Registrati

Privacy

Informativa ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. La raccolta e il trattamento dei dati sono effettuati limitatamente ai fini connessi alla gestione operativa e amministrativa del servizio. I dati sono trattati con strumenti informatici e telematici e non saranno comunicati a terzi. Il titolare del trattamento è AreaDem.
* Acconsento al trattamento dei miei dati personali
Log in

 
Registrazione al sito - Login al sito

Costa: con i rom servono patti, non atti di forza - intervista di Avvenire

23 Giugno 2018


di Alessia Guerrieri


Con loro va stretto un patto, non cacciarli senza soluzioni alternative. «Se questo è il nuovo modo di governare sono inorridita». L`europarlamentare Silvia Costa (Pd) non usa mezzi termini per commentare lo sgombero di alcune famiglie rom nell`insediamento Camping River di Roma, dove da anni segue «una coppia, che ha avuto dieci giorni fa l`ultimo bambino. Il papà cerca di lavorare, precariamente ma in modo legale, e la mamma manda tutti i figli a scuola, anche se vivono in povertà».

Come si può superare i campi, secondo lei?
Questa vicenda si trascina da mesi nella totale incapacità del Comune di avere una corretta interlocuzione con la comunità e le associazioni che rappresentano le persone che vivono nei campi. Tra l`altro dopo una delibera che prevedeva ben altre modalità. Chiarisco una cosa, da parlamentare Ue: sono convinta che l`Italia sia in ritardo nella strutturazione di un quadro che monitori la situazione dei campi rom per capire davvero i bisogni di queste persone, come aveva iniziato a fare l`ex assessore Francesca Danese per definire un patto con loro. Bisogna andare oltre i campi, in cui vivono rom e sinti che sono nati qui e in maggioranza con permessi di soggiorno. Hanno diritto ad avere delle soluzioni abitative diverse, chiedendo in cambio impegno per la scolarizzazione dei bambini e rispetto delle regole convivenza, alla base appunto della delibera che l`assessore Danese aveva predisposto dopo un percorso di otto mesi di dialogo con loro.

E ora, invece?
Il paradosso adesso è che la giunta Raggi è partita con annunci di sgombero dei campi, accanendosi tra l`altro contro l`insediamento più piccolo e ordinato della Capitale, dove il 90% dei bambini va a scuola e c`è una situazione assistenziale migliore. Il contratto che voleva proporre loro il Campidoglio era un ricatto: poche migliaia di euro per tre anni per cercarsi da soli appartamenti in affitto, firmando per abbandonare il campo, senza nessuna forma di garanzia del Comune presso terzi né assistenza sociale e sanitaria. Gli hanno offerto di dividerli e loro hanno rifiutato. Oggi, davanti a guerra annunciata, è assurdo non capire che, da soli, a loro nessuno affitta una casa, non viene previsto nessun aiuto per le famiglie più fragili o case popolari. In più, prima del previsto si è cominciatala chiusura di tutti i moduli abitativi, lasciando le persone senza riparo, dando come unica offerta emergenziale la separazione familiare, esattamente come fa Trump. Se questo è il nuovo modo di governare sono inorridita, ci sono gli estremi per fare ricorso per violazione dei diritti umani.

Cosa si augura adesso?
Mi auguro che ci sia comprensione da parte delle forze politiche e sociali, che non si creino presupposti per una battaglia tra poveri, che poteva essere evitata. Spero poi che il gruppo Pd in Campidoglio faccia sentire la sua voce per una soluzione diversa. A Raggi chiedo invece cosa intende fare per le famiglie con bambini e a Di Maio titolare anche del ministero perle Politiche sociali- se questa è la linea del nuovo governo, perché ricorda più Trump che il welfare europeo.


Commenta... oppure


torna su

Agenda

DoLuMaMeGiVeSa
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31

Rassegna stampa