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Martina: Educazione alla cittadinanza a scuola per battere l’odio sui social - intervista al segretario PD sull’iniziativa lanciata da QN

15 Settembre 2018

“Parte tutto dalla scuola. I nuovi cittadini si formano lì, l’Italia di oggi e di domani passa per la riscoperta del ruolo civico dell’insegnamento” - di Veronica Passeri

Sui social «c’è un livello di odio mai visto» e nella scuola deve tornare, con ore dedicate, l’educazione alla cittadinanza perché «è il migliore investimento per il futuro».
Ne è convinto il segretario del Pd Maurizio Martina.

Segretario lei ha firmato lo legge di iniziativa popolare – che il nostro giornale ha lanciato e sostenuto – per il ritorno dell’educazione alla cittadinanza, con ore ad hoc, nella scuola italiana. E una priorità per il Pd e perché?
«Parte tutto dalla scuola. I nuovi cittadini si formano lì, l’Italia di oggi e di domani passa per la riscoperta del ruolo civico dell’insegnamento. Per questo è giusto sostenere la proposta presentata dal sindaco di Firenze Nardella, assieme a molti altri amministratori, per l’introduzione dell’ora di educazione alla cittadinanza. E il migliore investimento sul nostro futuro».

Quali valori, secondo lei, in questo momento sono a rischio?
«Se fai una legge per rendere più facile la vendita di armi che segnale mandi ai giovani? Se cresce l’intolleranza, il senso di insicurezza, la solitudine, anche tra i più piccoli, come reagisci? Per noi ci vuole più cultura, più scuola, più educazione civica. Che nelle scuole si apprendano diritti e doveri dei cittadini. La grandezza delle idee della nostra Costituzione, ad esempio».

Esiste la necessità di un’educazione alla cittadinanza anche sui social?
«Sì, sui social c’è un livello di odio mai visto. Tra i ragazzi sta diventando un problema sociale. Ci vuole di sicuro un impegno forte nelle scuole, ma anche le piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram devono mettere in campo strumenti di sicurezza. Non si può morire di cyberbullismo».

I circoli del Pd promuoveranno la raccolta firme e in che modo? E una volta in Parlamento?
«Chiederò ai circoli Pd in tutta Italia di sostenere la raccolta firme a sostegno di questo provvedimento, promuovendo anche delle iniziative per raccogliere più adesioni possibili. L’obiettivo è raccogliere le 50mila firme necessarie, per poter condividere questa proposta con tanti cittadini e portarla così all’attenzione del Parlamento. Una legge popolare che mi auguro che la maggioranza sappia valutare, anzi sappia approvare in tempi rapidi».

La Buona scuola è stata in parte smontata nelle sue principali caratteristiche: eliminato la chiamata diretta, si vuole ora modificare anche l’alternanza scuola/lavoro. Cosa ne pensa?
«Pur avendo annunciato ai quattro venti che la nostra riforma fosse la peggiore del mondo, l’impianto è stato confermato anche da questo governo. Con umiltà voglio ricordare che abbiamo assunto 160mila insegnanti e speso 5 miliardi nella sicurezza degli edifici scolastici. Il governo Conte? Sta lasciando a casa 43 mila insegnanti col decreto disoccupazione e ha bloccato 5 miliardi chiudendo l’agenzia Italia sicura che seguiva gli interventi per la sicurezza nelle scuole».


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