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Giochi, Mirabelli: l’aumento del PREU massacra le aziende. Meglio tassare la fortuna - intervista di PressGiochi

02 Novembre 2019

Sono tanti gli ultimi interventi del Governo in tema di giochi. Come li giudica?
Se l’ottica è quella di ridurre la domanda e l’offerta di gioco, credo sia sbagliato continuare a prevedere un gettito sempre maggiore dal settore. Mi rendo conto delle difficoltà che ci sono, considerando il fatto che il gioco è uno dei punti sui quali intervenire senza particolari problemi di cassa, però sarebbe meglio cominciare a pensare di ridurre il gettito dal gioco, questo dovrebbe essere l’obiettivo. La scelta di aumentare di nuovo il PREU rischia di mettere in difficoltà davvero tante aziende senza costruire un reale deterrente verso il gioco d’azzardo mentre sarebbe meglio intervenire per aumentare il prelievo sulle vincite. Vediamo se c’è lo spazio per spostare una parte delle entrate previste dall’aumento del PREU tassando le vincite.
C’è, quindi, la possibilità di una modifica della manovra in tal senso?
Ci proveremo. Io ritengo che sarebbe meglio tassare le vincite perché costituisce in qualche modo un disincentivo al gioco mentre aumentare il PREU è soltanto un prelievo che rischia di massacrare le aziende. Il divieto di pubblicità del gioco e la riduzione del parco macchine sono stati sicuramente due interventi volti a ridurre rispettivamente domanda e offerta. Avrebbe dovuto far seguito a questi anche una riduzione dei punti gioco prevista dall’Intesa Stato-Regioni che poi non è andata avanti. L’attuazione dell’Intesa avrebbe permesso di garantire gli operatori in cambio di una riduzione sicura del numero dei punti gioco.
Con il Conte Bis il PD torna al Governo, Baretta torna ad essere Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze. C’è la possibilità che venga, quindi, attuata questa Intesa, richiamata spesso anche dalle Regioni?
Su questo sarei molto d’accordo. Il Governo giallo-verde ha scelto di interrompere quel percorso. Andrebbero riprese le fila di quell’accordo, sapendo che non è sufficienti fare interventi come quelli previsti dal Decreto senza farli seguire da una legge di riordino complessivo del settore ormai sempre più necessaria.
Ci sono le basi tra PD ed M5S per fare una riforma insieme? Tra le due forze politiche, chi sta gestendo la questione dei giochi?
Credo nessuno in questo momento. Non è ancora stata assegnata la delega ai giochi ed è sicuramente necessario riproporre la questione, facendo uno sforzo insieme, sapendo che l’obiettivo è quello di governare il fenomeno, con l’ottica di ridurlo. Su questo ritengo che si possa lavorare insieme. L’ultimo anno e mezzo dimostra come l’approccio ideologico in realtà non porta da nessuna parte, anzi torna a paralizzare qualsiasi tentativo di mettere ordine nel settore.
L’aumento del PREU destabilizza la filiera e crea grosse difficoltà, soprattutto alle piccole e medie imprese di gestione. Secondo lei, il Governo è consapevole dell’effetto che il nuovo aumento del prelievo avrà sulle aziende o lo usa come una strategia per distruggere il settore indirettamente senza metterci la faccia?
Sono assolutamente consapevole del problema. Non credo che ci sia un disegno di quel tipo. Penso, tuttavia, che andrebbe evitato che questo accada. I 5stelle sono molto attenti a non favorire – a parole – le grandi lobby del gioco. Non avrebbe alcun senso colpire le piccole e medie aziende del settore. Sicuramente bisogna lavorare affinché si giochi meglio e meno, non credo che questo passi per la distruzione dell’industria. Se qualcuno ha in mente quel tipo di strategia, non solo sta sbagliando ma farebbe qualcosa di dannoso perché uno scenario di quel genere aprirebbe lo spazio solo al gioco illegale. Dopo aver fatto negli anni uno sforzo importante per portare il mercato alla legalità, non possiamo permetterci di fare un errore di questo tipo.
19 Regioni su 20 hanno regolamentato il gioco; ben 6/7 di esse sono tornate sui propri passi. Anche il Piemonte ha preannunciato l’adozione di una moratoria. Spesso si è perso di vista l’obiettivo di ridurre il numero dei giocatori patologici, visto che le norme proibizioniste non hanno avuto effetti così diretti in termini di riduzione del GAP. Lei cosa ne pensa?
La mia proposta di legge già incardinata al Senato raccoglie i presupposti dell’Intesa Stato-Regioni ed evidenza appunto la necessità di un riordino nazionale complessivo. L’Intesa è stata incomprensibilmente abbandonata: essa stabiliva dei paletti chiari ma allontanava l’ipotesi proibizionista che, come abbiamo visto, ha aperto spazi all’illegalità e ha trasferito sull’online una parte dei giocatori. Credo che il gioco vada controllato e fatto in luoghi in cui sia possibile anche dare assistenza alle persone. Sulle distanze e gli orari si può trovare un accordo ma penso che marginalizzare e clandestinizzare il settore sia un errore e probabilmente l’evidenza in alcune Regioni sta mostrando proprio questo.
Nel Decreto Fiscale si allarga alle imprese dei comma 7 l’obbligo al Registro Unico RIES e la richiesta di certificazione antimafia. Secondo lei è corretto continuare a mischiare queste due categorie di operatori?
Mi pare di buon senso distinguere i due settori, anche nell’ottica di una riconversione di una parte di aziende del gioco a vincita verso l’intrattenimento. Per quanto riguarda l’antimafia, credo che tutte le aziende, non solo quelle del gioco, che hanno a che fare con il pubblico debbano essere verificate dal punto di vista dell’antimafia. È ormai evidente che le attività della criminalità organizzata non si orientano più solo sul gioco d’azzardo ma cercano di infiltrarsi in qualunque settore economico, quindi, vanno prese tutte le cautele e misure possibili per evitare queste infiltrazioni.


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