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25 aprile, Mattarella tuona contro il fascismo. Poi l'affondo: mai barattare ordine in cambio della libertà

26 Aprile 2019


Celebrato, ma anche lacerato e perfino boicottato. Un 25 aprile diverso da tutti quello di quest’anno, che rispecchia il clima di tensione costante nel quale vive il nostro Paese e in particolare il Governo.
 Un 25 aprile preceduto dall’oltraggio fascista andato in scena a Milano e dalle dichiarazioni polemiche del ministro Salvini che ha deciso di non partecipare alle celebrazioni della Festa di Liberazione per occuparsi, proprio oggi, di lotta alla mafia.

Ecco allora che ancora una volta è al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che spetta ricucire gli strappi tra un passato che qualcuno vorrebbe riscrivere e un presente diviso su tutto, perfino sulla festa che celebra la Liberazione dalla dittatura fascista e sulla quale si fonda la democrazia italia

Di prima mattina Mattarella ha reso omaggio al milite ignoto all'Altare della Patria nel settantaquattresimo anniversario della Liberazione deponendo una corona di alloro. Ad attendere il Capo dello Stato, il premier Giuseppe Conte. Presenti il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la sindaca Virginia Raggi e le più alte cariche dello Stato. Il Presidente della Repubblica è rimasto in silenzio e in raccoglimento mentre la banda delle Forze Armate intonava l'Inno nazionale. Poi a Vittorio Veneto ha tuonato così: "Festeggiare il 25 aprile, giorno anche di San Marco, significa celebrare il ritorno dell'Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent'anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico". E ancora: "Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni. A chiamarci a questa celebrazione sono i martiri delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant'Anna di Stazzema e di tanti altri luoghi d'Italia; di Cefalonia, dei partigiani e dei militari caduti in montagna o nelle città, dei deportati nei campi di sterminio, dei soldati di Paesi lontani che hanno fornito un grande prezioso contributo e sono morti in Italia per la libertà". Mattarella ha fatto una vera e propria lezione di storia. Ecco ancora che cosa ha detto a proposito del fascismo: "Nel ventennio non c'era "libertà di opinione, di espressione, di pensiero. Abolite le elezioni, banditi i giornali e i partiti di opposizione. Gli oppositori bastonati, incarcerati, costretti all'esilio o uccisi. E, soprattutto, si doveva combattere. Non per difendersi, ma per aggredire. Combattere, e uccidere, per conquistare e per soggiogare. Intere generazioni di giovani italiani furono mandate a morire, male armati e male equipaggiati, in Grecia, in Albania, in Russia, in Africa per soddisfare un delirio di dominio e di potenza, nell'alleanza con uno dei regimi più feroci che la storia abbia conosciuto: quello nazista. Non erano questi gli ideali per i quali erano morti i nostri giovani nel Risorgimento e nella Prima Guerra Mondiale". Infine il passaggio-chiave del discorso del Presidente Mattarella che sembra guardare più al presente che al passato: "La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva".



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