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Sovranisti senza bussola? No, grazie - dal blog di Marina Sereni

13 Marzo 2019

Ieri il Parlamento britannico ha bocciato per la seconda volta la proposta di accordo presentata da Theresa May sulla Brexit e oggi di nuovo la Camera dei Comuni tornerà a discutere dell’ipotesi del “no deal”. Le istituzioni britanniche appaiono in preda al caos e alla confusione, i falchi della Brexit sembrano avere la meglio, nell’indifferenza verso i rischi per l’economia e per i lavoratori britannici di un’uscita “senza accordo” dall’Unione Europea. Le proposte più ragionevoli e lungimiranti – da quella del Sindaco di Londra che coraggiosamente torna a battersi per il “no Brexit” fino alla più moderata idea di Corbyn di un’uscita soft con la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione doganale – non riescono ad oggi a trovare una maggioranza politica sufficientemente ampia per evitare lo scenario drammatico del no deal. Non possiamo in queste ore che continuare a sperare in uno scatto, in un momento di resipiscenza delle classi dirigenti di quel paese che possa scongiurare la prospettiva di un’uscita caotica, senza accordo, i cui rischi per i cittadini britannici - ma anche per il nostro Paese - non sono tutti neppure prevedibili. Ma certo occorre prepararci al peggio, pensare alle tante migliaia di cittadini e lavoratori italiani che vivono in Gran Bretagna, sapere che le reazioni dei mercati finanziari possono coinvolgere anche l’Italia, come sempre particolarmente esposta.

Speriamo almeno che la vicenda della Brexit suoni da monito per tutti coloro che in Italia hanno a più riprese giocherellato con la suggestione di un nostro abbandono del progetto dell’Unione Europea.

 

Certo non c’è da stare molto tranquilli di fronte alla recente decisione del Governo italiano di apprestarsi a sottoscrivere un Memorandum of Understanding con la Cina sulla cosiddetta Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative).

Le tante rassicurazioni che oggi il Presidente Conte tenta di mandare ai partner europei e agli Stati Uniti circa i contenuti del MoU non sono affatto sufficienti. Intanto perché esse arrivano dalle pagine di importanti quotidiani nazionali in assenza di una corretta interlocuzione con il Parlamento. Hanno fatto bene le opposizioni – il Pd in primis – a sollevare la questione perché su questo tema incredibilmente cruciale – il nostro rapporto con un gigante mondiale come la Cina – l’indirizzo spetta al Parlamento che deve poter discutere delle implicazioni sia sul versante della nostra collocazione internazionale sia sul versante della sicurezza.

In secondo luogo perché Conte sfugge al nodo di fondo: ciò che non convince dell’atteggiamento del Governo Lega-5S non è la volontà di partecipare come sistema Paese alla grande iniziativa infrastrutturale promossa dal Presidente Xi Jinping. Non è condivisibile che ciò avvenga fuori da una chiara e coerente cornice europea e che non ci si preoccupi, su un tema così rilevante, di evitare fraintendimenti e tensioni con i nostri partner e alleati, inclusi gli Stati Uniti. Tutto questo – unito alle incredibili contorsioni su una infrastruttura europea come la Tav e alle inspiegabili ambiguità sulla vicenda del Venezuela – getta sul nostro Paese un’ombra di inaffidabilità e rischia di farci pagare un prezzo molto alto.

 

Viene al pettine un nodo molto evidente del governo “sovranista”: non hanno una bussola per muoversi nel mondo e a forza di cercare scorciatoie per costruire rapporti privilegiati con questo o quel “grande” si finisce per danneggiare l’interesse nazionale. La retorica nazionalpopulista, unita all'improvvisazione e alla fragilità dell’alleanza Lega-5S, si riempie la bocca di roboanti affermazioni sulla difesa dell’Italia e degli italiani e finisce per portarci – isolati e deboli – per strade niente affatto sicure. Nel mondo complesso di oggi l’Italia deve saper difendere il proprio interesse nazionale senza mai perdere di vista l’appartenenza all’Europa e all’Occidente: i valori, gli standard di qualità sociale e ambientale, il rispetto delle regole sono parte essenziale del successo e della forza dell’economia italiana nel mondo.

 

Siamo la seconda economia manifatturiera in Europa, molte nostre imprese esportano (prima di tutto all’interno dell’UE), grandi paesi come la Cina sono entrati prepotentemente nell’economia mondiale. Nuove opportunità e sfide si presentano, per noi come per tutte le economie avanzate in Europa: pensare di poterle affrontare da soli, senza un quadro condiviso nell’ambito dell’Unione, è illusorio e pericoloso. Questo è il punto, questa è la preoccupazione che dobbiamo esprimere con molta nettezza.

 

Insomma, nelle opportunità ma anche nei rischi il mondo si è fatto più piccolo e la risposta nazionalpopulista è del tutto sbagliata. Questo vale per l’economia, per la sicurezza, per la salvaguardia del pianeta. Ieri il Presidente Mattarella, ricordando il disastro del Vajont, ha giustamente sottolineato la necessità di risposte globali a problemi globali come quelli ambientali. Ma le risposte globali si costruiscono ogni giorno, ad ogni livello. Per questo venerdì prossimo saremo con gli studenti che in tante piazze d’Italia manifesteranno, raccogliendo l’appello della giovane svedese Greta Thunberg, per chiedere agli adulti di fare subito quello che è necessario per combattere il riscaldamento climatico e salvare il futuro del pianeta. 

 

Questi ragazzi e ragazze sono una grande speranza, sono il segno di una generazione nuova che diventa protagonista obbligandoci tutti a pensare al futuro. Non mettendo prima gli italiani, gli inglesi, gli ungheresi, i greci, i cinesi, i russi, gli americani…. mettendo prima il pianeta, la vita, il destino di tutti e di ognuno. Esattamente il contrario dello sguardo corto e senza bussola dei sovranisti nostrani.   


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