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Il Pd tra la gente: un partito per ricostruire l’Europa - intervista a Maurizio Martina de Il Giorno – La Nazione – Il Resto del Carlino

24 Agosto 2018

Maurizio Martina, segretario del Pd, oggi apre la festa nazionale dell’Unità a Ravenna. Obiettivo: «Colmare la distanza con le persone» e ripartire dopo i fischi di Genova».

Tour delle periferie, i viaggi a Catania e Genova e oggi alla festa dell’Unità di Ravenna: il Pd rimette i piedi in strada. Basterà per superare la scissione tra sinistra e popolo dopo la contestazione ai funerali delle vittime del ponte Morandi?

«La distanza si colma tornando tra i bisogni delle persone. Ieri sono stato ancora a Genova nel quartiere Certosa colpito dal crollo e ho incontrato i residenti ascoltando le loro necessità e provando a dare una mano. Occorre fare così ovunque, giorno per giorno».

In alcune ex roccaforti rosse le famose feste sono sparite (Imola e Pisa). Militante in fuga?

«Se guardate alle tante feste dell’Unità che facciamo vedrete tanti militanti che con passione straordinaria si impegnano con noi. Da Ravenna a Riccione, da Firenze a Napoli, da Milano, a Genova e in tante altre città. Loro sono un presidio inestimabile di democrazia e civismo».

La festa dell’Unità di Ravenna ha un sapore… internazionale. Lei dibatterà con Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay. Volete riportare a sinistra il Pd?

«La sua storia ci può dire tanto. Poi avremo altre presenze europee molto importanti: penso al primo ministro portoghese, il socialista Antonio Costa, che sta facendo benissimo nel suo Paese».

A Ravenna ci sarà anche un confronto Delrio-Fico. La presenza del presidente della Camera (e non di Di Maio) è legata anche a una sintonia di fondo col vostro partito, soprattutto oggi che il tema migrante divide il governo?

«Il presidente Fico è la terza carica dello Stato e come tale viene invitato a un confronto sull’Italia. A noi interessa confrontarci nel merito delle grandi questioni che ha di fronte il Paese anche perché chi ha paura del confronto dimostra di essere solo debole».

Tra gli ospiti ci sono anche gli ex amici di Leu: correrete uniti alle prossime Regionali?

«Alle Regionali occorre lavorare a un centrosinistra largo e unitario. Alle Europee, con legge proporzionale, il Pd si prepara con le proprie energie aprendosi e rinnovandosi per dare forza alla proprio proposta alternativa a chi vuole distruggere l’Europa».

Con Forza Italia ha detto che farete battaglie comuni in Aula (dalla Tav ai vaccini). C’è spazio anche per un asse alle Regionali?

«No, siamo oggi e rimarremo domani alternativi. Loro stanno a destra, schiacciati da Salvini. Noi lavoriamo per un nuovo centrosinistra che sappia aggregare forze della società e dei territori».

C’è chi parla di cambiare nome Pd in Movimento democratico europeo. Un’idea da cui ripartire: delle serie, europeiste contro sovranisti?

«Non si parte dalla coda ma dalla testa. Il tema non è il nome, ma lavorare su un nuovo progetto del Pd capace di dare risposte ai temi della giustiziasociale e della lotta alle diseguaglianze. Certamente la battaglia per una nuova Europa alternativa al ritorno pericoloso dei nazionalismi è questione prioritaria. Bisogna essere consapevoli che senza Europa non avremo vera sovranità».

Renzi in alcuni casi sembra che detti ancora la linea. In che rapporto è con l’ex segretario? Potrà essere un avversario al congresso?

«Basta con questi racconti autoreferenziali che non interessano a nessuno. I nostri rapporti sono buoni, noi lavoriamo insieme e ciascuno ci mette la sua energia».

Congresso e primarie. Quando? Come? Lei correrà?

«Il Congresso si farà entro le elezioni Europee. Dalla festa nazionale di Ravenna parte il nostro percorso sul progetto che avrà a fine ottobre una tappa cruciale con il Forum nazionale per l’Italia a Milano. Io ora faccio il segretario e penso a farlo al meglio».

Le opposizioni sono in crisi costruire un’alternativa ai giallo-verdi è possibile?

«Certo che l’alternativa è possibile. Ce ne sarà presto bisogno. Noi dobbiamo lavorare ripartendo dalle persone. Aggregare tante forze che non vogliono la deriva pericolosa di questo governo».

In tempo di battaglia sul web ha ancora senso la presenza ‘fisica’ sul territorio dei circoli?

«Direi che ha ancora più senso oggi. Bisogna costruire una nuova prossimità ai problemi dei cittadini con persone in carne ed ossa che ascoltino e lavorino dal basso».

Il Pd sta pensando a organizzare una risposta alla potenza di fuoco di Lega e M5S sui social?

«I social sono una frontiera fondamentale. Possono essere strumenti utili per coinvolgere e costruire, ma bisogna anche denunciarne le gravi manipolazioni. False notizie che scatenano rabbia e rancoree inquinano il confronto civile. Occorre una reazione: un gruppo di persone del Pd ora ci sta lavorando».

Lei era a Catania, ma non è potuto salire sulla Diciotti. Ora il governo è spaccato. Un’occasione per riconquistare il popolo della sinistra parte da qui?

«La vicenda della nave Diciotti è l’emblema del fallimento di questo governo: 177 esseri umani in condizioni delicate tenuti in ostaggio dalla propaganda inconcludente di Salvini, violando anche le leggi e il diritto. Altro che sovranità, qui siamo all’incapacità».


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