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Con altri 3 miliardi si estende il reddito di inclusione a tutti i cittadini in condizione di povertà - intervista a Maurizio Martina de La Stampa

14 Settembre 2018

di Carlo Bertini

Segretario Martina, il presidente francese Macron vara le sue misure contro la povertà, ma che ispirazione hanno? È la stessa linea seguita dai grillini o no?

 
«Le vedremo nel dettaglio, ma già emerge lo sforzo comune al nostro di non avere misure solo assistenziali. E l’attenzione riservata all’infanzia e alla povertà educativa su cui noi abbiamo lavorato».
 

Vi siete pentiti di non aver investito di più sul Rei con l’esecutivo Gentiloni?

 
«Quando i governi del Pd hanno iniziato a lavorare, lo Stato investiva solo 40 milioni contro la povertà. Ce ne siamo andati lasciando 3 miliardi ogni anno. Finalmente l’Italia ha una misura strutturale di contrasto alla povertà che ora chiediamo di raddoppiare subito. La nostra proposta è chiara e fattibile: il governo stanzi altri 3 miliardi per estendere così il Reddito di Inclusione a tutti i 4 milioni di cittadini in condizione di povertà».
 

Come finirà la sfida fra Tria e Salvini – Di Maio? Vinceranno loro e si andrà a sforare il deficit per poter varare il reddito di cittadinanza?

 
«Se stiamo alla propaganda quotidiana dei due vice premier, il loro libro dei sogni costa quasi 30 miliardi di euro. Temo che continueranno a vendere tutto a tutti e presto il Paese si troverà di fronte a un bivio delicato tra la loro ansia di promesse e la realtà».
 

Il suo partito sembra sempre all’inseguimento e non riesce a imporre un’agenda di opposizione come sapevano fare i grillini. Siete giunti impreparati a questo ruolo?

 
«Sono passati tre mesi dall’avvio del governo, lei si ricorda i grillini a cento giorni dall’inizio dei governi Pd? Noi in questi mesi abbiamo certamente dovuto prendere le misure del nostro nuovo ruolo. Ma abbiamo anche iniziato a fare passi utili, come costringere il governo a trattare coi sindaci sulle risorse per le periferie, e certo dobbiamo fare di più e meglio per essere un’alternativa forte».
 

Cosa pensa del piano di riforme annunciato dal ministro Fraccaro col taglio dei parlamentari e il referendum propositivo? Vi opporrete come fecero loro?

 
«Per noi la democrazia rappresentativa va qualificata sempre di più e non certo svuotata con l’ideologia del ‘uno vale uno” che in realtà nasconde la logica “nessuno vale niente”. La riduzione dei parlamentari e i referendum propositivi erano nella nostra proposta di riforma, ora anche i M5S se ne accorgono. Domando io a loro perché hanno votato contro. Detto ciò, loro si dimenticano sempre l’articolo 49 della Costituzionee la legge necessaria per la democrazia e trasparenza dei partiti. Noi rilanceremo anche questo fronte».
 

Pif, attore e regista, dice che oggi è facile essere del Pd se si è ricchi. Dunque viceversa no. Perché?

 
«Io giro in lungo e in largo il Paese e incontro un sacco di gente popolare che ha voglia di dare una mano e lavora con noi. La Festa nazionale de L’Unità di Ravenna ne è stato un esempio lampante. Certo per noi il cuore della sfida è tornare a rappresentare con forza chi sta peggio e ripartire dai problemi delle fasce popolari».
 

Come le sembra la ricetta di rilancio del Pd e del centro sinistra di Zingaretti? Assomiglia molto alla sua…

 
«Zingaretti è senz’altro una risorsa per il Pd, penso che sia prezioso il suo contributo di idee per la ripartenza e per la fase nuova che abbiamo davanti».


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