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Uno tsunami travolge l'acciaio italiano. Governo e Ue diano risposte - dal blog sull'Huffington Post di David Sassoli

03 Aprile 2019

Un vento asiatico rischia di travolgere l'industria italiana dell'acciaio inossidabile. È un settore di eccellenza e il prodotto made in Italy è di alta qualità. Lo tsunami chiama in causa il governo italiano e la Commissione europea, a causa di scelte sbagliate e di ritardi causati da indifferenza e superficialità. Uno tsunami che sta passando senza turbare il ministro dello Sviluppo economico. Sulla sua scrivania si accatastano richieste di intervento da parte di sindacati e imprenditori, uniti come non mai, dalla preoccupazione per una crisi che potrebbe rivelarsi fatale per molte aziende e in particolare per le Acciaierie di Terni.

Tutto nasce nel 2014 con la decisione del governo indonesiano di bloccare l'esportazione di nichel di cui è il maggior produttore mondiale. Una scelta che non avrebbe più consentito alla Cina di sfruttare quella risorsa per la propria produzione. La reazione di un gruppo industriale cinese non si fa attendere con l'apertura di un grande stabilimento in Indonesia. Un'iniziativa che consente all'impresa di risparmiare enormemente sui costi di produzione e di aggirare le regole sul commercio di acciaio fra Cina e Europa. Il risultato economico è immediato: nel 2018, primo anno di attività, vengono prodotte più di 2 milioni di tonnellate di acciaio inox. Per un raffronto sommario, l'Italia ne produce circa 1,5 milioni di tonnellate e l'Europa 7,4. La risposta della Commissione europea è quanto mai sbagliata. In un pacchetto di misure di salvaguardia sui prodotti in acciaio, viene inserita una clausola che consente ai paesi in via di sviluppo, che hanno una quota di importazione al di sotto del 3%, di poter esportare nell'Unione europea senza vincoli. Per il calcolo di questa soglia è stato preso in considerazione il periodo luglio 2017-giugno 2018, quando la quota indonesiana era pari al 2,3%. Ma il boom in Indonesia avviene appunto nel 2018 e attualmente la quota di esportazione è del 30,7%. Il grave errore compiuto dalla Commissione europea rischia di distruggere rapidamente il sistema industriale europeo. Le associazioni di categoria hanno chiesto alla Commissione di rivedere il Regolamento per includere immediatamente l'Indonesia nel campo di applicazione delle misure di salvaguardia. Secondo le previsioni fornite dai produttori italiani il comparto potrebbe collassare entro la prossima estate. Le acciaierie di Terni, in particolare, sarebbero ad alto rischio. Da mesi, imprenditori e sindacati si ritrovano sulla stessa lunghezza d'onda chiedendo al governo italiano di intervenire. Ma niente, il governo e il ministro Di Maio sono stati per lungo tempi spettatori e la loro inerzia rischia di danneggiare un settore strategico per il nostro paese. I contraccolpi sull'occupazione sarebbero devastanti.

Ironia della sorte anche il governo di Pechino si sta muovendo e ha aperto un'istruttoria contro l'Indonesia per proteggere la propria produzione. Francia e Belgio guidano il fronte della protesta, l'Italia cerchi almeno di stare a ruota.


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