposto il Ministro Bonafede – genera il rischio che i gradi di giudizio successivi al primo durino all’infinito.

Pertanto, è giusto modificare la riforma Bonafede e il "lodo Conte Leu" potrebbe essere la soluzione più adeguata.


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