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Franco Mirabelli su Democratica: se i nemici sono i migranti facciamo un regalo alle mafie

26 Settembre 2018

Inaccettabile il messaggio che la criminalità organizzata sia solo un problema di ordine pubblico. Ecco perché il decreto Salvini è un regalo alle mafie

“Più si approfondisce il testo del cosiddetto decreto sicurezza più ci si rende conto che, al di là dei proclami e della propaganda, di norme significative realmente utili per aumentare la sicurezza delle nostre città e del nostro Paese lì dentro non ce ne siano. Siamo di fronte più ad un manifesto ideologico che ad uno sforzo serio per prevenire e contrastare il crimine. Alcuni interventi rischiano addirittura di essere controproducenti, come quelli che tolgono la protezione umanitaria a chi oggi ce l’ha facendo precipitare queste persone nella clandestinità.

Il “decreto Salvini”, come molti altri provvedimenti di questo governo, vuole mandare messaggi forti e rassicuranti più che offrire soluzioni: da questo punto di vista il quadro è davvero preoccupante. Ci si occupa più, come ormai sta diventando costume di questo governo, di indicare il nemico-capro espiatorio su cui scaricare i problemi invece che cercare di risolverli. E quindi si indica negli immigrati in generale, a cui sono dedicati la metà degli articoli del Decreto, il problema prioritario su cui si deve intervenire per dare sicurezza.

Sia chiaro: facendo questa operazione si fa un regalo alle mafie e alla criminalità organizzata che, nel nostro Paese rappresentano certamente il cancro principale da combattere per dare sicurezza ad interi territori, difendere l’economia sana dalle infiltrazioni e dal contagio che le enormi risorse economiche delle mafie possono diffondere, garantire la legalità. Dire che” la mafia è m…” ogni volta che se ne parla, come fa Salvini, è molto scenografico, ma serve a poco se poi, come in questo caso si indicano ai cittadini altre priorità, si rinuncia a dare il segnale che lo Stato mobilita ogni energia contro la criminalità organizzata, si spiega che i problemi sono altri.


Le mafie in questi anni si stanno rafforzando contando sull’invisibilità, tenendo il profilo basso, evitando di allarmare. E’ una strategia a cui lo Stato deve rispondere dando la consapevolezza di quanto serva uno sforzo di tutti per contrastare con forza chi cerca di inquinare la nostra convivenza civile e la nostra economia. Certo è più facile indicare i migranti o i disperati che bighellonano per le nostre strade, che ovviamente preoccupano i cittadini, come il principale e unico nemico. Ma così ci si assume la grandissima responsabilità di sottovalutare e far passare in secondo piano la lotta alla criminalità organizzata.

I 3 articoli sui 41 del decreto che vengono presentati come quelli indirizzati a contrastare le mafie in realtà si occupano solo dell’agenzia per i beni confiscati, dotandola di più strumenti con l’obiettivo di accelerare la vendita ai privati di quei beni inutilizzati dai comuni, sostanzialmente solo per fare cassa. Sono norme che certamente non contribuiscono a contrastare con maggiore efficacia le mafie, nè specificatamente a sostenere gli apparati dello Stato che le combattono, visto che le risorse vengono attribuite tutte al fondo unico per la giustizia.

La possibilità di vendere i beni confiscati e non utilizzati dai Comuni è una norma che già esiste, ma forse sarebbe stato meglio pensare di destinare una parte dei ricavi a un fondo che consenta ai comuni di ristrutturare e sistemare beni che, per essere utilizzati, hanno bisogno di investimenti. Ma, anche qui, continuando a sottolineare la volontà di vendere ai privati, si rischia di far passare in secondo piano il cuore della legge sulla confisca dei beni voluta da Rognoni e La Torre: togliere alle mafie per restituire ai cittadini e alla legalità, utilizzando per finalità sociali i beni confiscati.

Anche così si rischia di indebolire il messaggio, che invece ha recentemente rilanciato anche il Papa, che le mafie sono un grande problema, che non può essere ridotto ad una questione di ordine pubblico ma che invece va combattuto coinvolgendo l’intera società italiana. Insomma un decreto sicurezza che parla di criminalità organizzata solo pensando alle risorse che possono derivare dalle vendite dei beni confiscati è un decreto sbagliato che dimentica che la lotta alle mafie è il capitolo più importante per garantire la reale sicurezza del nostro Paese.”


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