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Quel cambiamento che serve all'Italia e al Pd - la newsletter di Chiara Braga

04 Febbraio 2019


Il Governo del cambiamento ha prodotto il peggior cambiamento che si poteva augurare: dopo solo qualche mese a guida Lega e 5S l’Italia è entrata in 
recessione. I dati economici sono tornati ad essere negativi, dopo che dal 2014 l’economia era sempre cresciuta: in questi pochi mesi è crollata la produzione industriale, gli investimenti sono fermi, si perdono in media ogni giorno 350 posti di lavoro. Il goffo tentativo di addossare la colpa di questo fallimento ai Governi precedenti non trova nessuna giustificazione (sono i dati di autorevoli organismi indipendenti come Istat e Bankitalia a certificarlo) così come le surreali parole del premier Conte o dei suoi Ministri che pur di negare l’evidenza finiscono per offendere l’intelligenza e la legittima preoccupazione di famiglie, lavoratori, imprese (“Italia in recessione? L’ottimismo è il sapore della vita” ha dichiarato qualche giorno fa la Ministra della Difesa Trenta). C’è un disagio profondo e diffuso che sta serpeggiando nel paese reale, qualcosa che mina alle basi il bene più prezioso per una comunità: la fiducia. L’incertezza di questi mesi, l’isolamento internazionale dell’Italia e il conflitto sterile con l’Unione Europea, le scelte sbagliate contenute nella legge di bilancio stanno producendo effetti sempre più preoccupanti. Le forze di Governo, invece di farsi carico come dovrebbero di questa situazione, alimentano ogni giorno una finta emergenza, sperando di distogliere l’attenzione degli italiani dai problemi veri e urgenti; è il caso della Sea Watch, dell’accanimento senza precedenti verso 40 esseri umani lasciati per giorni abbandonati in mare, della guerra dichiarata alle Ong, dell’immigrazione usata come “arma di distrazione di massa” da un Ministro dell’Interno e da un intero Governo che hanno scelto di macchiare il nostro Paese di un’onta di cattiveria e disumanità che l’Italia non si merita. La verità è che purtroppo stanno venendo a galla tutti i limiti e le colpe di chi oggi guida l’Italia: i limiti dettati dall’incompetenza e dalla mancanza drammatica di responsabilità e di visione necessarie per governare un grande Paese; le colpe di sacrificare ogni giorno gli interessi veri delle persone, specie di quelle più deboli e fragili, sull’altare di qualche punto di consenso in più, da conquistare o da difendere. 

L’esperimento del Governo del cambiamento Lega e 5S sta fallendo; non (per ora) nell’assetto di potere in cui ciascuna delle parti si è comodamente sistemata e al momento nemmeno nei sondaggi, ma certamente nel tradimento delle promesse fatte agli italiani e nell’incapacità di corrispondere alle tante aspettative che solo qualche mese fa aveva suscitato.
E tuttavia non c’è nulla di cui essere sollevati, nemmeno dal punto di vista di chi, dentro e fuori al Parlamento, si oppone ogni giorno a queste politiche reazionarie e sbagliate. Perché il danno che si sta producendo al Paese è troppo grande e richiede una capacità di reazione straordinaria, di cui si intravvedono segnali importanti ma che è in gran parte ancora da costruire.
 
Questo pensiero mi ha accompagnato in tutta questa giornata, passata a Roma allaConvenzione del PD e in generale in tutta questa prima fase del Congresso del Partito Democratico. Questo non è un Congresso come gli altri: la portata della sfida e della responsabilità che grava sulle spalle dei Democratici è più grande e più difficile che mai. Nelle prossime settimane i tre candidati che si confronteranno alle Primarie del 3 Marzo – Zingaretti, Martina e Giachetti – avranno il compito non solo di convincere gli elettori del PD della bontà della loro proposta congressuale ma anche e soprattutto di tornare arendere il Partito Democratico un punto di riferimento per i tanti che non si rassegnano a questa deriva reazionaria e al malgoverno della destra nazionalpopulista che rischia di trascinare a fondo il nostro Paese e l’Europa. In questa giornata, pur con tutte le nostre fatiche e i nostri limiti, ho ritrovato ancora una volta l’orgoglio di appartenere a unacomunità che si confronta e discute, che sceglie insieme il suo cammino, che può contare sull’impegno generoso e appassionato di donne e uomini che tutti i giorni si spendono in prima persona nei nostri Circoli, nelle amministrazioni di migliaia di grandi città e piccoli comuni, nelle comunità in cui vivono.
 “Se vuoi l’unità prepara l’unità” ha detto oggi dal palco uno dei candidati alle Primarie. Mi piace pensare che questo sia lo spirito con cui affronteremo queste settimane, dentro e fuori il PD: mettendo da parte divisioni e personalismi, lavorando insieme con le forze vitali e positive della società per contrastare i disvalori di chi oggi è al potere e per contribuire a costruire un’alternativa possibile, in Italia e in Europa.

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