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Per portare a casa le bandiere di Lega e 5 Stelle si impoverisce il Paese e si pregiudica il futuro - dal blog di Franco Mirabelli sull'Huffington Post

05 Febbraio 2019


Il decreto che introduce quota cento e reddito di cittadinanza è stato finalmente presentato. Dopo mesi di chiacchiere ora le proposte sono scritte nero su bianco e si può cominciare a valutarle.

Innanzitutto è utile ricordare che per finanziare questi provvedimenti sono stati messi a bilancio 11 miliardi per il 2019, 16,4 miliardi per il 2020, 17 miliardi per il 2021 per diminuire leggermente negli anni successivi fino ad attestarsi a 15,6 miliardi di euro a decorrere dal 2024, indebitando ulteriormente il Paese e sottoscrivendo un ulteriore improbabile impegno a trovare nel prossimo bilancio 23 miliardi nel 2020 e 28,753 miliardi di euro dal 2021 per ridurre il debito, pena l'aumento dell'IVA al 25% che peserebbe sulle famiglie, soprattutto le più povere.

A proposito del reddito di cittadinanza è indubbio che nel nostro Paese ci sia la necessità di dare più aiuto a chi, e purtroppo sono molti, si trova in condizioni di povertà. La scorsa legislatura, infatti, fu varato il reddito di inclusione che garantisce a 1 milione di persone un sostegno fino a 480 euro mensili.

Uno strumento che funziona, che poteva essere garantito a una platea più ampia utilizzando i soldi messi sul reddito di cittadinanza. Invece si è preferito costruire un sistema cervellotico e complicato che richiederà molto tempo per essere messo a regime.

Sono molti i temi da chiarire.

Innanzitutto le risorse. A parte il miliardo destinato alla riforma dei centri per l'impiego, restano 6 miliardi che distribuiti a tre milioni e mezzo di persone, tanti sono i poveri in Italia escludendo gli stranieri, da aprile a dicembre darebbero in media ad ognuno 190 euro al mese, molto meno dei 780 euro sbandierati.

La legge dice che i soldi sono quelli e se non bastassero per garantire a tutti i 780 euro si ridurrà il reddito per tutti.

In secondo luogo, il complicato meccanismo che dal reddito dovrebbe portare all'acquisizione di un posto di lavoro, con le tre proposte di cui l'ultima non può essere rifiutata, con l'obbligo, alla fine, di accettare posti in tutto il territorio nazionale, non tiene conto di un dato essenziale. Con il Paese che dopo 14 trimestri di crescita economica è in recessione e l'assenza di investimenti sta producendo, già oggi, una perdita di posti di lavoro, dove potranno essere collocate queste persone?

Inoltre, le domande online, i portali e lo scarso coinvolgimento dei comuni rischiano di rendere difficile l'accesso a questa misura per le persone più deboli, meno informate, meno istruite e accanto a ciò resta il tema degli abusi e dei controlli che non è chiaro come saranno organizzati.

Infine resta il rischio che, a fronte della prospettiva di un reddito che, nel Sud ma non solo, è simile per i giovani a tanti redditi da lavoro l'effetto sia quello di disincentivare la ricerca del lavoro.

Un provvedimento, quindi, che rischia di non aiutare chi ha davvero bisogno, che non distingue tra chi non lavora perché non trova un posto da chi è, per ragioni diverse, inabile al lavoro per cui non sono previste forme adeguate di accompagnamento e sostegno.

Quota 100 interviene sul sistema pensionistico, ma non è certo la cancellazione della legge Fornero. Solo per tre anni si consente a chi, sommando anni di contributi ed età, arriva appunto a quota 100 di andare in pensione.

Una misura all'apparenza utile che costa 3,7 miliardi nel 2019 per poi salire a 7,8 miliardi nel 2020 e a 8,3 miliardi nel 2021, a 7,8 miliardi nel 2022 per poi ridursi progressivamente con il passare degli anni, ma consente di andare in pensione con una decurtazione del reddito a causa del calcolo contributivo, abolisce il cumulo con redditi di lavoro costringendo all'inattività o al lavoro in nero chi va in pensione.

Chi vorrà andare in pensione a queste condizioni potrà farlo ma i punti più negativi sono tre.

Il primo riguarda i lavori usuranti, con questa norma non esistono più le condizioni che erano state realizzate per consentire a chi fa lavori particolarmente gravosi la possibilità di andare in pensione a 63 anni a prescindere da quota 100.

La seconda questione riguarda le donne che vengono private di ogni possibilità di anticipazione della pensione.

La terza i giovani che sono le vere vittime di quota 100: non c'è nessun intervento per garantire in futuro livelli pensionistici accettabili (col contributivo ci saranno redditi bassissimi) e, nello stesso tempo si rende più complicata la sostenibilità del sistema.

Insomma, due provvedimenti che per portare a casa le bandiere di Lega e 5 Stelle mettono a rischio i conti, impoveriscono il Paese e pregiudicano il futuro.


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