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Rosato: eravamo il male e ora ci corteggiano? Tra Di Maio e Salvini c’è già un’intesa solida - intervista del Corriere della Sera

09 Aprile 2018

Ettore Rosato, sarà lei il candidato dei renziani alla segreteria all’assemblea del 21 aprile?

«Decideremo in maniera collegiale sia modalità che candidati. Il nostro interesse è trovare una soluzione che tenga unito il più possibile il partito e ci consenta di ripartire dopo la batosta elettorale».

Ma sarà il congresso o l’assemblea a eleggere il segretario?

«Abbiamo ancora due settimane davanti: ci ascolteremo tutti e troveremo la soluzione migliore».

Renzi si è dimesso ma c’è chi lo critica perché vuole continuare a dare le carte.

«Si è dimesso da segretario, non da politico, dà il suo contributo alle decisioni che prendiamo collegialmente. Io penso che questo tentativo che qualcuno mette in campo di individuare sempre in lui il problema del Pd sia un modo per non affrontare i problemi, oltre che per scaricare tutte le responsabilità sulla sua sola persona».

Non siete stati un po’ frettolosi a dire di no a Di Maio?

«Intanto io credo che questo sia un finto dibattito. Non so quanti veramente nel Pd pensino che sia possibile passare sotto i banchi del governo e dire sì alla fiducia a un esecutivo Di Maio. Credo pochissimi, forse nessuno. Dopodiché con i 5 Stelle e con la Lega siamo agli antipodi su tutto e la loro campagna elettorale è stata orientata a dire e promettere cose alternative a quelle fatte dai governi del Pd».

Ma se Di Maio facesse un passo indietro?

«Non capisco perché dobbiamo metterci a discutere di cose che non sono in campo. Penso che noi dobbiamo avere la schiena dritta e rivendicare le nostre ragioni, le nostre posizioni politiche e, visto che siamo convinti che i nostri governi abbiano fatto bene al Paese, dobbiamo rivendicare le cose fatte, ammettendo gli errori e indicando le possibili correzioni, senza voler fare a tutti i costi un governo con chiunque».

Come si spiega questa pressione, anche mediatica, nei vostri confronti ?

«Perché è più semplice: essendo noi l’ultimo partito che ha ancora una dialettica interna si cerca di alimentarla. E poi perché sono in tanti quelli che stanno al gioco di Di Maio che ci vuole usare come arma di pressione su Salvini. Molti commentatori filo grillini che ci descrivevano come il male dell’Italia ora ci fanno la corte. Non fanno altro che continuare il loro lavoro di filo-grillini».

E se ora fosse il centrodestra a cercarvi?

«Non credo. E poi ho una convinzione, cioè che Lega e 5 Stelle abbiano già fatto l’accordo. Resta da sciogliere il nodo importante di cosa fare di FI, ma l’intesa tra Salvini e Di Maio per me è solida. Peraltro è stata già cementata durante l’elezione degli uffici di presidenza di Camera e Senato che mai come questa volta ha visto in azione spartitoria della maggioranza ai danni della rappresentanza delle opposizioni».

Nella direzione avevate promesso di dare il vostro appoggio a Mattarella. Però poi vi siete arroccati all’opposizione…

«Ricordo i tempi della quasi occupazione delle Aule da parte dei grillini mentre noi eleggevamo Grasso e Boldrini e al confronto con il nostro stile e i nostri applausi a Fico e Casellati. C’è opposizione e opposizione. Ma comunque l’opposizione non è un oggetto d’arredamento: è un pezzo decisivo dell’assetto democratico dello Stato. La faremo con saggezza e in maniera propositiva».

Come rispondete alle critiche di chi a sinistra dice che arroccandovi consegnate il Paese alle destre?

«Noi ci siamo candidati per governare dopodiché l’esito elettorale ci ha collocati in minoranza e comunque il governo non si fa a prescindere, si fa su dei contenuti e delle proposte. E su questo terreno la sintonia tra 5 Stelle e Lega mi sembra palese».


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