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Lo ‘Sbloccacantieri’, un decreto sbagliato che non aiuta la crescita e le imprese - intervento di Franco Mirabelli su Democratica

06 Giugno 2019




Lega e 5S stanno attribuendo a questo provvedimento una sorta di valore salvifico che rilancerà l’economia depressa del Paese. In realtà, l’unica cosa certa è che così non si aiuta a combattere la corruzione, nè si incentivano le nostre imprese a innovare

 

Sul decreto “sbloccacantieri” all’interno della maggioranza di governo si stanno consumando l’ennesima sceneggiata e l’ennesimo braccio di ferro che ormai prescindono, purtroppo, dal merito del provvedimento e, addirittura, dalle finalità che le norme dovrebbero avere. Attraverso un decreto, per noi sbagliato e dannoso, già in vigore,  che sostituisce interamente il Codice degli Appalti, la Lega di Salvini, con un emendamento presentato dopo la conclusione dei lavori della commissione e il mandato ai relatori, propone la sospensione per due anni di alcune norme del Codice stesso, rendendo ancora più difficile la vita a comuni e imprese che faranno più fatica a programmare e investire senza certezze per il futuro.

Su una materia così importante per il Paese si continua a giocare strumentalmente ignorando la realtà dei fatti e il merito delle questioni.

Nel nostro paese i cantieri non sono bloccati dal Codice degli Appalti, che sta andando a regime ora e che ha anzi permesso un significativo aumento degli appalti pubblici ancora nei primi mesi di quest’anno (+20%). Al contrario, è proprio con lo “sbloccacantieri” che si corre il rischio di rallentare le cose, con un continuo cambio di norme e regole. In Italia il blocco di 49 grandi opere, per un  valore di 50 miliardi di investimenti, non è certo dovuto al Codice degli Appalti. E’ piuttosto il governo gialloverde e il suo contratto che impediscono di andare avanti: dalle frenate e incertezze sulla TAV, alle opere fermate per svolgere la valutazione costi-benefici, fino al mancato finanziamento di interventi importanti come l’ultimo lotto della variante di valico dei Giovi. Qui stanno i nodi irrisolti che sono per intero responsabilità di chi governa, cioè di Lega e 5 Stelle.
Certo il Codice si può migliorare, e si può e si deve intervenire per accellerare le cose.

Ma non saranno certo la liberalizzazione dei subappalti, il ritorno al massimo ribasso o la moltiplicazione dei commissari straordinari e delle centrali appaltanti a consentire più efficienza. Piuttosto servirebbe assumere nella pubblica amministrazione personale formato e specializzato che, nelle centrali appaltanti, lavorasse per accellerare i tempi e potesse dare un contributo necessario nella fase di progettazione delle opere, servirebbe stabilire tempi certi e scadenze perentorie per le pratiche autorizzative (evitando anche di moltiplicarle) e servirebbe tutelare chi deve assumere la responsabilità di dare l’appalto, se agisce rispettando protocolli codificati. Nello “Sbloccacantieri” non c’è nulla di tutto ciò. Anzi, con il nuovo decreto si corre il rischio che, di fronte all’ennesimo cambiamento e ad un quadro di deregolamentazione, i tempi si allunghino e ci siano più remore all’assunzione di responsabilità.

Si racconta che questo decreto aiuterà le imprese. E’ falso. Se premi solo chi fa pagare meno, non aiuti certo chi ha investito in tecnologie, innovazione e professionalità e si dà una mano significativa solamente alle grandi imprese. La reintroduzione dell’appalto integrato, del general contractor, che assegna allo stesso soggetto progettazione e esecuzione dei lavori va in questa direzione.

Insomma l’unica cosa chiara che produce questo decreto, che difficilmente sbloccherà i cantieri, è una riduzione delle regole per la trasparenza e per la sicurezza dei lavoratori. Liberalizzare i subappalti, aumentare la possibilità del ricorso al massimo ribasso anche nelle offerte economicamente più vantaggiose, consentire la verifica dei requisiti delle aziende anche dopo l’assegnazione dell’appalto, la scelta di considerare i costi della sicurezza del lavoro compresa nella offerta economica, l’allargamento della possibilità di negoziazione degli appalti, il rifiuto di legare la possibilità di essere centrale appaltante alla presenza di personale qualificato, sono tutte scelte che non vanno nella direzione della legalità ma riaprono spazi per chi vuole corrompere o condizionare gli appalti.

Lega e 5S stanno attribuendo a questo provvedimento una sorta di valore salvifico che rilancerà l’economia depressa del Paese. In realtà, l’unica cosa certa è che così non si aiuta a combattere la corruzione, nè si incentivano le nostre imprese a innovare.


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