In queste ore voci diverse, da Cacciari a D’Alema a Pif, ci invitano ad appoggiare, in varie forme, un governo del Movimento 5 stelle.
Siamo abituati ad elezioni dall’esito incerto con dichiarazioni successive di vittoria o quantomeno di soddisfazione da parte di tutti i partiti. Questa volta no. Stavolta il risultato è netto. E chiara è l’indicazione degli elettori.
La proposta di governo del Pd è stata sconfitta.
Di fronte alle difficoltà ed alle sfide di questo tempo di cambiamento, le suggestioni evocate dal Movimento 5 stelle e dalla Lega sono state giudicate più convincenti.
A noi tocca prenderne atto. Senza giri di parole. Accettare un esito che richiama una crisi della sinistra riformista che attraversa tutti i paesi occidentali. Ed essere conseguenti. Con una riflessione senza sconti che sia all’altezza della sfida, senza cedere alla tentazione di ridurre tutto a più rassicuranti questioni di nomi, di alleanze interne, di comunicazione, di simpatia o antipatia.
So che non tutti la pensano così, ma la leadership di Matteo Renzi, con tutti i limiti e gli errori che si possono sottolineare, ha rallentato, attutito la crisi del Pd. Il coraggio di cercare, nell’azione di governo, risposte nuove, oltre il confine delle posizioni tradizionali della sinistra, è stato un valore aggiunto non un problema.
Ed i risultati di chi ha spaccato il partito, scommettendo su uno spazio a sinistra del Pd, lo dimostrano. Il confronto elettorale è solo l’ultimo atto di uno scontro che è in corso da anni, uno scontro che attraversa gli schieramenti stessi e che continuerà.
Certo noi non ci rassegniamo. Rifletteremo sui nostri limiti, correggeremo i nostri errori, ragioneremo su come arrivare al cuore del malessere sociale. Ma non cambieremo la nostra identità. Noi siamo questo, ci battiamo per una Europapiù politica e integrata, crediamo nella democrazia rappresentativa, siamo contro ogni forma di discriminazione, sentiamo come priorità l’allargamento dei diritti e la centralità della persona. E lavoreremo per ribaltare l’esito del voto alle prossime elezioni.
Nessuno può chiederci di sostenere i nostri avversari o un progetto di governo con obiettivi opposti a quelli che consideriamo giusti. Nessuno può chiederci di abiurare noi stessi e quello che siamo.
Il voto ha premiato la destra, sia quella più populista dei Cinquestelle sia quella più aggressiva della Lega. Il fatto incontestabile che entrambi, in particolare i Cinquestelle, abbiano intercettato voti di elettori di sinistra non cambia la natura e l’identità del loro progetto. A loro tocca la responsabilità di tradurre il consenso avuto dai cittadini in una sintesi di governo.
E a tutti, vincitori e sconfitti, tocca tener presente che ogni partito e ogni parlamentare, di maggioranza o di opposizione, è chiamato a mettere sempre l’interesse dell’Italia, il bene comune, al centro del proprio impegno.