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Serracchiani: la Siria spariglia gli schemi, più lontani Carroccio e 5 Stelle - intervista de La Stampa

17 Aprile 2018




di Carlo Bertini

Debora Serracchiani, quale approccio deve avere il Pd sulla partita per la formazione di un governo?

 
«Sicuramente il Pd parte da un’esperienza di governo e non solo da un programma elettorale. Un’esperienza di qualche anno, in cui sono state fatte delle scelte che hanno in parte cambiato il volto del Paese. E quindi non può che essere un approccio di opposizione, non solo per l’esito elettorale, ma perché la nostra idea è alternativa a quella di M5S e centrodestra, che devono farsi carico delle loro responsabilità».
 

Non crede che dopo la Siria sia cambiato tutto? Ovvero che certe posizioni di Salvini sulla Russia possano aver compromesso la volata verso un governo dei vincitori?

 
«Registro che in queste ore sono accadute diverse cose. Il riposizionamento di Di Maio, mentre la base dei grillini ha un’inclinazione diversa. E dall’altra parte abbiamo Berlusconi che si è ripreso la scena affrontando anche i temi di politica estera in un modo ben diverso da Salvini. Il leader leghista infatti accentua una vicinanza con la Russia di Putin e mette in discussione il posizionamento dell’Italia sulla Nato e la scelta strategica di geopolitica nazionale. Quindi non si può non esser preoccupati per lo stallo che stiamo vivendo. E anche per l’incertezza delle rispettive posizioni dei soggetti chiamati a creare un governo al Paese».
 

Se quel cantiere si fermerà il Pd come rientrerà in gioco?

 
«Dobbiamo capire, ma intanto loro dovrebbero formalizzare il fallimento. Se non sono in grado di fare il governo lo dicano al capo dello Stato. Il quale credo metterà in campo tutte le iniziative per dare un governo all’Italia. Il Pd sarà pronto a dialogare con il soggetto incaricato dal Presidente della Repubblica di fare questo sforzo».
 

Anche lei ritiene che non bisogna spingere i grillini a destra tra le braccia di Salvini, ma provare a tirare M55 verso sinistra, costruendo un dialogo con loro sui temi?

 
«Intanto loro devono dirci cosa vogliono fare. Finora hanno ripetuto che Di Maio deve essere il premier. Ma nessuna proposta su questioni programmatiche. E certo non considero tale l’abolizione dei vitalizi, perché se avessimo eliminato il Senato avremmo risparmiato ben di più. E in ogni caso, Salvini dice: mai col Pd».
 

Quindi non resta che dialogare con i M5S…

 
«Innanzitutto chiariamo che non accettiamo ultimatum da nessuno né vogliamo essere strumentalizzati. Dobbiamo necessariamente attendere che il capo dello Stato dia l’incarico ad un soggetto: il Pd non si sottrarrà al dialogo, esponendo i suoi punti programmatici per confrontarsi con chi pensa di dare un governo al Paese».
 

Il Pd direbbe sì ad un «governo del presidente» con tutti dentro?

 
«Un’operazione di questo tipo mi pare prematura da prendere in considerazione: devono fare lo sforzo coloro che dicono di aver vinto le elezioni. Comunque noi ascolteremo con grande attenzione il Presidente e le eventuali richieste che potrà formulare. Certamente la vicenda siriana ha impresso una svolta, determinando un’accelerazione che spetterà al capo dello Stato interpretare. E che immagino farà presente alle varie forze politiche nei suoi prossimi colloqui. Noi siamo pronti a ragionare».


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